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A tu per tu con Massimo Pinciroli (Apromastore): il mercato fotografico rallentato dalla logistica

di Alessandro Tarantino

Continuano i nostri incontri con cui vogliamo dare un volto al mercato fotografico. Questa volta abbiamo chiesto a Massimo Pinciroli, Managing Director di Apromastore, di parlarci del mondo della distribuzione dei prodotti fotografici con particolare riguardo a come il mercato si sta evolvendo in questa seconda parte del periodo segnato dalla pandemia da Covid-19.

Ciò che ne è emerso è un mercato complesso che risente, fortemente, delle decisioni macroeconomiche a livello globale.

Dr. Pinciroli, com’è cambiato il mercato per un distributore in quest’anno rispetto al periodo pre-pandemia?

«Non è un mistero che il mercato fotografico avesse iniziato a cambiare, diventando sempre più complesso e competitivo, ben prima della pandemia. Se nel lockdown 2020 abbiamo dovuto fronteggiare un calo della domanda, dovuto al clima di generale incertezza che ha frenato i consumi, la sfida del 2021 è sul fronte degli approvvigionamenti. La sensazione è che i produttori, preoccupati per la pandemia ed il rallentamento del mercato nel 2020, abbiano ridotto i flussi produttivi ed ora non riescono a fronteggiare la domanda che fortunatamente non è calata come avevano previsto. Purtroppo oramai tutte le aziende lavorano in tempo reale, senza stock che possano fare da “polmone”, e pertanto ci vorrà tempo prima che riescano a tornare a regime. A ciò si sono poi aggiunti problemi logistici con i trasporti, che sono diventati più costosi e meno efficienti. La situazione è generalizzata, dagli Stati Uniti al Far East, passando per l’Europa».

Il tema della logistica si inserisce prepotentemente nell’analisi complessiva sulle difficoltà del mercato. I sensibili aumenti del costo di trasporto dai porti cinesi e giapponesi verso l’Europa (con punte che arrivano a toccare un’incidenza del 30% sul prezzo del prodotto) ha infatti impattato non solo sui costi finali dei prodotti (molti dei quali avevano già un margine di guadagno non particolarmente elevato), quanto ha indotto la maggior parte delle società di transhipment a trasferire i propri container dagli Stati Uniti ai porti asiatici per sfruttare appieno le prospettive di maggior guadagno, lasciando così sguarniti i porti americani e riducendo così le possibilità di esportazione dagli Stati Uniti all’Europa.

Dr. Pinciroli, quali sono quindi le prospettive per il 2021?

«Facendo seguito a quanto detto prima, personalmente temo che il 2021 sarà più complicato del 2020. Auspico che i produttori possano ritornare “a regime” e che la logistica possa tornare rapida ed efficiente, in modo che distributori e rivenditori possano concentrarsi a fare il loro lavoro, ovvero sviluppare il mercato e la domanda.

In ogni caso, ahimè, temo che bisognerà considerare il 2021 come l’anno delle soluzioni improvvisate ai problemi che si presentano. Faccio un esempio: noi distribuiamo dei prodotti che vengono assemblati e spediti dalla Svizzera, ma molti componenti provengono dalla Cina. Il paradosso è che la Casa madre ha i prodotti quasi pronti per essere spediti ma per completarli deve attendere alcuni componenti e quindi è pressoché bloccata nella consegna. Per fortuna, noi abbiamo sempre lavorato facendo stock, quindi per ora, su molti prodotti, non abbiamo problemi a fornire i nostri clienti e i nostri rivenditori, ma ovviamente lo stock non è infinito…».

Quale tipologia di prodotti ha risentito maggiormente della crisi dovuta alla Covid-19 e quale, invece, ha trovato nella pandemia un’inattesa spinta?

«Forse l’unico prodotto che ha veramente “segnato il passo” sono le carte da stampa fine art, del resto non essendo possibile organizzare esposizioni e mostre, i fotografi non sono stati spinti a stampare. Fra i prodotti che più ci hanno dato soddisfazioni i fondali in cartoncino, gli esposimetri ed i monitor. Tra i prodotti per il video, un buon riscontro ce l’abbiamo dai pannelli Phottix e, per una nicchia di mercato, anche dai prodotti della linea Stella Pro»

Quali iniziative ha avviato Apromastore per ovviare ai riflessi negativi della pandemia? 

«Apromastore ha sempre speso molte energie in comunicazione, formazione e presenza su eventi, attività che ovviamente non è stato possibile svolgere come di consueto ma che sono state rideclinate in termini virtuali riscuotendo grandi soddisfazioni.

Negli ultimi dodici mesi il nostro canale YouTube ha avuto una crescita esponenziale, così come le ore di visualizzazione. Questo ci ha spinto a riprendere con convinzione ancora maggiore la produzione di contenuti. Inoltre, abbiamo dato la possibilità ai nostri rivenditori di avere contezza praticamente in tempo reale delle scorte disponibili nel nostro magazzino. Questo permette loro di poter dare risposte immediate ai clienti circa i tempi di consegna dunque si è tradotto in una leva commerciale particolarmente importante per chi è riuscito a coglierne l’utilità».

Sul commercio on-line la concorrenza è enorme e si gioca soprattutto sul prezzo: come affrontate questo mercato in cui l’assenza di mediatori commerciali riduce sensibilmente la possibilità di confrontarsi con il cliente sulla qualità dei prodotti e dei servizi ad essi connessi?

«Apromastore è innanzitutto un distributore e pertanto, sebbene il sito di vendita sia innegabilmente ogni giorno più importante, la nostra mission è soprattutto quella di tutelare la nostra rete di rivenditori. Ecco perché, sebbene sia penalizzante, il nostro sito offre i prodotti rigorosamente a prezzo di listino. Questo da un lato ne frena la crescita, in quanto notoriamente il pubblico web è alla ricerca del prezzo migliore. Dall’altro lato, con i numerosi ordini spediti ogni giorno, ci fa capire che sul mercato c’è spazio anche per chi vende “a listino” con professionalità e competenza».

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