Abbiamo intervistato Maurizio Bachis – Photo Channel manager di Nital e autore.
1. Sei responsabile prodotto nella tua azienda oltre che essere un autore. Che valore aggiunto ha portato il tuo mestiere alla tua autorialità?
Nell’azienda Nital S.p.A. nella quale lavoro da oltre 25 anni, mi occupo sia di Nikon Sport Optics (la divisone di Nikon che si occupa di strumenti per l’osservazione quali, per esempio, binocoli, fieldscope e telemetri laser), in qualità di responsabile prodotto, sia della gestione commerciale e strategica del canale Photo. Ho studiato e mi dedico alla fotografia da oltre 30 anni, per passione prima e per lavoro successivamente. Sono passato da essere un semplice promoter esperto di fotocamere durante fiere, eventi e altre manifestazioni, a ricoprire il ruolo di responsabile commerciale di un segmento del mercato fotografico.
La passione per la fotografia è rimasta, anche se il tempo per dedicarmici purtroppo è sempre meno.
Ho fatto mostre e realizzato anche un libro intitolato “Emozioni”, che esprime l’incontro tra emozione e immagine durante i miei viaggi intorno al mondo.
2. Per te che vivi da vicino anche il mercato della fotografia e ne vedi l’evoluzione, che consiglio avresti da dare a chi vuole lavorare con la fotografia oggi? E per chi desidera intraprendere un percorso di fotografia autoriale (esposizioni, pubblicazione dei propri lavori)
Vivere di fotografia oggigiorno non è semplice, ed è ancora più complicato nel campo autoriale ovvero vendendo fotografie, libri o esposizioni; noto che per molti professionisti la fotografia è diventata un ponte tra un evento, un soggetto, e la condivisione multimediale. Per tanti (soprattutto i più giovani) la fotografia è solo condivisione e spesso viene impoverita dell’aspetto creativo-artistico, scheletro fondamentale per strutturare un progetto iconografico. Sono partito studiando storia dell’arte per 8 anni, per meglio comprendere le regole di composizione, la funzione delle linee e degli equilibri tra volumi, masse e colori, per poi trasporlo nella fotografia dove, a mio avviso, pulizia formale ed essenzialità sono due must. Credo fortemente che “togliere e non aggiungere” sia il punto di partenza per creare un’immagine che funziona.
3. Tu insegni anche fotografia: chi si interessa alla fotografia oggi? Più uomini donne, ragazzi, ragazze? Come cambia il loro sguardo?
Lo smartphone ha ampliato la platea dei fruitori delle immagini, ma non della Fotografia. Però, sovente, grazie a questo strumento, i giovani più curiosi e creativi hanno fatto un passo in più passando dal fare semplici immagini di condivisione di un momento, a realizzare fotografie dove si inizia a fare ricerca e, di conseguenza, a migliorarsi.
Spesso questo è il passaggio: da smartphone, filtri digitali e App dedicate alla ripresa fotografica a Fotocamera, ottiche e editing fotografico con software dedicati…ed è proprio durante questo percorso che vengono scoperti e studiati i fondamenti della fotografia e che i giovani si appassionano, iniziando a creare con un mezzo più difficile da gestire ma con un potenziale molto più alto.
4. Come ti muovi di solito per i tuoi progetti personali? Strutturi i tuoi progetti in maniera precisa o ti lasci guidare anche dal caso?
Il tempo modifica tutto, muta il modo di porsi di fronte alle cose, e così anche nel mio percorso l’approccio e le tematiche sono cambiate. Le mie prime ricerche erano più tecniche, più accademiche, ricercavo la perfezione, le geometrie e la purezza formale, spesso con soggetti “inanimati” (still life, oggetti, fiori), dove avevo tempo e possibilità di girare attorno al soggetto e decider come e quando….poi sono approdato alla fotografia di reportage paesaggistico ed a quella ricca di particolari naturali o architettonici…poi ho iniziato ad introdurre l’elemento umano con intensi ritratti e figure intere… per poi arrivare ad interrogarmi sui momenti della vita visti e raccontati attraverso l’uomo come perno centrale, con intorno il “suo” mondo che ruota.
