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Nigel Shafran: The Well

di Massimo Mastrorillo

Nel mondo della moda, “The Well” è la terminologia usata per indicare la sezione principale delle immagini di una rivista. Per il fotografo britannico Nigel Shafran, questo spazio rappresenta un luogo di creatività inaspettata, di critica sovversiva e di intelligente ironia.

Nigel Shafran è uno strano autore che ho avuto modo di conoscere personalmente durante una residenza d’artista in Veneto. Guardando i suoi lavori risulta difficile pensare che possano essere interessanti per il mondo della fotografia commerciale eppure il rapporto di Nigel con questo mondo è di vecchia data e intenso. Iniziato negli anni ottanta quando era un adolescente, è proseguito con gli anni delle riviste iconiche come i-D e The Face e ha visto una rinascita con il suo approccio apparentemente senza pretese agli scatti di moda sulle pagine di Vogue e non solo. Solo di recente Shafran ha iniziato a comprendere il suo continuo impegno con il mondo commerciale come un progetto in sé. The Well è in definitiva a uno spazio per riflettere sul mondo della moda dall’interno, portando la sua capacità nel rendere semplice e di disarmare lo spettatore in quello che è un mondo complicato e carico di contenuti.

Il lavoro dell’autore si concentra in generale sui dettagli della natura morta della vita quotidiana, scenari tratti dagli spazi domestici e dal mondo mondano. Shafran compie una continua esplorazione di una “Londra ordinaria”, con una modestia e una mancanza di ricerca estetica, che può disturbare.

Lo stile fotografico di Nigel Shafran ha una modestia e un candore che ricordano spesso l’immagine istantanea.  Charlotte Cotton definisce con chiarezza questo approccio: “Si tratta di osservazioni singolari, non costruite per la macchina fotografica e catturate con la luce disponibile. Ciascun corpo di lavoro si basa sulla sequenza e sul rapporto tra le fotografie per comunicare le proprie narrazioni di dinamiche familiari, convivenza e amore. L’ordine cronologico spesso crea il ritmo delle sequenze. Come le voci di un diario, le interrelazioni degli eventi nel loro svolgersi creano il loro significato. Come le istantanee, le sue fotografie descrivono il rapporto tra il fotografo e il fotografato. Come le fotografie di famiglia, le sue fotografie descrivono le complessità delle relazioni che abbiamo con i nostri cari.”

I titoli delle sue serie sono davvero unici e a volte disarmanti, ma vi assicuro che c’è un fascino davvero singolare nel suo approccio, che rispecchia profondamente il suo carattere e il suo modo di essere come essere umano e artista. In sostanza c’è una grande coerenza tra quello che è e quello che descrive e questo per me è un valore aggiunto. Nell’epoca degli “influencer” e degli “instagrammer”, dove tutti tendono ad apparire e spesso a sembrare qualcosa di diverso dal reale Nigel si interessa a ciò che rimane dell’ufficio del padre (Dad’s office), documenta cronologicamente l’inizio della relazione con quella che è poi diventata sua moglie e la madre di suo figlio (Ruthbook) e la continuazione nel tempo della stessa (Ruth on the phone), gli aspetti più banali della vita domestica (Stairs, Whashing-up 2000, Compost pictures) o della vita di strada (Mobility shops, Visitor Figures, Paddington escalators, Supermarket portraits ecc).

Sempre Charlotte Cotton nel suo testo “La fotografia come arte contemporanea” afferma: “La fotografia di Shafran utilizza spesso forme che si trovano nella vita di tutti i giorni: il bucato su uno scolapasta, le impalcature edilizie, gli sfalci d’erba. Grazie a uno stile fotografico sobrio, all’uso della luce ambientale e a esposizioni relativamente lunghe, trasforma queste scene in osservazioni poetiche sul modo in cui conduciamo la nostra vita attraverso gli atti inconsci di ordinare, impilare ed esporre gli oggetti. C’è qualcosa di altamente intuitivo nel modo di lavorare di Shafran. Egli resiste all’impulso di costruire una scena da fotografare; piuttosto, il suo è un processo che consiste nel rimanere in sintonia con le possibilità dei soggetti quotidiani come mezzo per esplorare i nostri caratteri e modi di vita.”

Con “The Well”, disegnato da Linda Van Deursen, il fotografo britannico ripercorre in modo critico i molti anni della sua lunga carriera. Partendo dalle immagini dei primi anni ’80, quando entrò per la prima volta in contatto con la fotografia commerciale e di moda fino ai lavori più recenti, il libro raccoglie il lavoro di Shafran come fotografo di ritratti e di moda di alto livello sotto forma di una narrazione visiva completa, che segue il suo sviluppo artistico e professionale. Oltre alle fotografie, sono degni di nota i commenti a molte immagini e progetti, in cui Shafran e i suoi colleghi offrono una visione critica e introspettiva, fornendo informazioni di base sul mondo della fotografia di moda e rivelando i retroscena di alcuni scatti. The Well è un’altra bella pubblicazione della casa editrice Loose Joints che si affermando come una delle più interessanti degli ultimi anni per le sue produzioni.

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