fbpx Skip to content

TIZIANO TERZANI – “L’immagine è un’esigenza lì dove le parole da sole non bastano.”

di Paolo Ranzani

Ho amato Tiziano Terzani fin dal suo primo libro che lessi molti anni fa, “Lettere contro la guerra”, da lì me ne innamorai. Da poco è uscito nelle sale un piccolo meraviglioso film documentario sulla sua vita, se vi capita vi consiglio di andare a vederlo, si intitola:  “Tiziano Terzani: il viaggio della vita”, film diretto da Mario Zanot, è un documentario che racconta gli aneddoti più divertenti e i momenti più drammatici vissuti da questo scrittore di culto.

L’inconfondibile voce di Tiziano Terzani accompagna le immagini, a volte molto drammatiche a volte di una dolcezza coinvolgente. Un viaggio nella sfera privata e intima che si addentra nel suo genio narrativo, raccontando anche gli avvenimenti storici di cui è stato testimone. A Monica Guerritore, voce narrante, il compito di congiungere tra loro i capitoli di questo incredibile percorso.

Intrecciando la sfera privata e gli avvenimenti storici di cui Terzani è stato testimone dal Vietnam, alla Cina, al Giappone, alla casa della tartaruga in Thailandia, ai ritiri sull’Himalaya, vengono ripercorse le tappe più significative della sua vita per dare luce ad un toccante documentario che ci mostra lo scrittore, giornalista, fotografo, che con spirito critico si guarda indietro senza nascondere i propri errori, le proprie disillusioni, come quella legata al fallimento delle tante rivoluzioni in cui aveva fortemente creduto, per poi diventare profondamente UOMO DI PACE.

Penso che questo film dovrebbe essere proiettato in tutte le scuole.

 

E’ vero che Tiziano Terzani è conosciuto come regista e scrittore ma è stato anche un ottimo fotografo.

Passa l’infanzia nelle atmosfere popolari del quartiere Monticelli, vicino a Firenze, abitato prevalentemente dalla classe operaia. Il padre meccanico ‘comunista, ex partigiano’ e la madre di origini contadine ‘cattolicissima’, malgrado le ristrettezze economiche, trasmettono a Tiziano la loro salda moralità e la dignità dell’umile, contribuendo a farlo crescere in un ambiente tollerante. 

Frequentò l’Università di Pisa come studente di giurisprudenza e studiò presso il prestigioso Collegio Medico-Giuridico della Scuola Normale Superiore, che oggi è la Scuola Superiore Sant’Anna. Dopo la laurea, lavorò anche per la Olivetti, poi decise di scommettere sulla sua voglia di viaggiare e di raccontare la storia guardandola dal miglior punto di vista possibile, voleva essere proprio dove nascevano le rivoluzioni.

 

Quando Tiziano morì toccò al figlio Folco aprire la stanza dove c’erano casse e armadi pieni di scatole e buste contenenti migliaia di fotografie, dossier con le scritte dei paesi come VIETNAM, MUSTANG, BIRMANIA, LAOS. Altre centinaia di cartelle con un vano tentativo di tenere in ordine le foto preferite, gli scarti, quelle cerchiate sui provini ma chissà dove sono i negativi corrispondenti, e chissà quante altre sparse negli archivi dei giornali come quello di DER SPIEGEL, in Germania, con il quale il giornalista fiorentino collaborò per qualche anno. Folco racconta che piano piano si è messo lì, armato di santa pazienza, a guardarsele tutte, cercando di raccapezzarsi in questo enorme labirinto di storia fotografata, pescando a mucchio nelle casse e a volte lasciandole scivolare come acqua per poi soffermarsi d’istinto su alcuni frame che per qualche motivo attiravano di più l’attenzione.

 

Queste fotografie sono il ritratto di un mondo che non c’è più, ma anche di lui stesso, come quella faccia pensosa, malinconica e serena, con la barba bianca nel tempio indiano. È questo il bello delle fotografie, che non sono idee astratte, invenzioni. Hanno qualcosa di concreto. Il mondo è stato proprio così, almeno per un attimo.

 

“Un mondo che non esiste più” – edito da Longanesi

 

Qui di seguito alcuni suoi pensieri:

 

«Ci sono trent’anni di fotografie in bianco e nero di un mondo che non esiste più. Ti immagini la Cina che ho visto io nei primi anni? Il Vietnam, il Mustang, tutto quello che vuoi. E mi piaceva l’idea di mettermici a lavorare. Però è un lavoro cane. Ci perdi la testa a selezionare fra centinaia e centinaia di foto, per cui io non l’ho ancora fatto. Forse, se ne hai voglia, un giorno lo puoi fare tu»

 

«L’invidia per i fotografi m’era cominciata in Vietnam quando si tornava dal fronte e quelli, avendo già fatto il loro lavoro, andavano dritti al bar, mentre a me toccava ancora mettermi con angoscia davanti al foglio bianco, allora infilato in una Olivetti Lettera 22, a cercare di descrivere con mille parole il bombardamento, la battaglia o il massacro del giorno che loro – i fotografi bravi almeno – avevano già raccontato in una sola immagine. Quella di cogliere il nocciolo di una storia con un clic è un’arte che mi ha sempre attirato. Per questo forse, da allora, sono sempre andato in giro con una vecchia Leica al collo quasi a rassicurarmi che, se mi fossero mancate le parole, una traccia di ricordo mi sarebbe rimasta nella pellicola».

