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“Tokyo Revisited” – Daido Moriyama con Shomei Tomatsu

di Massimo Mastrorillo

È in corso al Maxxi di Roma la mostra “Tokyo Revisited” di Daido Moriyama e Shomei Tomatsu, due dei principali esponenti della fotografia contemporanea giapponese. Alla fine degli anni ’50 Tomatsu si afferma come figura di spicco del mondo della fotografia nel suo paese e negli anni ’60 insieme a Eikoh Hosoe e Kikuji Kawada infrange le regole della classica fotografia documentaria per prediligere una visione più personale, alla cui base c’era la consapevolezza che il fotografo è in grado di riportare solo un suo frammento di realtà e non l’intera realtà. Tre sono le opere che spiccano in questo periodo e sono tutte caratterizzate dall’interesse per tematiche di carattere più universale: “Nippon” di Shomei Tomatsu che ci parla del Giappone del secondo dopoguerra e la sua progressiva occidentalizzazione, “The Map” di Kikuji Kawada il cui tema è la colpa in senso lato (quella del Giappone che aveva provocato il conflitto e quella degli americani che avevano utilizzato la bomba atomica) narrata attraverso una mappatura dei segni lasciati dalla bomba atomica sulle pareti del Dome di Hiroshima e infine “Man and Woman” di Eikoh Hosoe, incentrato non tanto sulla relazione quanto sull’energia, in senso molto generale, propria dei due sessi .

Moriyama si trasferisce a Tokyo intorno agli anni ’60 ed entra in contatto con Tomatsu che, a tutti gli effetti, ha sempre considerato come suo maestro. Entrambi intraprendono un percorso autoriale che prevede l’invenzione di nuovi linguaggi fotografici, spesso audaci, interagendo con movimenti sperimentali nel campo dell’arte, della letteratura e del teatro. I due artisti si distinguono per le diverse aree di interesse. Tomatsu si rivolge al sociale e alla politica (movimenti di protesta studenteschi, conseguenze del conflitto, americanizzazione del Paese); Moriyama alla mondanità, al piacere della società consumistica, non risparmiando critiche. La massima espressione di questa ricerca è sicuramente il movimento “Provoke” di cui Moriyama ha fatto parte insieme ad autori del calibro di Takuma Nakahira, Koji Taki e Yutaka Takahashi.

Quello che caratterizza sempre più la fotografia giapponese del periodo è l’importanza del libro fotografico, che è imprescindibile dalla produzione dell’autore e anzi diventa anch’esso “oggetto” d’arte, per la cura e il design che lo contraddistinguono. Sono di questo periodo, oltre alle riviste autoprodotte Provoke, considerate una pietra miliare nella storia della fotografia e recentemente ripubblicate in forma di libro, “Toshi-e” (Towards the city) di Yutaka Takanashi  e “For a language to come” di Takuma Nakahira. Moriyama, da parte sua, ha sempre mostrato più interesse per i libri che per le mostre e oltre all’incredibile numero di pubblicazioni già realizzate, è impegnato dal 1972 nella produzione di una collana dal nome “Record” che incarna in pieno la sua ricerca ossessiva sulla città e in particolare sul distretto di Shinjuku a Tokyo.

Per Moriyama la realtà ha migliaia di livelli di lettura e manda continui stimoli visivi a cui lui risponde in maniera diversa a seconda delle situazioni, della maturità, dello stato d’animo. Non ha bisogno di andare altrove ma solo di “vagabondare” nelle stesse aree dove si reca da più di cinquanta anni. Sia Tomatsu che Moriyama si identificano nella figura del cane randagio. Tomatsu dice: “Ho scoperto che quando non c’è una casa a cui far ritorno, la strada tende a diventare piuttosto casuale, con un andamento a zig zag e lo sguardo è sfuocato. Quando camminavo, mi sono sorpreso a guardare moltissimo verso il basso e a fissare la terra come fanno gli occhi di un cane randagio. Solo quando ho adottato lo sguardo di un cane randagio quelle cose che di solito vedevo, ma di cui non mi accorgevo veramente, quei piccoli dettagli, improvvisamente sembravano molto familiari.

Essere un fotografo rappresenta per entrambi uno “status”, quello di un senza tetto, guidato da ciò che appare davanti e sotto gli occhi. Il fotografo si amalgama con la realtà circostante, con la folla ed è sensibile a qualunque tipo di stimolo: luci, segnali, dettagli, l’amore segreto, la violenza ecc. Il mondo si rivela “puro e nudo”, è Eros.

Moriyama dice: “Non è noiosa la vita se non ci si innamora? Se non ci si innamora di un essere umano, ci si deve innamorare di qualcos’altro. L’innamoramento non deve essere necessariamente verso un essere umano, può essere raggiunto in modo più ampio, con l’essere innamorati con tutte le cose esistenti nel mondo…

“Tokyo Revisited” non segue una struttura narrativa ben definita. Sono i temi dei due maestri a guidare i visitatori: Il vagare come stile di vita; la città come luogo di performance; l’intimità e l’eros; l’autoritratto, l’editoria e la scoperta del colore e del digitale nelle loro visioni. Tokyo è l’unica costante presente e attraverso le immagini dei due autori viene rivisitata e messa in relazione, attraverso l’immaginazione e gli squarci che la bellissima architettura di Zaha Hadid concede, con Roma, la città eternamente in bilico tra storia e futuro, caos e ordine.

La mostra è visitabile fino al 22 ottobre 2022 ed è sicuramente una buona occasione per vedere anche le numerose altre interessantissime proposte offerte dal Maxxi.

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