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Ap/Punti di vista – Meglio ladro che fotografo di Ando Gilardi

di Paolo Ranzani

«Senza le fotografie, niente è davvero successo»

(Ando Gilardi)

Desideravo raccontare di Ando Gilardi e del suo libro “Meglio ladro che fotografo”, ma solo a pensare di riuscire a far arrivare anche solo una millesima parte del maestoso personaggio, mi sono arreso. Non so da dove partire, ne ha fatte tante e ne ha fotografate di più e ne ha dette ancora il doppio. I suoi libri, per me, sono stati delle epifanie, ognuno di loro mi ha aperto la mente per aver inventato nuove strade su cui riflettere. Mi piacerebbe fosse ancora vivo per ascoltare cosa direbbe sui social: probabilmente avrebbe un profilo so ogni piattaforma, di sicuro avrebbe aperto lui il primo profilo italiano su TikTok; era troppo curioso, era troppo estroso, era troppo avanti per tutto. Ancora oggi, leggendolo, scopri che stava sei passi avanti e due di fianco. Come fare quindi per raccontarlo o per accennare ad uno dei libri di cui vi voglio parlare? Niente, vi riporto in breve due cose sulla sua vita (ma poi voi approfonditela, vi farà bene) e poi vi copio letteralmente un paio di passaggi sublimi della sua intervista presente nel libro. Basta leggere due sue risposte per capire che se non lo avete letto dovete correre a comprarlo.

È un libro che già dal titolo “intero” ti fa partire la curiosità “Meglio ladro che fotografo. Tutto quello che dovreste sapere sulla fotografia ma preferirete non aver mai saputo”. Si legge rapidamente ma non è di immediata e facile comprensione, potrebbe apparire ostico, complesso, polemico. Ma fidatevi, poi si fa semplice e fa anche ridere parecchio. È un libro che affronta vari temi cari alla fotografia dove Ando racconta e si racconta, risponde alle domande e ti spiazza.

Fotografo, storico, critico, editore… Ando Gilardi nato in Piemonte nel 1921 e morto vicino a dove era nato nel 2012 ma la sua vita lo ha portato in giro per tutta l’Italia. Ando è una delle figure più eclettiche e originali della storia della fotografia italiana. La Fototeca Storica Nazionale, da lui fondata nel 1959, ospita circa 500.000 immagini e rappresenta un archivio pionieristico sugli usi e le funzioni sociali della fotografia.

Suggestioni tratte dal libro:

– Meglio Ladro che Fotografo – A. Gilardi.

Editore: Mondadori Bruno

 

  1. (intervistatrice) – Con che titolo devo chiamarla, Ando Gilardi?

  2. (Ando Gilardi) – Fotografo è poco se si pensa all’analogico, è troppo se si pensa al digitale, lo sto studiando adesso; critico assolutamente no se si pensa a uno che giudica le fotografie altrui, storico mi va bene se ci si riferisce non al prodotto ma al mezzo.

 

  1. Scherza?!

  2. – Paolo Nimias, il direttore della rivista alla quale collaboro, venne a trovarmi in campagna e facemmo una passeggiata nei boschi, ogni tanto mi fermavo e scattavo, al ritorno mi chiese se dopo gli avrei mostrato le foto, gli dissi che l’apparecchio era scarico.

 

  1. Mi pare di capire che non ha una simpatia per i critici e la critica.

  2. – Non ho simpatia verso chi usa un potere, che crede di avere o che gli viene attribuito, per rendere infelice qualcuno. Io mi occupo di fotografia e ho deciso di farlo per rendere felice chi mi chiede se le sue istantanee siano belle o brutte. Quando sono costretto a dare un parere autorevole, non giudico la fotografia ma il fotografo: se è in buona fede le sue foto saranno belle. È perfino un modo di dire “mettere l’anima” nelle cose, se l’anima è bella, è bella anche l’immagine. I critici parlano della fotografia come se le foto fossero fatte a mano. Il critico della fotografia non ha nulla a che fare con quello della pittura o della musica. Quello della pittura può capirla anche se non sa dipingere, il critico che non sa suonare ma sa leggere lo sparito può dare un giudizio valido anche se sordo. Il critico fotografico dovrebbe essere un vero fotografo e conoscere la storia dei mezzi per fare le immagini. Io giudico l’anima dell’artista non quello che fa.

[…]

 

  1. La fotografia non è arte?!

  2. – L’arte reale, vera, è un lavoro e non un passatempo. Nel concetto storico e sociale di arte si intende che si tratti di un prodotto da vendere. Ora, il lettore di una rivista sull’arte fotografica non si sognava nemmeno di essere pagato per fare istantanee. È come il ballerino del sabato sera che paga un ingresso alla balera per ballare, ma diventa arte solo quando dalla sala da ballo passa al palcoscenico: prima è solo consumo del ballo, dopo diventa produzione e quindi spettacolo. Ma nel caso della fotografia, è colpa delle riviste per fotografi dilettanti: creare una pericolosa illusione. L’illusione ha impedito il salto che la fotografia avrebbe potuto fare per diventare un nuovo genere dell’arte, culturalmente riconosciuto. Il dilettante compra la rivista perché pubblica istantanee che anche lui è certo di poter fare se si trovasse davanti allo stesso modello con il proprio apparecchio.

