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Venerdì 17 maggio inaugurazione della Mostra “FRAGILE SUBLIME” di Silvia Camporesi

di PHocus Magazine

Fondazione Dino Zoli, Forlì – 17 maggio – 20 luglio 2024

 

SILVIA CAMPORESI

Fragile Sublime

A cura di Nadia Stefanel

 

 

Inaugurazione: venerdì 17 maggio, ore 18.30

Dino Zoli Group ricorda la terribile alluvione che il 16 maggio 2023 colpì la città di Forlì, le zone circostanti e gran parte della Romagna con una mostra di fotografie inedite di Silvia Camporesi, dedicate al Parco urbano “Franco Agosto”, presso la Fondazione Dino Zoli e una residenza del duo Gaggia-Dubbini presso l’azienda Dino Zoli Textile, con la partecipazione dei cittadini dei quartieri alluvionati, per tenere alta l’attenzione e sollecitare un concreto intervento in termini di prevenzione e cura del territorio.

Entrambi i progetti, promossi dalla Fondazione Dino Zoli, sono prodotti e realizzati dall’azienda Dino Zoli Textile, nella convinzione che l’arte possa accrescere il senso di appartenenza, favorendo il dialogo e l’inclusione sociale.

Venerdì 17 maggio alle ore 18.30, presso la Fondazione Dino Zoli (Viale Bologna, 288), sarà inaugurata la mostra Fragile Sublime di Silvia Camporesi, a cura di Nadia Stefanel.

L’esposizione, visitabile fino al 20 luglio, restituisce parte del lavoro dedicato dall’artista al tema dell’alluvione e del dissesto idrogeologico, in ideale continuità con la mostra Romagna sfigurata, visitabile in contemporanea a Forlì, presso la Sala del Monte di Pietà.

Alla Fondazione Dino Zoli, dodici fotografie, quasi tutte inedite, raccontano il Parco urbano “Franco Agosto”, un luogo del cuore per i forlivesi con i suoi venti ettari di prati, alberi, animali e giochi per bambini. Scattate tutte nello stesso giorno, in un arco di tempo ridotto, le immagini raccontano un luogo straniante e onirico, di struggente silenzio e inaspettata quiete, in cui l’aspetto drammatico si stempera nella poesia della visione.

 

«Il giorno successivo all’alluvione, non avendo subito danni, mi sono chiesta cosa fare», racconta Silvia Camporesi. «Sono una fotografa, ma non una reporter, come avrei dovuto comportarmi di fronte all’accaduto? Non ho avuto dubbi: dovevo vedere. Così appena è stato possibile sono uscita e quel che ho visto è stato atroce e bellissimo insieme. Con una tuta da pesca mi sono addentrata nel parco urbano, da sola in mezzo a una enorme quantità di acqua e di fango. Sapevo che quel che facevo comportava un alto rischio, ma era troppo grande il desiderio di vedere, puntare gli occhi su qualcosa di assoluto, unico. Il parco era un lago fermo, silenzioso, dove tutto quello che eravamo abituati a vedere normalmente era scomparso. Eppure si trattava di una visione sublime, perché la natura si riprende, trova la sua strada per riemergere. Oggi il parco è tornato quasi alla normalità, gli animali hanno ripreso a circolare; gli alberi sono rifioriti ma portano ancora le macchie del fango ed enormi cumuli di terra giacciono un po’ ovunque».

«Con Silvia Camporesi – scrive Monica Zoli, socia Dino Zoli Group – le strade si sono incrociate innumerevoli volte e siamo felici di questa nuova collaborazione che ha raggiunto un livello ancora più profondo. Le fotografie, uniche e inedite, che ha realizzato al Parco urbano inondato dall’alluvione, sono state stampate all’interno della Dino Zoli Textile dopo un’attenta ricerca del materiale più adatto ad esprimere la loro poetica. Una ricerca che ha sicuramente arricchito noi di un nuovo ambito di applicazione dei processi di stampa, oltre alla soddisfazione di un risultato apprezzato dall’artista, attenta ad ogni minimo dettaglio».

