Quel venerdì d’agosto in Abbey Road.
8 agosto 1969. Un venerdì. In Abbey Road. La data di uno dei servizi fotografici più famosi della storia del rock ‘n’ roll.
John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr camminano sulle strisce pedonali accanto agli studi di Abbey Road.
Andata e ritorno.
Tre volte. Sei clic dell’otturatore.
Solo sei fotografie e le riprese finirono lì. Tre fotogrammi che mostrano i Beatles che attraversano da sinistra a destra e tre che camminano da destra a sinistra. Lo stesso ordine in ciascuno dei sei fotogrammi: prima John Lennon in bianco, poi Ringo Starr in nero, Paul McCartney in grigio, a piedi nudi, con una sigaretta nella mano destra, tutti e tre in abiti di Tommy Nutter e poi un George Harrison vestito di jeans.
Il quinto fotogramma dei sei, quello che mostra una traversata da sinistra a destra, è stato scelto come copertina vera e propria.
Abbey Road (il primo LP britannico dei Beatles senza il nome della band) è stato pubblicato nel Regno Unito il 26 settembre 1969 e ha debuttato al numero 1. La rivista Rolling Stone lo ha votato al numero 14 della top 500 degli album di tutti i tempi.
Il fotografo – Iain Stewart Macmillan (Dundee, 20 ottobre 1938 – Carnoustie, 5 agosto 2006)
L’uomo dietro la macchina fotografica, in quella calda giornata d’agosto, era il fotografo scozzese Iain Macmillan. Aveva lavorato con Yoko Ono nel 1966 per la Galleria Indica di Londra e poi venne presentato a John Lennon, stabilendo così una connessione con i Beatles che si trasformò in un invito a pensare e a produrre la fotografia per la copertina di Abbey Road.
Paul McCartney aveva già sviluppato il concept iniziale delle riprese e in un incontro con Iain misero a punto l’idea seguendo i primi schizzi di Paul.
Il venerdì stabilito Iain ebbe solo poco tempo per centrare l’obiettivo. Secondo quanto riferito ci mise solo 15 minuti, piantato su una doppia scala a pioli con la complicanza di non poter bloccare completamente il traffico.
A causa dei limiti di tempo, le riprese vennero pianificate con molta attenzione. Iain sapeva esattamente cosa stava cercando di ottenere.
Aveva anche preparato un disegno del risultato voluto, si vedono i Beatles al passo, il punto di fuga al centro dell’immagine, gli occhi dello spettatore attratti dalle linee convergenti di marciapiedi e alberi. Aveva tutto in mente.
Durante la sua vita, Iain Macmillan ha prodotto e firmato una serie di stampe a colori delle immagini della sequenza di Abbey Road ma non molte a quanto si dice e quindi molto ricercate dai collezionisti dei Beatles. Singoli test di ciascuna fotografia sbucano di tanto in tanto sul mercato ma solo occasionalmente, diventa disponibile il Santo Graal: una suite completa di varianti della copertina anteriore e della fotografia della copertina posteriore.
I prezzi di queste immagini iconiche sono altissimi, ma d’altra parte riflettono la loro importanza nella storia fotografica dei Beatles.
La fotografia di copertina di Abbey Road è ovviamente una delle fotografie rock ‘n’ roll più riconoscibili di tutti i tempi.
Analizziamola.
I Beatles sono l’evento principale al centro della scena. Non sono soli però. Non so se ci avete fatto caso ma altri personaggi appaiono a destra e a sinistra delle immagini realizzate. A pensarci è forte questa cosa, gente comune che si è ritrovata con la faccia stampata in una delle sequenze fotografiche più iconiche della storia della musica.
Di alcuni si sa il nome di altri no. L’uomo in piedi sul marciapiede destro che guarda lo svolgimento è il turista americano Paul Cole. Si trova proprio a sinistra della testa di John Lennon. In basso a sinistra, più indietro, ci sono tre decoratori, uno dei quali è stato successivamente identificato come Albert Duffy. C’è anche il quinto Beatle… il Maggiolino Volkswagen bianco, LMW 281F, parcheggiato a sinistra, che è diventato un oggetto di culto dopo essere apparso nell’album e, dopo essere stato venduto all’asta, è stato esposto al Museo Volkswagen in Germania. Robe da pazzi, ci sono collezionisti che venderebbero madre, moglie e figli per averlo nel proprio garage.
