di DARIO MANGANO Edito da Carrocci editore (Le bussole)
Ultimamente si sente sempre di più usare la metafora del “linguaggio fotografico” e si tende a pensare alla fotografia come ad un testo, una parola che non deve necessariamente farci pensare a un libro, ma ad una tela fatta da tanti fili, complessa e strutturata al suo interno.
Il problema non è l’adeguamento della fotografia alla realtà ma la relazione che si istituisce tra le due, che produce effetti su entrambe. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: da quando abbiamo imparato a fotografare è cambiato il modo in cui percepiamo il mondo che ci circonda. Ma la fotografia può essere considerata un linguaggio? Forse messa così è una visione romantica che ci piace raccontare ma risulta anche essere una forma semplicistica. Una fotografia, una immagine visiva è una forma molto complessa di segni, tracce, contenuti, significati, quindi forse sarebbe più opportuno iniziare ad ampliare l’idea e usare la parola al plurale: LINGUAGGI.
Già il fatto di poter fermare la realtà e quindi di sovvertire il senso mutevole che la realtà ha con se ci porta una contraddizioni in termini, essa non può restare “la realtà”.
Il senso del testimoniare è solo una delle possibilità aperte dal nostro decidere, chi – cosa – come – quando – in che modo.
Cartier-Bresson diceva che l’istante decisivo è “il riconoscimento immediato, nella frazione di un secondo, del significato di un fatto e, contemporaneamente, della rigorosa organizzazione della forma che esprime quel fatto”.
Li vedete già i molteplici livelli che si scompongono?
Per approfondire l’argomento è necessario entrare nei meandri della Semiotica applicata alla Fotografia.
Userò le parole dello stesso prof. Dario Mangano: “La semiotica studia i sistemi di significazione, il loro funzionamento e dunque il modo in cui il senso si produce e trasforma. Rispetto alla fotografia, allora, lo scopo non è dire cosa essa significhi – in generale o in particolare, facendo riferimento a uno specifico scatto – ma come lo faccia. Quali meccanismi, cioè, si mettono in moto quando guardiamo una fotografia, e cosa succede quando invece siamo noi a farne una. Perché ogni volta, consapevoli o meno che ne siamo, articoliamo una materia espressiva, e questa operazione avviene all’interno di un quadro di riferimento condiviso senza il quale, banalmente, non ci capiremmo. E invece, non solo capiamo benissimo le fotografie, ma le usiamo continuamente per esprimerci: per denunciare, affascinare, ricordare, colpire, sedurre, riflettere, e qualche volta perfino per dimenticare.”
Un altra constatazione che amiamo fare in questa epoca e cercare di capire il valore della fotografia, di certo sappiamo che è decisamente cambiato, non solo in termini di percezione ma anche di uso programmato dell’immagine. Prendiamo ad esempio i Selfie.
Oltre al fatto di aver capito che è divertente e che facilita la possibilità di vedersi mentre si scatta, il punto fondamentale è che ormai sappiamo il percorso che farà quell’immagine, essa non resterà in un album, non finirà in un laboratorio, ma a tempo zero sarà diffusa, lanciato nello spazio dei byte e visionata da un considerevole numero di persone, come lo sappiamo noi lo sanno ad esempio anche i politici, e non è un caso che alcuni di loro incoraggino a fare i selfie e che metodicamente e pazientemente si dedicano a sorridere a migliaia di click fianco a fianco al possessore dello smartphone, sanno benissimo che quella loro faccia sarà propagata infinite volte, una propaganda pazzesca e impensabile fino a pochi anni fa.
Questi e altri stimoli li possiamo trovare nelle straordinarie pagine di questo libro che cambierà ancora di più la nostra percezione del mondo fotografato e fotografabile ma anche il modo in cui pensiamo noi stessi e le relazioni interpersonali che intratteniamo.
Ammesso e non concesso che un’immagine valga più di mille parole…. mille immagini quanto valgono?
Altri articoli di questo autore
GIANNI BERENGO GARDIN. L’OCCHIO COME MESTIERE
HIROSHI SUGIMOTO – Tradurre il tempo in immagini
OLIVIERO TOSCANI : LA CACCA E’ L’UNICA COSA CHE SI FA SENZA COPIARE GLI ALTRI.
Adolfo Porry-Pastorel. Fotogiornalismo e piccioni viaggiatori
I ritratti di Teatri di Patrizia Mussa
SOPHIE CALLE “La fotografia come testimone di me stessa”
“Gli archivi dei fotografi italiani: un patrimonio da valorizzare”
TIZIANO TERZANI – “L’immagine è un’esigenza lì dove le parole da sole non bastano.”
TOMMASO OTTOMANO – IL REGISTA DEI MANESKIN
Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
No comment yet, add your voice below!