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Ap/Punti di vista – TEATRO CARIGNANO – Dalle origini al restauro di Adele Re Rebaudengo. Fotografie di Gabriele Basilico.

di Paolo Ranzani

Lo sguardo del fotografo si posa su ciò che ormai è nascosto e che il pubblico non vedrà mai: il rovescio di una scenografia.

Questo libro è quasi raro, poco conosciuto ma davvero sublime. Mi è stato regalato, tempo fa, dall’Assessore alla cultura della Regione Piemonte Giampiero Leo, personaggio amato dalla nostra città per le sue battaglie culturali e i suoi impegni civili.Da quel giorno svetta nella mia libreria e oggi ve ne voglio parlare e raccontare la storia.Il teatro Carignano è un Capolavoro storico della città di Torino. Il suo nome completo è Teatro dei Principi di Carignano, ed è il più antico teatro di Torino, nonché uno dei pochi teatri settecenteschi italiani tuttora in attività.
Di proprietà della città dal 1932, è un teatro che originariamente ospitava unicamente commedie, a differenza del Teatro Regio, che era destinato a ospitare principalmente l’Opera. Sul suo palcoscenico si sono alternati alcuni dei nomi più celebri del panorama musicale e teatrale fra cui Niccolò Paganini, Arturo Toscanini, Eleonora Duse, Vittorio Gassman, Dario Fo, Franca Nuti e si è avvalso di grandi registi e direttori artistici, quali Luigi Pirandello, Nico Pepe e Luca Ronconi.

Nel 2009 subì un restauro, un restauro filo-logico e audace al tempo stesso ed ha consentito di dare a questo luogo tanto importante dal punto di vista artistico e culturale una nuova vita più funzionale e più consona alle esigenze della modernità.Mutazione tecnologica che Gabriele Basilico, su richiesta di Agartha Arte, ha scrupolosamente registrato e restituito. Gabriele Basilico è fotografo di grandi spazi, dagli ipertrofici snodi autostradali alle periferie delle metropoli come Istanbul, Berlino, Mosca o Madrid, ai vasti territori extraurbani, oggi quasi completamente edificati, come la Silicon Valley.
Quando nel cuore della città lo spazio si riduce per densità edilizia e chiude ogni prospettiva impedendo la visibilità del lontano, restituendo al luogo il valore di uno spazio interno, come nella serie su Montecarlo, solo la visione dall’alto consente di riconquistare un rapporto con la città e di poter leggere e comprendere il tessuto urbano.

L’indagine nel cantiere del Teatro Carignano è tutta interiore. È un viaggio dentro al suo corpo. Il sistema delle impalcature, dei ponteggi, delle passerelle, delle tubazioni occupa lo spazio fino alla saturazione, tanto da renderlo invisibile e indecifrabile.
Gabriele Basilico vi entra esplorando l’interspazio lasciato libero tra le superfici del cantiere attraverso un percorso nel labirinto del suo tessuto connettivo in fase di rigenerazione. Lo sguardo del fotografo si appropria metaforicamente del metodo endoscopico cercando di restituire, nella stratificazione di visioni delle diverse fasi del restauro, una nuova ‘geografia’ di questo luogo pieno di fascino. Il suo lavoro consiste allora nel ricostruire, là dove è possibile, nuove prospettive dal caos e dal disordine, nell’aprire nuovi punti di fuga e ritrovare infine un centro di gravità e di equilibrio.

Si possono quindi guardare queste immagini come la sublime esposizione di ciò che ormai è nascosto e che il pubblico non vedrà mai: il rovescio di una scenografia, della più spettacolare delle scenografie, quella di uno fra i teatri più belli d’Italia che gli ori e le luci fanno oggi brillare di nuovo in tutta la sua bellezza e lo possiamo cogliere anche grazie a insolite, per Basilico, immagini a colori.

 

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