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Mirko Poppi – Impariamo sempre la parte tecnica ma ricordiamoci sempre che esiste il cuore, che esiste l’estro, che esiste quello che io voglio comunicare.

di PHocus Magazine

Abbiamo intervistato Mirko Poppi, Product Specialist di Toscana Foto Service, un’azienda che importa in Italia una serie di brand in ambito foto e video.

Qual è l’aspetto più stimolante del tuo lavoro?

Allora facciamo una premessa. In Toscana Photo Service mi occupo di una serie di attività. L’attività predominante, per cui sono qui a parlare, è l’attività di specialista di prodotto e sono specialista di prodotto di tutti i brand importati dal gruppo TFS insieme al mio collega Vincenzo Tavano. Nello specifico, i vari brand che importiamo sono i sistemi di illuminazione Nanlite e Nanlux ma anche Godox, sistemi di supporti quindi treppiedi, monopiedi, ma anche lenti anamorfiche come è il brand Sirui. Microfoni, lenti fotografiche, nello specifico il brand Viltrox, e lenti un pochino più orientate al mondo cinematografico, come possono essere le lenti della Meike che importiamo sempre noi. Oltre alle lenti che vi ho appena detto, quindi Viltrox e Meike, ci sono tanti altri accessori: giusto per citare uno degli altri brand che importiamo c’è ad esempio Smallrig, ma anche BlackRapid e tanti altri che potrete vedere se vi collegate al sito toscanafotoservice.it nella sezione Marchi importati.

Cosa ti stimola del tuo lavoro da specialista di prodotto?

La curiosità. Sono sempre stato molto curioso e sono sempre stato attivo nel mondo della fotografia. Oramai da oltre vent’anni posso dire che sono nel mondo della fotografia. Ho vissuto vari aspetti della fotografia, dalla stampa, dai sistemi di stampa immediata in 20 minuti che negli anni 2000 erano molto importanti, fino alla gestione dei magazzini e anche alla gestione del prodotto, alla spiegazione del prodotto, diventando sempre più competente sul prodotto. Perché? Perché ad oggi i prodotti che noi andiamo a vendere sono sempre più tecnologici, anche se sono molto spesso degli accessori meccanici. E molto spesso mi trovo ad affrontare questioni con il cliente che giustamente ha grandissime competenze, definiamole artistiche, ma molto spesso si trova ad avere un mezzo che non sa governare. È un po’ come un pilota di automobilismo degli anni 80 che si trova a guidare un’automobile del 2020. L’automobile del 2020 ha tecnologia, quindi volente o nolente, bisogna conoscere il mezzo con cui si va a lavorare. Quindi la mia attività da specialista di prodotto mi stimola a informarmi sempre di più. In conseguenza a questo, oltre all’attività di specialista di prodotto, gestisco la creazione di tanti contenuti sul magazine online del gruppo Toscana Foto Service, che è Universo Foto in cui troverete me a parlare e spiegare tantissimi prodotti nella maniera più scolastica e più semplice possibile.
Ho tanti colleghi molto più bravi di me e molto più professionisti di me in termini di attività, di essere fotografi e videomaker che vedrete che faranno dei test pratici e sanno spiegare ancora meglio l’uso pratico. Il mio lavoro è essere competente, altamente competente, cercare di sapere al meglio le specifiche tecniche dei prodotti che importiamo. Non faccio solo lo specialista di prodotto, ma faccio anche il manager di prodotto di alcuni dei brand che vi ho detto prima. Nello specifico Godox, Sirui, Synco, più un altro brand di nostra importazione che si chiama Asaki Studio, che è composto prevalentemente da accessori da studio professionale come degli stativi di alta qualità. Se vorrete approfondire il discorso, avrò modo di darvi tutte le spiegazioni del caso.

Sei Product Specialist di Sirui, Godox, Synco. Sono brand ampiamente distribuiti e apprezzati, nonostante li abbiate inseriti sul mercato italiano di recente, come avete intuito e studiato il loro successo?Avete rischiato?

È una domanda molto difficile da rispondere e il concetto è ricerca, ricerca e sviluppo. In tante aziende, soprattutto grandi, c’è sempre bisogno di ricerca e di sviluppo, c’è sempre bisogno di cercare la novità e essere aggiornati con le fiere. Ahimè, purtroppo la pandemia non ci ha aiutati perché non ci ha fatto andare in tante fiere. Ho avuto, però, l’opportunità la settimana scorsa, da quando sto registrando, di andare a Londra a visitare una delle ultime fiere europee che hanno fatto il BSC Expo, che è l’esposizione della British Society of Cinematographers. Ho apprezzato un pochino quello che stava succedendo sul mercato. Il mio intento è quello di essere sempre a contatto con i produttori, vedere nuovi produttori, cercare innovazione e cercare di anticipare i tempi. L’anticipare i tempi è sicuramente lo strumento che permette alle aziende di evolversi e di proseguire nel proprio percorso professionale, rimanendo attive sul mercato, quindi essere attive, essere innovative e cercare qualcosa che deve ancora arrivare. Ovvio che non è una cosa semplice, è una cosa complessa, è una cosa che non sempre si può vincere, ma se non giochi non potrai mai sapere se hai vinto.
Avete rischiato? È sempre un rischio. Chi non rischia non può pretendere di evolversi, non può pretendere di pensare oltre. Il mio concetto è pensiamo oltre. Pensando oltre, è ovvio che si rischia, non si ha una certezza di quello che succeda. Penso che nel rischio abbiamo trovato comunque dei brand molto importanti e molto apprezzati già oggi sul mercato, grazie, posso ammettere, anche al lavoro del gruppo Toscana Foto Service nello sviluppare il mercato sia in termini commerciali sia in termini marketing, sia su tutto ciò che riguarda anche il mondo dell’online.