5. Tu sei anche esperto in stampa Fine Art ce ne parleresti?
Ho studiato molto i vecchi processi di stampa, dalle colle bicromatate alle gelatine agli alogenuri d’argento fino alle emulsioni di bicromato di potassio, e mi ha sempre affascinato la camera oscura, l’immagine latente, la magia dell’apparire. A Lione ho perfezionato l’arte della stampa in bianco/nero partendo dal sistema zonale di Adams per finire alla stampa su supporti materici come l’uso dell’Arche cotone per acquerello. Sono partito dai ritratti su grande formato, perché quelli mi facevano guadagnare quanto mi era necessario per sostenere le spese per i primi viaggi in oriente (Nepal, Thailand, Birmania, India).
6. La fotografia materiale, fisica, stampata al giorno d’oggi ha ancora rilevanza come mezzo per insegnare, imparare? e secondo te avrà importanza anche in futuro?
Anche i giovani oggi si stanno interessando al “retrò fotografico”, vuoi per una forma di moda vintage o perché la magia di una Polaroid che produce qualcosa di materiale e non solo un file da condividere, è sempre affascinante! Alcuni, i più audaci, sottraggono alla famiglia un garage o uno sgabuzzino, per immergersi nel buio rossiccio di una camera oscura per dare vita alle prime fotografie ingiallite non dal tempo ma dai primi errori di fissaggio instabile. I soggetti, la propria ragazza, gli amici, gli animali per poi arrivare ai primi nudi artistici ed alle prime geometrie astratte. Bisognerebbe fare cultura nelle scuole, anche nelle primarie, perché la fotografia è un vero linguaggio, un modo di esprimersi, una forma creativa che stimola il cervello e sviluppa la voglia di “fare” combattendo la noia che è il parassita comune che affligge molti giovani.
7. La fase di stampa è una fase fondamentale e articolata nel momento in cui si sceglie di rendere la propria immagine un qualcosa di materiale. Se si dovesse ad esempio avere necessità di stampare per una mostra, le scelte di output dovrebbero avere coerenza e senso con le intenzioni dell’autore. Quali aspetti si devono conoscere e prendere in considerazione? ( ad esempio scegliere una carta con texture se il proprio progetto ha a che fare con qualcosa di materico etc.)
Oggi con delle stampanti entry level e con delle carte di buona grammatura e con superfici opache, si possono creare delle vere proprie stampe di qualità professionale; il mezzo è diventato più semplice rispetto ad anni fa, quando la temperatura di solo un grado poteva rovinare tutto. La fase di stampa è importante, ma è solo l’output del processo creativo fotografico; bisogna guardare in modo più “wide”, quasi a a 360 gradi, partendo dallo studio e dalla ricerca di un progetto dove la storia e la ricerca di documentazione gioca una parte importante, per poi pianificare un progetto vero e proprio scendendo sui particolari realizzativi e solo infine approdare alla stampa… il cosiddetto workflow o “flusso del lavoro”, un cerchio ampio quanto la creatività di chi lo progetta e che sicuramente ha un inizio ma può anche non avere una fine.
8. Un argomento che ti sta a cuore
La creatività e la voglia di realizzare va alimentata dalle emozioni continuamente e nel mio passato almeno due/tre volte all’anno alimentavo questa mia voglia di creare guardando dal vivo le opere dei “grandi”. Con ogni mezzo di trasporto mi recavo ad ammirare le mostre fotografiche in giro per l’Europa e ricordo con piacere le esposizioni della fiera Photokina di Colonia, oppure le mostre del Photoshow di Milano, ma anche le esposizioni dei grandi maestri Ansel Adams, Mc Curry, Salgado, che sono vere e proprie icone sacre della fotografia.
Dopo ogni visita tornavo carico di energia creativa e di idee, pronto per iniziare un nuovo progetto fotografico che sovente si trasformava in una vera e propria nuova avventura in giro per il mondo… perché la fotografia, per me, in fondo, è sempre stata un emozionante viaggio.
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