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Michael Snow-Cover to Cover

di Massimo Mastrorillo

L’artista canadese Michael Snow, figura di spicco nella nascita e nello sviluppo del cinema sperimentale, delle installazioni video e della fotografia concettuale fin dagli anni ’60, ci ha da poco lasciati, all’età di 94 anni. L’opera di Snow comprende dipinti, fotografie, sculture e musica (nato come musicista jazz ha pubblicato in carriera numerosi album di musica improvvisata e ha realizzato le colonne sonore di alcuni suoi film). È stato un artista poliedrico che ha portato avanti profonde riflessioni sulla meccanica della percezione e sui suoi paradossi. «I miei dipinti sono realizzati da un regista, le mie sculture da un musicista, i miei film da un pittore, e a volte tutti quanti lavorano insieme», aveva detto in un’intervista.

Le sue sperimentazioni nel campo della cinematografia gli sono valse numerosi riconoscimenti. In particolare Il suo film Wavelength (1967) gli ha fatto guadagnare i consensi internazionali della critica e i suoi 45 minuti di zoom lento sono rimasti un emblema dell’epoca.

Sue video-installazioni, sculture, dipinti e fotografie sono parte di prestigiose collezioni in Canada e in altre parti del mondo, tra cui la National Gallery of Canada, il MoMa di New York, il Centre Georges Pompidou di Parigi e il Museum Ludwig di Colonia. Sue importanti mostre sono state organizzate al The Power Plant di Toronto, al Centre national de la photographie di Parigi, al Mamco di Ginevra, al Philadelphia Museum of Art, al Guggenheim Museum di Bilbao.

C’è un lavoro che, da fotografo, ritengo essenziale citare e di cui vorrei parlare perché forse è stata la miglior sintesi possibile tra fotografia e cinema, trasposta in forma di libro. L’opera è Cover to Cover, recentemente ripubblicata, andando contro quello che era sempre stato un po’ un diktat per Snow, il non ripresentare lavori già pubblicati.

L’edizione originale di Cover to Cover è andata esaurita da anni. Le copie usate in vendita vengono vendute a prezzi assurdi. Alcuni anni fa, James Hoff di Light Industry chiese a Snow se gli fosse piaciuto ristampare il libro, ma allora non ero pronto. Ritornato a farsi vivo pochi mesi fa per fare una edizione del libro in facsimile, conoscendo la qualità del loro lavoro, Snow ha finalmente accettato.

Cover to Cover è quasi un film, un meta-libro fotografico, in cui si segue una storia con punti di ripresa fronte-retro a creare una sorta di loop. Il messaggio di Snow è ironico e scettico verso l’illusione narrativa e qualsiasi verità intrinseca all’interno delle immagini.

Un uomo entra in una stanza e mette un disco in vinile su un giradischi. Esce, sale in macchina, va in una galleria e prende un libro. Questo, da un certo punto di vista, è ciò che accade nel libro fotografico Cover to Cover di Michael Snow.

Al giorno d’oggi i libri hanno una vita molto varia: ebook ipertestuali, audiolibri che possono essere ascoltati a una velocità di 1,5 volte, story-map in AR. Cover to Cover ci proietta in un viaggio attraverso il tempo per ricordarci le infinite e a volte inattese proprietà della pagina stampata. L’artista canadese ha realizzato Cover to Cover come opera d’arte su libro nel 1975, poco dopo aver completato il suo film Two Sides to Every Story (1974), frutto di due cameraman che si riprendevano a vicenda dai lati opposti di una stanza. Nella proiezione in due parti che ne risulta (ciascuna parte è proiettata su lati opposti della stessa lastra di alluminio) possiamo scegliere di guardare, da una delle due prospettive della telecamera, una donna che cammina tra loro e, a un certo punto, dipinge con lo spray un cerchio verde su un pezzo di Perspex trasparente. La tecnica conferisce una materialità all’immagine proiettata, come se la intrappolasse all’interno delle lastre di un vetrino da microscopio, pronta per essere esaminata. Cover to Cover utilizza un’idea simile: le azioni descritte sono fotografate simultaneamente da due angolazioni opposte, in modo che su un lato della pagina si veda, ad esempio, una porta, e sull’altro la schiena dell’uomo che si trova proprio dall’altra parte della porta.

L’impostazione back-to-back conferisce allo sfogliare il libro una giocosità fisica e mostra senza alcun mistero il processo di realizzazione; in diversi punti i fotografi si riprendono l’un l’altro dall’altra parte di una stanza o di una strada. Potrebbe sembrare un piccolo serpente a spirale che si mangia la coda, un gioco di prestigio concettuale, ma non appena si inizia a riconoscere e a immedesimarsi in uno schema, il libro cambia di nuovo, capovolgendo ciò che si pensa di vedere. Cover to Cover vi istruisce su come leggerlo, chiedendovi di digerire le inversioni e i colpi di scena, oltre a capovolgere letteralmente il libro. Le immagini che pensavate vi mostrassero semplicemente cosa stava succedendo diventano fotografie che vengono piegate o racchiuse in un libro nel libro.

Leggere Cover to Cover è come guardare uno dei film di Snow: visivamente piuttosto banale, dove ciò che accade non è importante quanto il modo in cui viene mostrato. Le rappresentazioni a fisarmonica di sedersi, camminare, persino non fare nulla, diventano estese meditazioni sul modo in cui sperimentiamo il mondo. Alla base dell’intensità del lavoro di Snow c’è una costante sensazione di ironia, di profondità silenziosa narrata con un’alzata di spalle disinvolta. Snow è stato un artista raro: uno strutturalista con senso dell’umorismo, un regista che ha riconosciuto che armeggiare con le limitazioni del mezzo era anche un modo per ricablare il nostro senso della percezione quotidiana. Questo libro ne è una dimostrazione per la grande efficacia ed eleganza che lo contraddistinguono.

Questo video è stato realizzato per la mostra “50 Years of the Photographic Artists’ Book, 1968-2018” presso la Gross Gallery dell’Università dell’Arizona durante la Conferenza Nazionale CBAA 2019 a Tucson, AZ. Philip Zimmermann ha curato la mostra.

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