La fotografia di copertina è stata discussa e analizzato a fondo nel corso degli anni, tanto da avanzare teorie sulla morte di Paul McCartney, alcuni dicono che quello in questa cover era un sosia. (vabbè)
Ma che dire delle altre cinque fotografie della sessione di copertina scattate quel giorno: i tre passaggi da destra a sinistra e i due da sinistra a destra che non sono stati utilizzati? Sono stati riprodotti con parsimonia nelle pubblicazioni nel corso degli anni, ma l’opportunità di vederli insieme su una parete in una galleria consente uno studio attento dei contrasti e dei confronti tra loro.
Iain MacMillan, il fotografo ha realizzato una serie di stampe che mostrano i singoli numeri di fotogramma accanto alle immagini, così possiamo capire la sequenza.
A prima vista, ci sono alcune differenze interessanti. Sebbene Paul McCartney fosse notoriamente scalzo sulla copertina, in realtà appare con i sandali nei primi due dei sei fotogrammi. Appare con la sigaretta solo in un fotogramma.
Guardando le immagini con moltissima attenzione grazie anche all’uso di una lente si rivela un intero cast di personaggi sconosciuti. C’è una donna misteriosa con un top viola che appare nell’ombra profonda su tre fotogrammi. Chi era lei? Probabilmente non sa nemmeno di essere stata lì quel giorno, ma qualcuno saprà chi è. Nel fotogramma 3, un furgone nero si ferma dietro l’iconico Maggiolino bianco. Il furgone appare solo in un fotogramma, poi scompare. Guardando bene si può vedere il braccio sinistro del fattorino mentre si trova sul retro del furgone. È affascinante pensare che a seconda della scelta alcune facce sarebbero potute comparire sulla copertina ma per pochi attimi non ci sono. Unendo tutte le immagini e schiarendo le ombre compaiono almeno una dozzina di persone. Chi erano? Forse non lo sapremo mai.
Alcune curiosità:
Macmillan ha anche scattato una fotografia di un vicino cartello stradale piastrellato per la quarta di copertina. Da allora il cartello è stato sostituito, ma era situato all’angolo tra Abbey Road e Alexandra Road. Il bivio non esiste più; la strada fu successivamente sostituita dal complesso residenziale di Abbey Road, tra Boundary Road e Belsize Road.
– Il 22 maggio 2012 un frame della sequenza fotografica è stato venduto in una asta a Londra per £ 16.000 ($ 25.000).
– Iain Macmillan ha utilizzato una fotocamera Hasselblad con obiettivo da 50 mm, apertura f22, a 1/500 di secondo.
– Prima delle riprese, Paul McCartney aveva abbozzato le sue idee per la copertina, alla quale Macmillan aveva aggiunto un’illustrazione più dettagliata.
– Un poliziotto si occupò di bloccare il traffico mentre Macmillan, da una scala a pioli posizionata in mezzo alla strada, realizzò le riprese, era molto in ansia perché non poteva bloccare totalmente il traffico e chiese di fare in fretta. Venne fatto anche un test prima dello shooting, una fotografia di prova che mostra l’attraversamento vuoto.
Le prime ipotesi per il titolo furono “Four in the Bar” e “All Good Children Go to Heaven”, ma quello che alla fine sembrava essere in prima posizione fu “Everest” proposto da Neil Aspinall, manager e assistente del gruppo, (ispirato dalla marca di sigarette che fumava all’epoca il tecnico del suono dei Beatles Geoff Emerick), ma la band sembrava restia a volare in Tibet per effettuare le foto.
Quasi per gioco, Ringo suggerì come titolo “Abbey Road”, strada in cui si trovavano gli studi della EMI in cui i Beatles incisero per l’ultima parte della loro carriera (gli Abbey Road Studios).
Diario di Paul McCartney, 7-8 agosto 1969, si vede l’appuntamento segnato in agenda.
Altri appunti presenti sull’agenda di Iain
Targa messa a ricordo di questo giorno memorabile per la storia della musica e della fotografia
Sequenza di fotografie realizzate da Linda McCartney
Altri articoli di questa rubrica
La RAGAZZA AFGHANA è in ITALIA – Una storia che forse non tutti conoscono
Ian Howorth e l’esplorazione visiva dell’identità e dell’appartenenza.
Cornici private
PATRIZIA SAVARESE – Dal Rock alle Metamorfosi Vegetali
la triste storia della fotografia n.51 – ROSALIND FRANKLIN
HIROSHI SUGIMOTO – Tradurre il tempo in immagini
Paolo Ranzani: Il viaggio del Ritratto Fotografico (Breve storia e istruzioni per l’uso)
OLIVIERO TOSCANI : LA CACCA E’ L’UNICA COSA CHE SI FA SENZA COPIARE GLI ALTRI.
Adolfo Porry-Pastorel. Fotogiornalismo e piccioni viaggiatori
I ritratti di Teatri di Patrizia Mussa
Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
No comment yet, add your voice below!