«In questa serie di fotografie inedite – scrive Nadia Stefanel, curatrice della mostra e direttrice della Fondazione Dino Zoli – l’artista suggerisce una bellezza così profonda e tuttavia così delicata della Natura che potrebbe frantumarsi sotto il peso della sua stessa maestosità. Questa giustapposizione invita a una contemplazione più profonda dei modi in cui gli aspetti sublimi della vita e della natura, spesso vasti, incommensurabili, potenti e travolgenti, possano essere nello stesso tempo permeati da quella sensazione di imperfezione, dal conflitto fra sensibilità e ragione, fino ad arrivare alla comprensione della loro stessa fragilità. Un momento straziante, ma allo stesso tempo effimero e sublime, che l’occhio di Silvia Camporesi è riuscito a catturare, fissandolo nella memoria collettiva, per sempre».

Per la prima volta nel percorso di Silvia Camporesi, le fotografie sono stampate su tessuto per conferire un aspetto materico all’immagine. Il bianco cangiante del tessuto Dino Zoli Textile, selezionato dall’artista insieme al team tecnico dell’azienda, valorizza al meglio l’aspetto liquido e i cromatismi – verde e marrone – che si ripetono in tutte le immagini. La procedura, messa a punto da operatori specializzati, ha previsto la stampa su carta tramite un plotter che utilizza inchiostri sublimatici, il transfer a caldo su un fondo stampa in 100%PL e l’applicazione su pannelli in materiale riciclato di 4 cm di spessore.

Le dodici immagini, stampate in formato 100×140 cm, sono allestite nella prima sala della Fondazione. Il percorso di visita comprende anche alcune opere provenienti dalla collezione permanente e da precedenti esposizioni.

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In contemporanea alla mostra di Silvia Camporesi alla Fondazione Dino Zoli, prosegue la residenza Navigando le ninfee del duo Gaggia-Dubbini presso l’azienda Dino Zoli Textile, a seguito del premio ricevuto ad Arteam Cup 2022, il concorso nazionale promosso dall’Associazione culturale Arteam di Albissola Marina (SV).

Se con la residenza di Elena Bellantoni nel 2023 l’attenzione era stata orientata all’interno, con il coinvolgimento attivo dei dipendenti in veste di performer, con la residenza del duo Gaggia-Dubbini la comunità entra in azienda e l’azienda si apre alla città. Attraverso vari incontri, concertati con il Comitato Unitario Vittime del Fango Forlì e i comitati dei quartieri colpiti dall’alluvione, gli artisti stanno raccogliendo le storie personali che vengono loro donate, convogliandole verso la creazione di un’opera d’arte collettiva. Nascerà un grande lavoro tessile, esito di un percorso di natura processuale condiviso con cittadini e scuole di ogni ordine e grado. Alcuni frammenti estrapolati dall’arazzo troveranno nuova vita nei luoghi colpiti dall’alluvione, generando una mappatura di quanto accaduto. Parallelamente è prevista la realizzazione di un progetto scultoreo che trasformi e doni significato alle irreversibili perdite subite dal territorio.

Il tema del dissesto idrogeologico è un elemento nodale nella ricerca del duo artistico, che già aveva lavorato nei luoghi della miniera dell’ex Montedison in occasione dell’alluvione delle Marche del 2022. Quanto accaduto a Pergola (PU) ha suggerito agli artisti numerose connessioni con ciò che è avvenuto in Romagna e soprattutto a Forlì. È la medesima terra che viene portata via dall’acqua e il paesaggio, oggi come allora, muta forma. Il titolo Navigano le ninfee nasce dal dialogo con la comunità: sono parole prese da una singola testimonianza, che diventano metafora di un cambiamento collettivo, guidato dall’arte e fondato sulle relazioni umane.

«Il gruppo Dino Zoli e la fondazione di Dino Zoli, che ne rappresenta l’anima culturale, sono estremamente radicati nel territorio», conclude Monica Zoli. «Da anni abbiamo iniziato un percorso di residenze d’artista ospitate all’interno della Dino Zoli Textile, l’azienda capostipite del gruppo, ogni volta sperimentando nuove connessioni fra arte e impresa, coinvolgendo in maniera diversa processi, prodotti, persone e ambienti aziendali con l’artista del momento. In queste occasioni si sono sempre verificate alchimie preziose. Per questa edizione avevamo già l’intenzione di legare la residenza d’artista al territorio, aprendoci all’esterno. Dopo la tremenda alluvione che ha investito la Romagna, Forlì e i quartieri così vicini a noi, abbiamo sentito la necessità di realizzare la residenza coinvolgendo le persone colpite da questo evento inimmaginabile che li ha travolti. L’intento del progetto è porre l’attenzione sulla fragilità e sull’importanza delle relazioni nella comunità nell’affrontare problemi che sconvolgono sicurezze materiali ed emotive. Con tanto rispetto per ogni vissuto, speriamo che il dialogo con gli artisti Gaggia e Dubbini porti beneficio e aiuti a tenere alta l’attenzione su un evento le cui conseguenze sono ancora lontane dall’essere risolte».