Nel tuo lavoro ti capita di essere in contatto con chi ha intrapreso o sta per intraprendere un percorso fotografico? Come ti sembra il pubblico giovane che si interessa alla fotografia? Credi ci sia da imparare?

Anche questa è una domanda a cui io potrei rispondere con un’ulteriore domanda. Non lo faccio però, vado direttamente alla risposta. Si, si ha sempre da imparare da tutte le persone e il pubblico giovane è un pubblico assolutamente molto fervente nel mercato fotografico, molto curioso, molto appassionato e un pubblico molto variegato. Vedo molti giovani che apprezzano il mercato fotografico, partendo addirittura dalla pellicola, dalla voglia di ricercare l’analogico, dalla voglia di ricercare la difficoltà e il gioire nell’ottenere il risultato di stampa dopo aver scattato una fotografia con una pellicola senza vedere immediatamente l’immagine. Vedo anche tanti altri giovani invece, che sono altamente appassionati del lato tecnologico e che dal lato tecnologico capiscono che la fotocamera, la cinepresa, gli accessori sono dei computer altamente evoluti, permettetemi il termine, e grazie a questa alta evoluzione tecnologica si appassionano a un processo più tecnico per poi entrare successivamente in un approccio molto più artistico. Conoscendo il mezzo, sapendo la lingua del mezzo, conoscendo come lavora il mezzo ed entrando in empatia col mezzo, riesco a esprimere meglio quello che io voglio comunicare. L’esempio lo si può fare su qualsiasi forma artistica. Vi faccio un esempio sulla musica: io inizio a suonare la chitarra, se inizio a suonare la chitarra, ma studio anche la teoria, quindi il linguaggio della musica applicato alla chitarra, è molto più facile che in fase di esecuzione di un’opera artistica, di un’opera musicale, di un brano musicale riesca a comunicare molto meglio quello che io sento dentro. Imparo una lingua: imparo la lingua inglese. Più imparo parole, più mi approccio a persone che parlano in lingua inglese, più è facile che io riesca a comunicare quello che io emozionalmente e artisticamente sento dentro. E ripeto: giovani ce ne sono tanti e tanti hanno voglia di scoprire qualcosa di nuovo sia dall’analogico che dal digitale, sia da un approccio inizialmente artistico, sia da un approccio inizialmente tecnico. L’evoluzione, a mio parere, è che chi entra da un approccio artistico impari anche un po’ almeno la parte tecnica. Chi entra con un approccio prettamente tecnico impari anche l’estro artistico, altrimenti si rischia di avere delle limitazioni nel linguaggio che io vado a utilizzare mentre esprimo la mia forma d’arte molto soggettiva.

Il tuo lavoro prevede una conoscenza approfondita dei prodotti, ma dal punto di vista dell’utilizzatore quanto pensi sia importante conoscere lo strumento per la pratica artistico fotografica?

Questa domanda un po’ l’ho risposta probabilmente con la domanda precedente. Io sono consapevole che ad oggi le attrezzature non sono più solo delle attrezzature meccaniche, ma sono dei prodotti altamente tecnologici. La tecnologia presuppone studio. Perché? Perché se io non conosco come funziona il mio mezzo, non so come utilizzarlo. Un po’ come guidare un aeroplano: se io non conosco tutte le funzionalità, tutti i comandi che ho davanti, non solo la cloche, rischio di non far volare l’aereo. Quindi il concetto è: impariamo sempre la parte tecnica ma, se siamo fotografi, videomaker o comunque appassionati del mondo dell’arte, ricordiamoci sempre che esiste il cuore, che esiste l’estro, che esiste quello che io voglio comunicare. La parte tecnica immaginate che sia il cervello e l’apprezzamento artistico danno il connubio Cuore-Cervello: sicuramente così è molto più facile comunicare la propria arte.

C’è un workshop che non hai mai fatto che vorresti fare? Facciamo una premessa: io non mi voglio reputare un fotografo, un videomaker, come attività principale. Io so insegnare la parte più tecnica. Probabilmente molti sono più bravi di me nell’essere fotografo o videomaker. Il mio lavoro e la mia passione sono improntate sul conoscere il mezzo, perché io arrivo da un’esperienza particolarmente tecnica nel mondo della fotografia. Ho altre passioni artistiche, ad esempio la musica, e quella è una cosa diversa. Ma nel mondo fotografico e quindi anche mondo video di conseguenza, il mio approccio basilare è un approccio al mondo tecnico per poi applicarlo e cercare di, conoscendo e studiando, applicare alle forme d’arte, alle forme di fotografia, alle forme di video, la tecnologia che viene evoluta e creata. Altrimenti i produttori non creerebbero nuova tecnologia. Non è solo un creare per fare business meramente economico, è un creare un mezzo nuovo che ti aiuta a semplificare la vita, che ti velocizza la procedura; ma anche avere un mezzo nuovo molto più compatto quando prima per poter fare la stessa cosa avevi bisogno di un mezzo più ampio. Ritornando al workshop io non ho workshop di fotografi o di filmmaker specifici che vorrei vedere. Il workshop che ricerco è il ricercare sempre tutte le novità tecnologiche e cercare di studiarle al meglio possibile per ricondividerle a voi che seguite questo canale, che seguite tanti altri canali o che magari mi vedrete anche dal vivo in tante masterclass e in tante instore demonstration che verranno fatte in giro per l’Italia e in cui io ci sarò a spiegare questi prodotti.

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