Nel I960, il fotografo cubano Alberto Korda scattò a Ernesto Che Guevara una foto destinata a diventare la fotografia più riprodotta della storia.
E’ stata riprodotta su tutto, dai semplici poster alle banconote, t-shirt, bibite gassate, pacchetti di sigarette, preservativi e anche sulla biancheria intima femminile. Si è diffusa in milioni e milioni di esemplari. Icona delle icone, simbolo di ribellione ma anche feticcio che si trasmette di generazione in generazione.
Il più celebre fotoritratto del XX secolo, ma anche l’immagine più riprodotta della storia… forse seconda solo al volto di Gesù.
Ma il paragone non regge in quanto di Cristo non si hanno notizie “comprovate” né sulle sembianze né sulla vita (non me ne vogliano i Cristiano Cattolici Credenti) ma sopratutto la riproduzione del figlio di Dio si rifà a raffigurazioni di ritratti diversi e di varie epoche.
Come immagine “unica” comprovata… mi spiace ma vince il Che!
Esistono molte varianti e leggende intorno al momento dello scatto, quelle che vi riporto dovrebbero essere le parole più accreditate visto che provengono (così sembra) direttamente dall’autore.
Disse Korda in una intervista: “Non ho nessun merito, è stato un atto istintivo, automatico e la foto non è nemmeno molto incisa perché non ho avuto il tempo di mettere bene a fuoco. Era il giorno dello scoppio di una bomba messa come sabotaggio sulla nave la Coubre che portava il primo carico d’armi comprato dalla rivoluzione e che aveva provocato molti morti e moltissimi feriti. Eravamo nel marzo 1960, la situazione era sempre più incandescente e avrebbe presto portato all’invasione mercenaria della Baia dei Porci. Vi furono i funerali delle vittime e poi un comizio di Fidel. Il Che era stato in prima fila durante il corteo, poi era scomparso. Io fra la folla scattai alcune foto a Fidel, poi a Sartre e a Simone de Beauvoir che erano lì vicini, quando all’improvviso riapparve il Che. Mi colpì quello sguardo, che esprimeva tutta la sua rabbia per l’attentato e il dolore per le vittime. Rimase sul palco pochi secondi, e scattai d’istinto quelle due uniche immagini. Fu solo dopo sette anni che quella foto saltò fuori. Fu l’editore milanese Giangiacomo Feltrinelli (se ne fece regalare due copie dal fotografo) a diffonderla in tutto il mondo pubblicandola sia come poster nel ’67 sia, un anno dopo, come copertina del libro “Diario in Bolivia”. Uscì poi come copertina su Paris Match e da lì in tutto il mondo come la più adatta ad essere riprodotta in mille e mille modi, come tutti sapete.”
Una fotografia, un’icona, una storia. Mille storie. Usata e abusata. Adorata e violentata. Diffusa a macchia d’olio grazie (per colpa?) anche a personalità come Jean-Paul Sartre e Andy Warhol.
Lo stesso Fidel Castro ne approfittò per promuovere la Rivoluzione cubana e la fece riprodurre in ogni angolo della sua Cuba. (Marketing?)
La più celebre rappresentazione è quella con sfondo rosso, ma esistono anche un Che Topolino, un Che Monna Lisa, un Che con gli occhiali di Jean Paul Gaultier.
In italia si diffuse velocemente dopo che venne usata come bandiera per la rivoluzione studentesca del 68′.
Icona pop per eccellenza la si trova anche su moti dischi come ad esempio «American Life» di Madonna e «American Five Dollar Bill» di Pedro Myer (in cui il viso di Abraham Lincoln è sostituito da quello del Che).
In tv sono rimaste memorabili le apparizioni in South Park e nei Simpson.
Ultimamente, qui da noi, si sono viste anche magliette con un Beppe Grillo Che Guevara!
Alberto Korda morì nel 2001 e per tutti questi anni ha assistito alle continue manipolazioni della sua foto senza pretendere diritti.
Disse che le grandi idee e quindi anche le grandi immagini, appartengono a tutti, volano libere e si posano ovunque trovino menti aperte disposte ad accoglierle e a custodirle.
Già questo pensiero ha qualcosa di incredibile ai giorni nostri, ma il Che e Korda erano uomini di un altro mondo, di un’altra pasta, di ben altro pensiero.
Una cosa divertente che però va narrata è che invece un paio di volte, il buon Korda, mise di mezzo i suoi avvocati. Fu quando il cattivo gusto superò il limite, come quella volta che in Australia una casa dolciaria impresse l’immagine del Comandante sulla confezione dei suoi gelati Magnum al …“Cherry Guevara”».
Decisamente troppo!
Ma uno degli utilizzi promozionali che mi lasciano più perplesso fu quello intrapreso dal reverendo inglese Peter Owen-Jones, che per conto del «Church advertising network», l’organo responsabile delle campagne pubblicitarie della Chiesa anglicana, ebbe l’idea di riportare i fedeli a messa facendo affiggere nelle strade del Sussex un manifesto con la celebre immagine di Ernesto Che Guevara sovrapposta a quella di Cristo. Sfondo rosso e slogan a effetto: «Scoprì il vero Gesù»
Chiudo con una frase di Antonio Banderas che ha partecipato ad un film documentario dal titolo “Chevolution” che narra proprio la storia di questa icona.
“Ormai il Che è stato metabolizzato dal sistema. Con questa riproduzione infinita e planetaria, il capitalismo ha dimostrato di saper divorare tutti, anche i suoi nemici”.
Note:
Alberto Díaz Gutiérrez (L’Avana, 14 settembre 1928 – Parigi, 26 maggio 2001) è stato un fotografo cubano.
Conosciuto come Alberto Korda, diventò famoso per il suo ritratto a Ernesto Che Guevara, “il Guerrillero Heroico”. Prima della rivoluzione castrista era fotografo di moda. Nel 1960 diventò fotografo del quotidiano Revolución. Morì per un attacco di cuore durante una sua mostra personale a Parigi nel 2001. Fu seppellito a l’Avana nello stesso anno.
—-
“Chevolution” è un film del 2008 diretto da Luis Lopez e Trisha Zipp.
“La seconda vita del Che. Storia di un’icona contemporanea” è un libro di Michael Casey – Feltrinelli 2010
Dal 2010 sta girando in tutto il mondo la mostra “Che, revolution y mercado” dedicata alla storia del celebre ritratto. Vengono riportate molte rappresentazioni celebri e meno celebri, gli omaggi le parodie e le caricature, ma anche reliquie e souvenir della vita del Che.
Altri articoli di questa rubrica
IMMAGINI E SEGNI: ITALIA, 1969-89 – PRATICHE DI MEMORIA
Lara Zankoul – Sopra o sotto?
David Yarrow – Storie di un pianeta che abbiamo la fortuna di chiamare casa
BAND AID e LIVE AID – Due cose bellissime che non servirono a nulla
PAOLO MONTI – Il dilettante che fece scuola ai professionisti
JEANLOUP SIEFF – L’eleganza immortale
KATIA BERESTOVA – “Vado più in profondità e uso la poesia visiva”
Martine Franck e l’ombra di Henri Cartier Bresson
Mária Švarbová – L’acqua è uno specchio per le persone e per le loro anime
La RAGAZZA AFGHANA è in ITALIA – Una storia che forse non tutti conoscono
Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
No comment yet, add your voice below!