Cinema e fotografia sono un binomio indissolubile. La fotografia è il veicolo dell’espressione narrativa non testuale di un film e come tale ha una sua grammatica, un suo linguaggio, un suo codice. Conoscerlo e applicarlo nella maniera corretta permette ad un film di entrare in empatia con lo spettatore, permette ad una storia di coinvolgere e avvolgere chi la sta guardando davanti allo schermo.
È quindi di vitale importanza che regista e direttore della fotografia lavorino in armonia e sinergia: da una parte ci dev’essere la capacità del primo di trasmettere la propria idea narrativa, mentre dell’altro ci dev’essere la capacità di tradurre in pratica delle sensazioni, delle emozioni, dei sentimenti. Un lavoro certamente complesso che però quando è costruito bene garantisce ottimi risultati narrativi come nel caso di “Regina”, il film di Alessandro Grande, regista calabrese già vincitore del David di Donatello nel 2018 con il corto “Bismillah” con cui ha rappresentato l’Italia agli Oscar 2019, e del suo direttore della fotografia Francesco Di Pierro.
Proprio con lui ci siamo intrattenuti per un approfondimento su metodi e tecniche impiegati nella realizzazione del film di cui sono protagonisti Francesco Montanari e la giovanissima Ginevra Francesconi.
Francesco, come avete costruito il concetto alla base della struttura dell’immagine in “Regina”?
«Durante la preparazione del film Alessandro e io abbiamo riflettuto molto sull’estetica e il tipo di linguaggio da usare per raccontare questa storia. Ci conosciamo da tanti anni e abbiamo fatto diversi lavori insieme per cui siamo in grande sintonia. La nostra volontà era di avere uno stile fotografico molto naturale e realistico. Abbiamo quindi ragionato su quale fosse il modo migliore per rendere in immagine ciò che la storia avrebbe dovuto raccontare: ad esempio, nella parte iniziale del film, fino all’evento che cambia la vita dei nostri protagonisti, abbiamo deciso di usare la macchina da presa in modo fluido, facendo uso della steadycam. Invece nella seconda parte abbiamo scelto l’uso della macchina a mano, in modo da trasmettere meglio lo stato d’animo di Regina».
Una scelta, assieme a quelle legate all’aspetto dell’illuminazione, che si è dovuta anche adattare alle decisioni del regista sulle inquadrature.
«Alessandro ha progettato inquadrature in piano sequenza dove potevamo raccontare le scene senza avvalersi di tagli di montaggio, una scelta molto coraggiosa. Dal punto di vista della fotografia, questa scelta registica è stata impegnativa a livello di impianto luci: molto spesso la macchina da presa girava nelle location a 360 gradi e in alcuni inquadrature anche tra interno ed esterno con grosse variazioni di esposizione».
Dal punto di vista tecnico qual è stata l’attrezzatura utilizzata?
«Come macchina da presa ho scelto di usare una Arri Alexa mini, per la sua compattezza e le sue capacità di resa cromatica. Per quanto riguarda le lenti ho scelto le Zeiss Ultra prime 1.9 perché sono le lenti che mi danno più sicurezza nell’ottenere dei risultati molto vicini alla realtà senza distorsioni e aberrazioni cromatiche. A livello di illuminazione e colori, poi, volevamo evitare il cliché della Calabria soleggiata e dai colori caldi. Per questo motivo nella nostra tavolozza colori abbiamo escluso i rossi e la maggior parte dei colori caldi. L’illuminazione nella prima parte del film risulta più brillante, con accenni di sole negli interni ed esterni. Dopo l’evento che cambia il corso della storia dei personaggi ho deciso di evitare gli esterni soleggiati e negli interni non ho mai usato le fonti luminose dirette ma sempre riflesse su grandi superfici. Come corpi luminosi ho usato luce daylight durante il giorno, Arri M90, M40, M18. Nelle scene di notte ho mischiato le fonti luminose, utilizzando tungsteno, sodio e daylight per ottenere vari piani cromatici».
“Regina”, il film di Alessandro Grande, è stato girato in Calabria, nella Sila tra San Giovanni in Fiore, Lorica e Cotronei, sfruttando anche i bellissimi laghi della zona. Alcune scene sono poi state girate anche a Catanzaro e a Cosenza, sebbene proprio grazie alla fotografia e alle scelte stilistiche fortemente volute da Grande e Di Pierro, si ha quasi l’impressione che il film sia stato girato nel Nord dell’Europa o nella provincia americana, come scrive “il Cinematografo” in una delle tante recensioni positive che “Regina” ha raccolto.
“Regina” è stato l’unico film italiano in concorso al 38° Torino Film Festival tenutosi dal 20 al 28 novembre scorsi: l’emergenza sanitaria in corso ne ha rallentato l’uscita nelle sale, quindi bisognerà attendere che i cinema riaprano per vederlo. Intanto, speriamo di avervi fatto venire un po’ di curiosità.
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Nato a Catanzaro nel 1984, è giornalista, fotografo e consulente di comunicazione. Attualmente collabora con Gazzetta del Sud e dirige il magazine della Camera di Commercio di Catanzaro CalabriaFocus.it. Nella sua fotografia ha introdotto gli elementi della professione giornalistica concentrandosi sul reportage (anche nelle cerimonie) e sulla narrazione per immagini della realtà. Alcuni suoi reportage sulla baraccopoli di Rosarno sono stati pubblicati dal Corriere della Sera.
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