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A tu per tu con Onnik Pambakian: il mondo della stampa fotografica

di Alessandro Tarantino

La stampa è forse il momento più affascinante, più atteso dopo aver scattato una fotografia di cui si è orgogliosi. Se con i sistemi analogici era anche l’unico modo di avere contezza del risultato in fase di scatto, il digitale ha trasformato la stampa in un processo non necessario: ci siamo chiesti, allora, com’è cambiato il mercato dei supporti per la stampa fotografica e come si stia evolvendo per incontrare le mutate esigenze dei fotografi, professionisti o amatoriali, che scelgono di non rinchiudere in un supporto informatico le loro migliori fotografie.

Per avere informazioni “di prima mano”, ci siamo rivolti a Onnik Pambakian, numero uno di ImageConsult,  azienda che è punto di riferimento in Italia per i prodotti per la stampa e non solo:

«Una volta ho letto una frase molto bella, era esposta in uno stand del Photoshow di Roma e diceva: “Ci sono due tipi di fotografi digitali: quelli che hanno perso l’archivio e quelli che lo devono ancora perdere” – spiega Pambakian –. La durata e godibilità di una immagine stampata non è confrontabile alla snella e facile fruizione di una foto su tablet o telefono, certo, ma il tempo insegnerà alle persone che stampare le proprie foto più care aiuta a godersele e anche a preservarle nel tempo. Per quanto la foto stampata si possa deteriorare e rovinare, sarà sempre più facile che non si perda nei decenni rispetto ai file. Chi ha fatto i propri archivi affidandoli a CD o altri supporti si è poi reso conto che sono illeggibili o non esiste più il lettore sul nuovo computer. Dico tutto questo per prendere le distanze dal concetto che la stampa non è più necessaria. Al contrario è esperienza di tutti che le vecchie foto di famiglia sono sopravvissute a tragedie, guerre e traslochi. I negativi spesso non esistono più ma la foto esiste ancora. Esiste un altro importante fenomeno: le stampe che vengono fatte oggi sono molto più costose e chi le commissiona è più disposto a spendere. Il mondo delle carte si sta sviluppando continuamente e i nuovi supporti digitali trovano sempre un loro spazio nella già affollata offerta che ai neofiti appare piena di duplicati ma che, per i professionisti, è invece fatta di piccole diversità; ognuna con il suo spazio creativo». 

Qual è il profilo di chi più spesso ricorre alla stampa su supporti di qualità?

«La popolazione di fotografi che stampa su supporti nobili è trasversale. Con un eccesso di sintesi direi che chi stampa è un fotografo. Non vorrei essere malinteso: non escludo che chi non stampa non sia un fotografo, ma la condizione necessaria per avvicinarsi all’immenso e affascinante mondo della carta per fotografia è l’amore per le immagini che si ha prodotto». 

Quali sono i prodotti che oggi sono più ricercati?

«Ci sono i best seller, come in ogni segmento merceologico, ma anche le grandi passioni si evolvono e riciclano. Nella mia trentennale esperienza nel mondo inkjet e fine-art ho visto le preferenze di carte lucide, soppiantate da carte satinate e baritate, poi carte lisce con aspetto naturale, carte con bianco molto brillante o con una rugosità in superficie.  Sono effetti moda, ma sono anche un senso comune dell’estetica e della percezione del prezioso. La cosa più bella per uno stampatore è quella di presentare al fotografo le possibilità e aiutarlo a scoprire la superficie nella quale meglio riconosce la sua creazione espressiva».

Fine Art: quali sono le caratteristiche a cui fare caso quando si sceglie un supporto di questo tipo?

«La cosa più importante del concetto fine-art è lo scoprire la delicatezza di ogni aspetto e l’importanza di ogni passaggio. Nell’arte non esiste una regola precisa e l’arte fotografica non si può scostare da questa verità, tuttavia ogni arte ha delle limitazioni e degli obblighi derivanti dalla tecnica adottata.

Quando si sceglie un supporto fine-art, trovo doveroso che si adotti un processo fine-art, che comincia con la composizione dello scatto che a sua volta segue una decisione su cosa comunicare.
Da quel momento in poi ogni passaggio deve esser coerente al messaggio, la post-produzione, il supporto su cui stampare, la cornice, la luce sotto cui esporla. A volte anche il dove esporla fa parte del processo artistico. Di suo la carta “fine-art” deve garantire la conservabilità per non vanificare quanto precede e, talvolta, per non vanificare importanti investimenti per acquistare opere di grandi fotografi. Va detto che la conservazione delle opere dovrà avvenire in modo adeguato, la carta fine-art non è indistruttibile, al contrario, ma rispettando le regole di conservazione della carta, anche l’opera su essa stampata ci accompagnerà nel tempo».

Nella stampa “per tutti i giorni”, invece, quali sono i supporti più utilizzati?

«Per fortuna le aziende che si occupano delle stampe artistiche si occupano anche di garantire ai fotografi la disponibilità di carte meno preziose e meno costose, ma che offrano delle caratteristiche di costanza produttiva e di buona qualità di stampa. Per chi ha capito che stampare è importante ma vuole dedicare budget più contenuti queste soluzioni sono interessantissime: parliamo delle carte che rientrano nella categoria “photo”.  Rispetto alle carte destinate alla conservazione artistica che raggiungono la non deperibilità grazie a una lavorazione molto attenta ed una conservazione meticolosa, le carte fotografiche garantiscono anch’esse di poter durare nel tempo ma perché riducono al minimo la presenza di fibre vegetali. Anche nelle carte foto si possono trovare superfici lisce, baritate, lucide, satinate; la ricerca del piacere di scegliere il supporto non viene meno».

Image Consult è distributore di Canson, benchmark per la categoria, e di Hannemule anch’essa sinonimo di altissima qualità. Quali sono i suoi prodotti più ricercati e a chi si rivolgono?

«La possibilità di potere distribuire in Italia i due più importanti marchi del fine-art è stata conquistata nel tempo ed è un riconoscimento di serietà e capacità che ci inorgoglisce molto.

Due aziende che si contendono il mercato e che accettano di coesistere in un distributore sono indice, senza false modestie, che sanno di essere in ottime mani. Per Image Consult vuole dire potere offrire all’artista ed allo stampatore il panorama più ampio e qualificato senza dovere per forza forzare la scelta verso uno o l’altro marchio. Noi non abbiamo preferenze ed il nostro compito è guidare lo stampatore e l’artista nello scegliere ciò che meglio si potrà associare al lavoro da stampare. Il mercato potrà anche misurare delle quote di vendita e riconoscere la competizione delle percentuali, questi sono meccanismi che conosciamo bene e che sono alla base della vita delle aziende. Quando un artista o stampatore si rivolge a noi è come se si trovasse in una zona demilitarizzata: la consulenza di Image Consult non ha bandiera o preferenza di marchio. Grazie alla fiducia dei due più importanti produttori noi possiamo occuparci esclusivamente della soddisfazione del nostro cliente. Modestamente, ci riesce bene!».

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