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Peter Puklus “The Hero Mother- How to build a house”

di Massimo Mastrorillo

Come si possono smontare e mettere in discussione le dinamiche dei ruoli femminili e maschili universalmente riconosciuti e prestabiliti quando si parla di famiglia? L’idea della maternità quasi come un atto di eroismo e il doveroso ruolo del padre come costruttore e protettore della casa?  

Peter Puklus, autore di origine romena ma trapiantato da tempo a Budapest, lo ha fatto creando un immaginario e un vocabolario visivo al contempo ironico e critico.

Dopo la nascita del suo secondo figlio nel 2016, Peter inizia a lavorare a questo progetto più come terapia, per riconciliarsi con la nuova situazione e le inevitabili conseguenze immaginarie e/o realistiche sulla sua vita personale e professionale. Lo riesce a fare nel migliore dei modi, visto che vince il prestigioso premio Grand Prix Images Vevey 2017-2018, con cui può terminare il lavoro, metterlo in mostra e pubblicarlo in forma di libro.

L’installazione così come il libro ricostruiscono la vita quotidiana e l’intimità della casa e in ogni stanza, lo spettatore finisce per essere proiettato in un viaggio alla scoperta della complessità dell’individuo.

Peter Puklus è un artista multidisciplinare il cui lavoro ha attirato l’attenzione dei critici e del pubblico perché spazia tra fotografia, scultura, pittura, e installazione. Dopo aver studiato fotografia alla Moholy-Nagy University of Art and Design di Budapest e New Media Design all’École National Supérieur de Création Industriel di Parigi, ha iniziato un progressivo processo di sperimentazione. “Mentre la fotografia è rimasta importante nella mia pratica, io, prima timidamente poi più liberamente, ho scoperto altri territori. Recentemente ho potuto affermare, usando una metafora, che non posso costruire la mia casa con un solo strumento. A volte mi piace spingermi ai limiti o esagerare con l’uso di mezzi – normalmente lontani dalla fotografia – come la scultura, la pittura o l’installazione.”

 

La fotografia continua ad essere in generale lo strumento portante della sua narrazione, anche se la visione è messa in scena e costruita, ma alcune delle sue idee hanno spesso bisogno di maggiore astrazione e libertà e allora diventa indispensabile l’utilizzo di diversi mezzi. The Hero Mother ne è un esempio. Nato come una serie di disegni semplici (tra l’altro riprodotti nel libro e nelle mostre) realizzati sul retro di alcune bollette, ha finito col diventare un lavoro articolato che riguarda profondamente l’autore, un’indagine su quello che vuole essere come persona, un progetto intimo, un viaggio psicologico attraverso il tempo, guidato dalla gioia, la felicità e l’amore della sua condizione come genitore. Corpi, sculture realizzate con oggetti di recupero, dettagli di corpi, giochi di luci e ritratti, per lo più in bianco e nero, alternati ad alcune immagini a colori che finiscono con il rafforzare l’idea del monocromatismo, si alternano, in un vortice di simboli e messaggi a prima vista  difficili da decifrare, di equilibri instabili che suscitano stupore. Una celebrazione metaforica della vita, del miracolo nascosto dietro la sua creazione e dello sforzo costante necessario a costruire e mantenere in piedi una famiglia.

Nel progetto sono evidenti gli elementi post-sovietici e la nostra attenzione viene spesso indirizzata verso i movimenti dell’Avanguardia e del Costruttivismo dell’inizio del XX secolo. Del resto Peter è consapevole del fatto che vivere nell’Europa dell’Est significa avere a che fare con una storia e un presente complessi, spesso contraddittori o al limite del paradossale, dove l’ambiente sembra essere sgraziato e meno luccicante rispetto a quello occidentale, ma non per questo meno affascinante.

“The Hero Mother- How to build a house” è stato pubblicato da Witty books in coedizione con Images Vevey. Peter Puklus è rappresentato dalla Glassyard Gallery di Budapest e dalla Robert Morat Gallery di Berlino.

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