Con la mostra di Silvia Camporesi e la residenza del duo Gaggia-Dubbini, Dino Zoli Group si apre ed accoglie, sottolineando la propria appartenenza ad un territorio ferito ma resiliente, capace di rigenerarsi e produrre nuove opportunità anche attraverso l’arte e la cultura. Un territorio in cui le aziende del Gruppo affondano solide radici, che le hanno sostenute nelle esperienze internazionali.

La Fondazione Dino Zoli è aperta al pubblico da martedì a giovedì con orario 9.30-12.30, venerdì, sabato e domenica ore 9.30-12.30 e 16.30-19.30, chiuso lunedì e festivi; 2 Giugno chiuso. L’esposizione di Silvia Camporesi è visitabile fino al 20 luglio 2024. Ingresso libero. Per informazioni: T. +39 0543 755770, info@fondazionedinozoli.com, www.fondazionedinozoli.com.

Silvia Camporesi (Forlì, Forlì Cesena, 1973), laureata in filosofia, attraverso i linguaggi della fotografia e del video costruisce racconti che traggono spunto dal mito, dalla letteratura, dalle religioni e dalla vita reale. Negli ultimi anni la sua ricerca è dedicata prevalentemente al paesaggio italiano. Durante l’alluvione dell’Emilia-Romagna del 2023, si è impegnata in prima persona per raccontare, attraverso il proprio sguardo d’artista, lo scenario inimmaginabile dell’alluvione a Forlì e dare voce alle persone, ai territori feriti e alla grande macchina della solidarietà. Su invito della redazione di Artribune, ha pubblicato un proprio diario fotografico, accompagnato da riflessioni e pensieri. Una sua fotografia è stata scelta come copertina da Internazionale. Le sue opere sono state pubblicate, tra gli altri, da SetteCorriere della Sera, Il Manifesto, Rai News, Phocus Magazine e In Magazine Romagna. Cesare Biasini Selvaggi la invita nel 2024 a Stato dell’Arte su Cusano Italia Tv per ricordare l’alluvione. Una sua fotografia del Parco urbano “Franco Agosto” viene scelta come copertina del libro Romagna 2023, storie per un’alluvione, a cura di Matteo Cavezzali (Solferino, 2023). Nel 2023-24 espone le sue opere dedicate al salvataggio dei libri danneggiati nella mostra itinerante Sommersi Salvati, a cura di Sauro Turroni, presso la Biblioteca del Seminario Vescovile di Forlì, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e il Castello Estense di Ferrara. Parallelamente all’esposizione personale promossa dalla Fondazione Dino Zoli di Forlì (Fragile Sublime, 2024, a cura di Nadia Stefanel), nella Sala del Monte di Pietà di Forlì prosegue, fino al 16 giugno 2024, la personale Romagna sfigurata, a cura di Sauro Turroni, dedicata alle frane e alle erosioni nel territorio compreso fra i comuni del circondario imolese fino a quelli del territorio cesenate; un progetto sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito del programma Strategia Fotografia 2023.

Il duo Gaggia-Dubbini, composto dagli artisti marchigiani Giovanni Gaggia (Pergola, Pesaro Urbino,1977) e Rocco Dubbini (Ancona, 1969), nasce ufficialmente nel 2022, in occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini. Raccontando gli accadimenti che hanno colpito le Marche e mettendo in luce il dissesto idrogeologico, danno vita ad una serie di opere realizzate nei luoghi dell’ex Montedison: la raffineria di zolfo di Bellisio Solfare – Pergola (PU). Nello stesso anno, si aggiudicano la settima edizione del premio nazionale Arteam Cup, trionfando anche nella sezione Scultura e ottenendo il Premio Speciale Dino Zoli Textile per una residenza d’artista a Forlì, che si concretizza nel 2024. Nel 2023 partecipano alla Biennale di Mosaico Contemporaneo di Ravenna.

Gaggia_Dubbini_Azione_Bellisio_Solfare_Pergola_PU_2022
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