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EMOZIONI DA LARGE FORMAT CON L’HASSELBLAD X1 DII 50C

di Massimo Mastrorillo

Ho recentemente provato l’Hasselblad X1DII 50C, sia per un progetto personale che per un progetto di residency. È da tempo che desidero usare il medio formato digitale per i miei lavori. Le ragioni sono semplici. La mia è oramai una fotografia lenta, dove i dettagli hanno rilevanza. Non è più una questione di peso del file, ma di qualità. Le reflex digitali e le mirrorless hanno raggiunto livelli impressionanti, inimmaginabili fino a qualche anno fa. I files hanno dimensioni tali da consentire la stampa in grandi dimensioni; gli alti ISO non sono più un problema e si può oramai scattare anche in condizioni di luce davvero critiche. Per me, che sono cresciuto con l’esposimetro a mano e l’analogico (per anni con il diapositivo, che era ancora più difficile da gestire), questi sviluppi rappresentano una vera e propria liberazione. Tuttavia la poesia del large format è ancora lontana e può essere raggiunta solo dal medio formato digitale.

Non sono un tecnico. Al contrario sono poco aggiornato e anche poco interessato, o meglio sono interessato solo a ciò che può servirmi, ma la logica spinge a pensare che quando la luce si diffonde su un sensore medio formato, inevitabilmente i risultati sono differenti. Ed è assolutamente vero. Le fotocamere medio formato digitali sul mercato non sono molte, ma sono comunque tutte incredibilmente valide. Le ragioni per cui sceglierne una piuttosto che un’altra, dipendono da tanti fattori, per lo più personali. Ho avuto contatti con alcuni dei brand produttori e più di una volta ho potuto testare, purtroppo sempre troppo rapidamente, le fotocamere. Devo esprimere la mia gratitudine verso FOWA, che seppure dopo vari e ripetuti tentativi di avvicinamento, mi sta offrendo la possibilità di provare l’Hasselblad citata, per un periodo di tempo adeguato al mio modo di lavorare.

Una cosa che ho sempre apprezzato di questo brand è che ha nel DNA il voler mirare esclusivamente alla qualità, senza interessarsi all’esclusività o alla moda. È difficile vedere in giro per i festival, visitatori con un Hasselblad in mano. Eppure non esiste fotografo esperto che non abbia provato almeno una volta la mitica CM. L’Hasselblad si compra perché serve e non perché è un logo High Fashion.

Altro aspetto è quello della promozione della cultura fotografica. La Hasselblad Foundation è un’istituzione serissima, assimilabile all’Accademia dei Premi Nobel e, di fatto, l’Hasselblad Award è più o meno l’equivalente di un premio Nobel alla carriera fotografica (è inutile menzionare i nomi degli autori premiati negli anni).

Ma veniamo alla fotocamera e alle mie impressioni. Ha un peso inferiore a quello di molte reflex. È compatta e ha un menù molto semplice e funzionale. Le rifiniture rientrano perfettamente nel solito standard Hasselblad. I files hanno una qualità eccezionale, come si richiede ad una fotocamera medio formato digitale. Tuttavia ritengo che la resa delle ottiche Hasselblad offra qualcosa in più rispetto alle concorrenti. Confrontandomi con altri colleghi, concordavamo più o meno tutti, sulla sensazione di tridimensionalità delle immagini. Forse le ottiche non sono tra le più luminose sul mercato (del resto non è mai stata una filosofia Hasselblad, quella della luminosità massima) ma il focus dei tecnici si è indirizzato di sicuro sull’estrema validità del disegno ottico e delle lenti.

Residenza Gerace 2022, “I luoghi dei mutamenti”
Residenza Gerace 2022, “I luoghi dei mutamenti”
Residenza Gerace 2022, “I luoghi dei mutamenti”

È davvero un piacere ingrandire i files anche al 300% e vedere ancora i dettagli. Le interpolazioni possibili, garantiscono dimensioni di stampa incredibili, a dimostrazione del fatto che il peso dei file, quando hai un sensore medio formato, è un fattore davvero di poco conto. 

Sia per il mio progetto personale (titolo O2) che per la residency (Residenza Gerace 2022, “I luoghi dei mutamenti”) che ho diretto e a cui ho preso parte anche come autore, ho lavorato con flash portatili da studio, con potenze tra i 600 e i 1200 watt, diretti sui soggetti, senza alcun diffusore, per creare alti contrasti. La resa è sempre risultata perfetta. Nonostante il contrasto, la lavorazione dei files in Camera Raw o attraverso il software Phocus dell’Hasselblad (fornito gratuitamente), ha richiesto minimi interventi, con un’ampia latitudine di posa sia sulle alte che sulle basse luci. Una gamma impressionante per il mondo digitale.

Residenza Gerace 2022, “I luoghi dei mutamenti”

La X1DII 50C è una fotocamera per lavori meditati. Come tutte le medio formato digitali può avere dei limiti sul reportage, specie a causa dell’autofocus che non può essere veloce quanto quello di una reflex o mirrorless, ma rende sempre ad alti livelli. La batteria ha una buona durata ma è consigliabile averne una di riserva per evitare di trovarsi in difficoltà, a causa di un inaspettato carico di lavoro. 

Le sensazioni sono davvero vicine a quelle del large format analogico. È mia intenzione testare questa fotocamera in condizioni diverse da quelle descritte, per riprendere dei progetti a cui lavoravo in analogico e con banco ottico. Appena possibile, sarà un piacere aggiornarvi anche sulla resa in queste condizioni. 

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