 

«Per un vero fotografo una storia non è un indirizzo a cui recarsi con delle macchine sofisticate e i filtri giusti. Una storia vuol dire leggere, studiare, prepararsi. Fotografare vuol dire cercare nelle cose quel che uno ha capito con la testa. La grande foto è l’immagine di un’idea. Bisogna capire cosa c’è dietro i fatti per poterli rappresentare. La fotografia – clic! – quella la sanno fare tutti»

 

Le esperienze di Terzani in Asia sono descritte in articoli e saggi e nei numerosi libri da lui scritti. Nel suo primo libro, “Pelle di leopardo” (1973), descrive le ultime fasi della guerra del Vietnam. Il seguente ricordo, “Giai Phong! La caduta e la liberazione di Saigon”, racconta la presa della capitale del Vietnam da parte dei vietcong e la fuga degli ultimi occidentali con gli elicotteri americani.

La sua permanenza a Pechino negli anni ’80 terminò quando fu arrestato ed espulso nel 1984 dal Paese per “attività controrivoluzionarie”. Ha smesso di usare il suo nome cinese dopo questo incidente. Basandosi sulle sue esperienze in Cina, scrive “La Porta Proibita” (Dietro la porta proibita).

In quello che è forse il suo libro più noto, “Un indovino mi disse”, Terzani descrive i suoi viaggi attraverso l’Asia per terra e per mare seguendo il consiglio e l’avvertimento di un’indovino di Hong Kong che avrebbe dovuto evitare gli aerei per tutto l’anno 1993.

Nel suo ultimo libro “Un altro giro di giostra”, del 2001, Terzani affronta la sua malattia, un cancro all’intestino che lo portò alla morte, ma non prima di aver viaggiato e cercato, attraverso paesi e civiltà, alla ricerca di una cura e di una nuova visione della vita.

Trascorse gli ultimi mesi della sua vita con l’amatissima moglie e il figlio Folco a Orsigna, un paesino dell’Appennino pistoiese che considerava “il suo vero, ultimo amore”.

Tiziano Terzani, sapendo di essere arrivato alla fine del suo percorso, racconta al figlio Folco di cos’è stata la sua vita e di cos’è la vita: “La fine è il mio inizio”. (Longanesi)

“Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in modo migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che io sento così forte.”

Terzani morì il 28 luglio 2004, all’età di 65 anni.

Tutte le fotografie: © Tiziano Terzani – Longanesi & c. (c) 2010 – Milano

Il film è acquistabile su www.tizianoterzani.com

Condividi

No comment yet, add your voice below!


Add a Comment

Vuoi accedere agli eventi riservati?

Abbonati a soli 15€ per 365 giorni e ottieni più di ciò che immagini!

Se invece sei già iscritto ed hai la password, accedi da qui

Dimmi chi sei e ti dirò che workshop fa per te

Non è facile trovare un buon educatore!
Appartengo ad una generazione che ha dovuto adattarsi alla scarsa offerta dei tempi. Ho avuto un solo tutor, a cui ancora oggi devo molto. Brevi, fugaci ma intensi incontri in cui il sottoscritto, da solo con lui, cercava di prendere nota anche dei respiri e trarre insegnamento da ogni singola parola.
A causa di questa carenza io e i miei coetanei ci siamo dovuti spesso costruire una visione complementare come autori, designers, critici ed insegnanti e questo ci ha aiutato a costruire qualcosa di fondamentale e duraturo.
Per questo motivo con Cine Sud che vanta un’esperienza di oltre 40 anni nel settore della formazione, abbiamo pensato alla possibilità di offrire dei corsi “one to one”, costruiti sulla base delle esigenze individuali e in campi disparati, che vanno dalla tecnica alla ricerca di nuovi linguaggi in fotografia.
Dei corsi molto vicini a quelli che avremmo voluto avere nel passato, se ce ne fosse stata offerta l’opportunità e la parola opportunità non va sottovalutata, perché ha un peso e una sua valenza e non è spesso scontata.
Ognuno sarà libero di scegliere, sulla base dei nostri consigli, un autore o un tecnico, tra quelli offerti come docenti, e intraprendere un corso che gli offra quello di cui realmente ha bisogno e, eventualmente, ripetere questa esperienza in futuro.
Come quando si va da un eccellente sarto a scegliere con cura un vestito, adattandolo perfettamente al corpo, vogliamo fornirvi il corso che meglio si adatta alle vostre, singole e personali esigenze.
Niente nasce dal caso e per poter essere all’altezza di questo compito e potervi fornire un’offerta diversificata e soddisfacente, abbiamo pensato di sottoporvi un questionario tra il serio e lo scherzoso a cui vi preghiamo di rispondere.
Aiutateci a capire le vostre reali esigenze e chi abbiamo difronte, non ve ne pentirete.
Massimo Mastrorillo

Dimmi chi sei e ti dirò che workshop fa per te

Approfondiamo ! per i più intrepidi
X