Ad esempio: alla Biennale di Venezia, se un artista espone una tela, taglia una tavola bruciata, gli altri artisti che dipingono solo ad olio non chiederanno alla direzione di scegliere solo quadri a olio minacciando di disertare la mostra. Questo accadeva per la galleria dell’arte fotografica per la selezione culturale del Salone Internazionale Cine Ottica Fotografia che era la Biennale di Milano. Direttore di tutto era sempre l’unico giudice che sceglieva le immagini che anche i fotoamatori erano in grado di fare. Milioni di dilettanti vivono in un mondo che hanno creato a proprie spese e dove sognano in un mondo che hanno creato a proprie spese e dove sognano di essere artisti, non possono essere delusi dal mensile, altrimenti non lo comprerebbero più. La fotografia amatoriale è una distrazione dai pensieri quotidiani. Anche il dilettante può fare un buco nell’istantanea con la sigaretta ma poi dovrebbe spiegare il perché, e non lo sa fare perché nel profondo non crede di aver fatto un’opera d’arte moderna come i pittori, i quali hanno lasciato il figurativo per l’astratto e l’astratto per il concettuale per diverse ragioni estetiche, storiche, economiche e di mercato. L’arte fatta a mano ha radici antiche, trova le sue principali e profonde ragioni nella religione. La fotografia è atea, è nata con l’illuminismo e il clima positivista, è un corpo senz’anima, o almeno la filosofia non gliene ha ancora trovata una. Diciamo che per ora non esiste quella che secondo Leo Fritz Gruber sarebbe una sua ontologia, l’esplicita specificazione di una concettualizzazione fotografica.

 

  1. Ma lo stesso mercato fotografico, la stessa industria, non potevano promuovere una vera cultura, una vera estetica fotografica?

  2. – L’industria ha reso sempre più facile, divertente e superficiale fotografare, fornendo anche servizi di sviluppo e stampa, togliendoli al fotografo e successivamente rivendendoglieli. Nel 1888 la Kodak lancia sul mercato la sua prima macchina fotografica con lo slogan:” You press the button, we do the rest!”. L’apparecchio doveva essere spedito alla Kodak, che provvedeva allo sviluppo delle foto. La macchina, ricaricata con una nuova pellicola da 100 pose, veniva restituita al proprietario. Si può fare a meno di un genere artistico, ma non della fotografia amatoriale che ha cambiato la storia e ha reso visibile quello che prima era invisibile perché troppo piccolo, troppo veloce o troppo lontano. Ma soprattutto ha reso evidente quello che era da sempre rimosso, cancellato dalla storia dell’uomo perché smentiva l’ipotesi che fosse un brav’uomo, come la Shoah.

 

[…]

 

Per saperne di più su Ando Gilardi:

http://www.culturaitalia.it/opencms/it/contenuti/focus/focus_9252.html

https://fototeca-gilardi.com/

http://fascinointellettuali.larionews.com/passione-fotografia-storia-ando-gilardi-raccontato-intervista/

 

Bibliografia di Ando Gilardi

  • Il colore nella fotografia, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1972.
  • La fotografia dalle origini… alla fotoincisione, Ilford Scuola, Saronno (Varese) 1981.
  • Spiracolo-foto-grafia…, ovvero: La fotografia senza obiettivo, Ilford Scuola, Saronno (Varese) 1981
  • Fotografia macchina per insegnare, Ilford Scuola, Saronno (Varese) 1979
  • La fotografia nell’epoca della sua riproducibilità artistica (in Il Miracolo di San Samuele. Ipotesi per un museo immaginario), Ilford, Saronno (Varese) 1979
  • Il Risorgimento italiano nella documentazione fotografica, estratto dalla rivista Ferrania, Milano 1960
  • Sillabario fotografico per la prima elementare
  • Muybridge, il magnifico voyeur, Gabriele Mazzotta editore, Milano 1980
  • Storia della fotografia pornografica, Paravia Bruno Mondadori Editori, Milano 2002
  • Storia sociale della fotografia, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano 1976. Paravia Bruno Mondadori Editori, Milano 2000
  • Wanted! Storia, tecnica ed estetica della fotografia criminale, segnaletica e giudiziaria, Gabriele Mazzotta editore, Milano 1978. Paravia Bruno Mondadori Editori, Milano 2003
  • Meglio ladro che fotografo. Tutto quello che dovreste sapere sulla fotografia ma preferirete non aver mai saputo. Paravia Bruno Mondadori Editori, Milano 2007
  • Lo specchio della memoria. Fotografia Spontanea dalla Shoah a You Tube. Pearson Paravia Bruno Mondadori Editori, Milano 2008
  • La stupidità fotografica, Johan & Levi, Monza (MB) 2013 (postumo)

 

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