Mohamed Bourouissa è un’autore di grande spessore che negli anni ha prodotto con costanza lavori di alto livello, sia per contenuti che per scelte stilistiche. Il lavoro paga prima o poi paga e il suo percorso ne è una dimostrazione.
Insignito recentemente del prestigioso premio Deutsche Börse, ha visto premiato anche il libro sul suo vecchio progetto Peripherique (2005-2008), finalmente pubblicato dalla casa editirice Loose Joints, con L’Aperture Photobook Award 2022.
Questo riconoscimento è stato per me motivo di gioia e gratificazione. Per anni ho mostrato questo progetto ai miei studenti, perchè è un perfetto esempio del sottile limite tra realtà e finzione che può esserci nel racconto fotografico. Partendo dal presupposto che la fotografia è sempre e comunque soggettiva e quindi una visione molto parziale della realtà, una sorta di fiction che corrisponde solo alla visione di colui che realizza l’immagine, ho sempre sostenuto che può essere proprio questo il punto su cui lavorare, spingendosi oltre, senza porsi limiti nella narrazione. In sostanza se fiction è, possiamo prendere in considerazione di costruire la realtà per raccontarla nella maniera più verosimile, più vicina all’oggettività che la fotografia, per la sua natura, nega di default.
Peripherique è stato completato tra il 2005 e il 2008, nel contesto di rivolte e violenze senza precedenti nelle banlieue francesi contro la disuguaglianza sociale. Queste questioni sociali, economiche e politiche sono purtroppo ancora attuali. Mohamed Bourouissa ha scelto di appropriarsi di molti dei codici della pittura, mettendo in scena situazioni di vita quotidiana, estremamente realistiche, con i suoi amici e conoscenti nelle banlieues parigine dove erano soliti frequentarsi. Scontri, incontri, incidenti, sguardi e gesti congelati suggeriscono una tensione palpabile, quella stessa tensione propria di chi vive in questi quartieri.
Con chiari riferimenti a Delacroix o a Jeff Wall, Bourouissa con le sue immagini di ricostruzione della realtà quotidiana nella periferia di Parigi, cerca di dare dignità e un posto nella storia della Francia a individui solitamente trascurati e ignorati dalla società contemporanea.
È proprio questa forte empatia e complicità che rende questo lavoro così intenso e credibile, vero, sincero. Due testi di Taous R. Dahmani e Clément Chéroux sono stati inseriti nella pubblicazione che comprende più di sessanta pagine di fotografie preparatorie inedite che rivelano come il meticoloso processo di osservazione, preparazione e collaborazione dell’artista con i suoi soggetti abbia dato forma a questo corpus di opere unico e audace.
Il libro è altamente consigliabile per capire meglio realtà dimenticate, per indagare sui limiti della fotografia e al tempo stesso sull’enorme potenziale del linguaggio fotografico. Un linguaggio che spesso siamo noi a limitare.
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Massimo Mastrorillo
Ha lavorato a progetti a lungo termine concentrandosi sulle profonde conseguenze di conflitti e disastri naturali sulla società.
Ha ricevuto diversi premi, tra cui il World Press Photo, il Picture of the Year International (Magazine Photographer of the Year, terzo premio), il Best of Photojournalism (Magazine Photographer of the Year, terzo premio), il PDN Photo Annual, il Fnac Attenzione Talento Fotografico, l’International Photography Award, l’International Photographer of the Year al 5° Lucie Awards e il Sony World Photography Awards. E’ stato finalista all’Aftermath Grant 2011. Ha ricevuto la nomination per il Prix Pictet 2009 “Earth” e 2015 “Disorder”. Il suo progetto “Il Mare siamo Noi” è stato selezionato per il Vevey Images Grant 2015 e 2017.
E’ stato Leica Ambassador e Talent Manager dell’agenzia LUZ una delle più importanti agenzie fotografiche italiane.
Da anni è impegnato nella didattica con esperienza pluriennale presso la Scuola Romana di Fotografia, la Leica Akademie, la REA e la D.O.O.R. Akademy.
È uno dei membri e fondatori di D.O.O.R., una factory romana che si occupa di fotografia, talent scouting e publishing.
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