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“Fotografie dal finestrino” – Ettore Sottsass

di Massimo Mastrorillo

“Progettare architettura vuole anche dire disegnare un posto dove, al tramonto, due amici seduti per terra si raccontano, adagio, le storie della loro vita.” 

 

Ettore Sottsass è stato architetto e designer ma anche urbanista, pittore, viaggiatore e fotografo. La triennale di Milano ha recentemente esposto il lavoro “Foto dal finestrino” edito in forma di libro, piccolo ma non per questo meno prezioso, da Adelphi.  

Ventisei scatti fotografici dell’autore accompagnati da altrettante didascalie; immagini e parole in libertà, dove la parola scritta aggiunge a semplici immagini di viaggio, a momenti vissuti, concetti di carattere universale, lampi di ironia, pensieri che vanno dall’abitare all’eternità della vita.

Le sue sono descrizioni intense, piene di curiosità verso il mondo e coloro i quali lo abitano. È proprio questa curiosità che sta alla base della sua grandezza come architetto e designer. In fondo come afferma Sotsass cosa fa un architetto?: “Un architetto si occupa o dovrebbe occuparsi del vivere sotto ogni aspetto”. “Non sarebbe bello se anche gli ‘architetti’ avessero qualche sapienza profonda su quello che c’è di vago, nascosto, consolante, prezioso sul pianeta, su quello che si muove e vive per donarlo a noi che navighiamo sul mare lontano della vita?”

Le foto dal finestrino di Sottsass furono commissionate da Stefano Boeri per la rivista Domus di cui era il direttore. “Quando nel 2004 divenni direttore di “Domus” chiesi a Ettore Sottsass di scrivere, per ogni numero della rivista, un editoriale che rappresentasse la sua visione del mondo. Ettore preferì cominciare a mandarci delle cartoline o, come preferiva chiamarle, delle “Foto dal finestrino”: immagini a tutta pagina, con un breve testo scritto a macchina con la sua Olivetti Valentine. Porzioni di mondo e pensieri che Ettore recuperava dal suo enorme archivio di luoghi visitati con Barbara Radice, sparsi sulla superficie del pianeta.

Dall’India all’Iran, da Bali a Hong Kong, ma anche Milano, Catania, Ponza, “Foto dal finestrino” è una raccolta di istantanee – a colori e in bianco e nero – scattate con una vecchia Leica M6 che l’autore portava sempre con sé durante i suoi viaggi.

Sottsass coglie mondi e realtà nascosti, che pochi altri sanno vedere, e che lui ci restituisce in modo immediato ed essenziale. Questi semplici fotografie e questi testi così liberi ma profondi, intrisi di una cultura che non “separa” ma al contrario aiuta a immergersi nella realtà, sono fili che collegano il mondo esteriore con quello interiore di un personaggio dai mille talenti e al tempo stesso umile.

Un muro non è semplicemente quello che è “ma quello che vorremmo che fosse: supporto di speranze, protezione del presente, cassaforte di memorie o anche previsione di rovina”. In un aeroporto Sottsass ci rivela che più la modernità si agita per inventare umane soluzioni o distrazioni a domande che non avranno mai risposta e più produce solo insopportabile solitudine. L’abbandono in cui trova un’architettura di Le Corbusier in India lo deprime e spinge ad affermare che non esiste idea, per generosa che sia, capace di resistere al tempo. E nell’ultima pagina, facendo riferimento al benessere di Cala Volpe in Sardegna ci rivela che non riesce comunque a capire per quale benessere si possano fare le guerre nel mondo

Sottsass, come altri autori prima e dopo di lui, unisce testi a immagini formalmente molto semplici, creando un circolo virtuoso, un continuo rimando tra gli uni e le altre, inducendo a rivedere le immagini con un occhio diverso, meno assetato di vuota estetica e a usare i testi per immaginare e vedere cose che solitamente ci sfuggono e per guardarci dentro con maggiore sincerità.

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