
Da quasi un decennio, Rafal Milach, fotografo polacco, Magnum associate, lavora a un progetto a lungo termine incentrato sui meccanismi di propaganda delle democrazie corrotte e dei regimi autoritari contemporanei. Il libro dal titolo “I’m Warning You” rappresenta l’ultimo capitolo di questo progetto, con chiari riferimenti ai recenti eventi delle elezioni americane e all’anniversario della riunificazione della Germania. I Am Warning You è un progetto dedicato a tre diversi muri di confine: quello Americano-Messicano, quello Ungherese-Serbo-Croato e il Muro di Berlino. Nonostante le diverse posizioni geografiche e la diversa natura di ciascun muro, l’atmosfera globale di divisione e paura alimentata da varie strutture di potere è un forte denominatore comune.
Il libro #13767, incentrato sul muro americano/messicano, è costituito da rapporti censurati sui mockup e sui test dei prototipi del muro di confine statunitense, pubblicati nel febbraio 2018.
Milach ha inserito nel rapporto una collezione di oggetti potenzialmente utilizzabili nell’ambito dei test dei prototipi, mescolati a fotografie incentrate sull’architettura di confine, sul suo rapporto con il paesaggio e sul suo impatto sulle comunità locali che vivono su entrambi i lati del confine.
Il secondo capitolo del trittico riguarda la recinzione di confine di 500 km costruita al confine tra Ungheria e Serbia e Croazia nel 2015 dall’amministrazione di Viktor Orbán, in risposta alla crisi dell’immigrazione. È di fatto il fulcro di “I Am Warning You”. Il titolo è infatti tratto da un messaggio automatico che viene trasmesso in diverse lingue, dall’arabo all’inglese, vicino alla recinzione elettrica. Le fotografie ritraggono l’architettura del muro di confine, da una recinzione metallica a doppio strato alta tre metri con torri di guardia provvisorie a fili a fisarmonica che tagliano terreni agricoli, parchi nazionali e foreste, e a volte scompaiono persino nei fiumi.
Infine il capitolo della memoria del Muro di Berlino, crollato più di trent’anni fa. Milach ha visitato la cosiddetta Death Strip, la striscia della morte, un’area di terra tra il lato orientale e quello occidentale del muro. Poiché la presenza del muro è ormai principalmente simbolica piuttosto che fisica, nel libro sono stati rappresentati dei pezzi del muro acquistati su Internet con il relativo prezzo.
Nel quarto libro sono contenuti i saggi di Michael Dear sulle terre di confine tra America e Messico di Antje Rávic Strubel – che riflette sulle visioni contemporanee del muro di Berlino – e di Ziemowit Szczerek – sulla storia geopolitica delle terre di confine ungheresi.
Il libro è disegnato in maniera eccellente dalla designer polacca Ania Nalecka-Milach. Un scatola contiene i quattro libri privi di copertina con rilegatura in vista, a ricordare i faldoni conservati nei luoghi di potere.
Viviamo in un contesto, quello europeo, che da anni fatica nel cercare di non creare muri, separazioni, confini. Tuttavia le ideologie, i populismi vanno sempre controcorrente e tendono a crearli questi muri, anche solo ideologici, per dare l’idea di protezione ma al tempo stesso di false promesse di non rinuncia dei privilegi dello stare soli e non condividere.
Ma i muri oltre che dividere fisicamente hanno significati più sottili e profondi e a volte nascondono altri muri. C’è tanta possibile metafora dietro a ciò che separa. I muri possono essere invisibili, solo mentali, ma altrettanto forti dal punto di vista simbolico e non solo, perché sono in grado di influenzare le nostre esistenze. Il muro, che sia mentale o fisico, può dare false certezze di protezione dai problemi della vita, idea di vantaggio quando ci si deve difendere da qualcosa o da qualcuno, ma spesso si rivela inutile, effimero, immorale.
Dietro le immagini di questo libro ci sono tanto le rappresentazioni ambientali, fisiche e ideologiche di questi muri quanto quelle mentali, immaginarie che sono altrettanto forti e spesso dalle conseguenze devastanti.
Il lavoro di Milach è da anni riconosciuto a livello internazionale. È un’artista poliedrico, fotografo, attivista, educatore, curatore e autore di libri di fotografia, in perfetta simbiosi con la talentuosa moglie Anja. Questo è un libro importante che vi consiglio di avere per riflettere e per apprezzare il talento di chi lo ha ideato.
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Massimo Mastrorillo

Ha lavorato a progetti a lungo termine concentrandosi sulle profonde conseguenze di conflitti e disastri naturali sulla società.
Ha ricevuto diversi premi, tra cui il World Press Photo, il Picture of the Year International (Magazine Photographer of the Year, terzo premio), il Best of Photojournalism (Magazine Photographer of the Year, terzo premio), il PDN Photo Annual, il Fnac Attenzione Talento Fotografico, l’International Photography Award, l’International Photographer of the Year al 5° Lucie Awards e il Sony World Photography Awards. E’ stato finalista all’Aftermath Grant 2011. Ha ricevuto la nomination per il Prix Pictet 2009 “Earth” e 2015 “Disorder”. Il suo progetto “Il Mare siamo Noi” è stato selezionato per il Vevey Images Grant 2015 e 2017.
E’ stato Leica Ambassador e Talent Manager dell’agenzia LUZ una delle più importanti agenzie fotografiche italiane.
Da anni è impegnato nella didattica con esperienza pluriennale presso la Scuola Romana di Fotografia, la Leica Akademie, la REA e la D.O.O.R. Akademy.
È uno dei membri e fondatori di D.O.O.R., una factory romana che si occupa di fotografia, talent scouting e publishing.
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