
E’ davvero inspiegabile, quasi un mistero. Uno dei più grandi fotografi italiani, conosciuto a livello internazionale, con alle spalle una miriade di lavori di altissimo livello, con brand da multinazionale, calendari celebri, personaggi famosi, è venuto a mancare e sul web, misteriosamente, non è uscito uno straccio di articolo, neanche un articolo su un magazine.
Quando ho letto della sua morte sul profilo personale di facebook ho pensato ad uno scherzo, era un personaggio fuori dalle righe, a volte sanguigno, si infervorava anche facilmente, ma sapeva anche essere empatico e amabile, spesso provocatorio e così ho pensato (sperato) fosse una presa in giro, invece era tutto vero.
Nel ricercare qualche notizia e conferma ho trovato un suo ex assistente, Nicola Ingegneri, e gli ho chiesto di raccontarmi qualcosa della sua esperienza con Marino, lui mi ha riposto così:
“Marino era un vulcano di idee, un visionario. Aveva un’energia incredibile. Hai presente quelle persone che anche se non parlano senti la loro presenza perché ti fanno star bene? Marino era così! Era un sognatore alla ricerca continua di immortalare la bellezza in ogni sua forma e aspetto. Appassionato di arte e di storia. Come molti creativi aveva anche le sue zone d’ombra, le sue fragilità. Alternava spesso i suoi stati d’animo, passava da ottimista e solare a periodi di buio e malessere. Con lui ho lavorato dal 2009 fino al 2015, in quegli anni l’ho seguito per lavori importanti in giro per il mondo, a Miami per campagna Illy caffè, in Russia per la campagna Martell, e poi in spiagge sparse per il mondo.
Nelle trasferte faceva stare bene tutti, pensa che addetti al lavoro e assistenti dormivano negli stessi alberghi di lusso dove dormivano i clienti o le modelle famose senza nessuna distinzione. Io provengo da una famiglia semplice e non mi era mai capitato di andare e dormire in hotel di lusso. Ero estasiato dalla semplicità di come gestiva l’organizzazione dei lavori. Se entravi nella sua cerchia di amici e collaboratori stretti, lui era molto fisico, veniva ad abbracciarti e stringerti sia prima di un lavoro importante che dopo, per ringraziarti, era davvero una persona speciale. Ammetto che a volte poteva sembrare arrogante, molto spesso duro con le persone però giocava anche a fare il personaggio e, come fanno in molti, era un po’ una protezione, una corazza, ma essendo anche molto sensibile, la corazza cadeva in fretta. Una volta l’ho visto persino piangere in macchina ascoltando una canzone e quando ricordava momenti delle sua vita personali, particolarmente toccanti, diventava triste e malinconico.
Questo è quello che posso raccontarti della sua vita, ma sulla sua morte c’è molto riserbo, l’ho saputo anche io dai social, purtroppo me lo ha confermato la moglie. Sembra sia stato un malore, ma di più non so, e anche io non so spiegarmi perché la notizia non abbia trovato le pagine dei giornali o qualche post sui social da parte dei brand celebri, degli amici, delle agenzie, davvero non so.”


E anche io resto ammutolito su questo silenzio, forse lo ha voluto lui, forse lo aveva chiesto espressamente, però resta un mistero, resta inconcepibile che la voce non sia corsa sul web e non si siano visti spuntare post con le sue meravigliose fotografie, paradisiache, oniriche, di una bellezza maestosa.
Marino Parisotto nasce da genitori italiani 54 anni fa a Toronto, Canada. Segue la sua famiglia che fa ritorno in Italia e stabilitosi a Milano, frequenta l’università Cattolica del Sacro Cuore con specializzazione in Economia e Commercio. Inizia una attività di dirigente di una agenzia pubblicitaria specializzata in moda e design “LE OFFICINE CREATIVE”.
Con il tempo la sua passione per la fotografia prende corpo e ha il sopravvento sull’attività di pubblicitario e marketing director. Le sue esperienze lavorative lo portano ad incontrare subito brands leaders. La sua carriera da fotografo inizia relativamente tardi ma con frutti inaspettati e interpreta subito marchi come Armani, Givenchy, Swarowsky, Baccarat, Rochas, Mikymoto, Bergrdoff & Goodmann, Sachs Fifth Avenue, La Perla, Jimmy Choo, Tiffany, Campari, Mercedes, Alfa Romeo, ritrae attori come Hugh Grant, Eva Mendez, Daniel Day Lewis, Eva Green, Penelope Cruz, Nicholas Cage, Charlize Theron, Michael Fassbinder, Maria Karl Brandauer, Udo Kyer.


Una curiosità che ho scoperto, in una intervista raccontava che prima di iniziare uno shooting si ritirava in disparte per praticare la meditazione. Personalmente ho amato molto un libro sugli angeli in spiaggia, che tengo ancora con molto amore, e poi uno dei primi calendari che iniziarono ad uscire con i magazine a fine anni 90, quello di Elenoire Casalegno e poi ancora un superlativo calendario Lavazza. Marino Parisotto ha sempre amato la luce naturale mista a luci in stile cinema, i grandi spazi come i deserti ed il mare: la sua foto è focalizzata sull’azione e sulla forza della seduzione. Sembrano frame di un’avventura che sta per accadere, dei fermo immagini di una storia sconosciuta e che mai sapremo. Così come la sua dipartita nel silenzio assordante.







Abbiamo perso davvero uno dei più grandi, consentitemelo, un visionario capace di eleganza e sensualità incredibili, sfiorava l’erotismo senza cadere nella volgarità, sapeva essere romantico ma non stucchevole, ha innovato tecniche fotografiche che poi in molti hanno condiviso e copiato. Chissà se prima o poi qualcuno saprà riconscergli il grande merito che ha avuto nella fotografia di moda e glamour?
Grazie Marino, ho tapezzato muri con le tue modelle e ho passato notti a studiare le tue immagini e così ho imparato tanto anche solo accarezzando quelle pagine.
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Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
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