L’uomo che creò icone
Nato nel 1955 a Strijen, in Olanda, la sua adolescenza è stata scandita dal ritmo del rock e dalla fascinazione per la musica. Andava ai concerti e si divertiva a realizzare fotografie e così fece al concerto dei “Solution” a Groningen, dove scattò alcune immagini dello show e le inviò alla rivista Muziek Parade che le pubblicò subito. Aveva 17 anni, e da lì tutto ebbe inizio.
Il primo lavoro con l’Inghilterra arrivò nel 1972: Per cinque anni è stato il principale fotografo delle copertine del «New Musical Express» lavorando sempre in trasferta, poi decise di andare a Londra pur essendo senza soldi, lo fece per istinto, non aveva aspettative, era curioso di capire come sarebbe andata questa avventura e così racconta: “ Le mie foto venivano pagate in base alle dimensioni nelle quali venivano pubblicate e a volte prendevo solo 5 sterline – ero “economico”.
Possiamo ora dire che andò davvero molto bene questa sua avventura, fotografo e regista di grande successo.
Le immagini di Corbijn le abbiamo impresse nella memoria magari senza sapere che sono state realizzate da lui, ha immortalato l’essenza musicale dei più grandi artisti della scena musicale dalla fine degli anni 70 ad oltre gli anni 90.
Boy George, Sinead O’Connor, Frank Sinatra, Bruce Springsteen, Pet Shop Boys, Liam and Noel Gallagher, Bryan Adams, Bono, Michael Stipe, Bob Dylan, Lou Reed, Morrissey, Billy Idol, Brian Ferry, David Bowie, Nik Cage, Mick Jagger, Kurt Cobain, Annie Lennox, Jackson Browne, Neil Young, Lenny Kravitz, Keith Richards, ZZ Top, Sting, Björk, Johnny Cash, Iggy Pop, Courtney Love…
Ha realizzato delle vere e proprie icone, spesso le sue imagini hanno modificato addirittura l’immagine stessa del musicista che è diventato quello riprodotto nell’immagine. Ha creato stili e tendenze.
La sua cifra stilistica è immediatamente riconoscibile: quasi mai in studio, bianco e nero contrastato a volte con dominante cromatica, stile essenziale, quasi scarno, privo di orpelli e dettagli pomposi o falsamente glamour; equilibrio ed eleganza, pur nella scelta di inquadrature talvolta inconsuete. Soprattutto, l’occhio del fotografo si concentra sul soggetto, riuscendo a rivelarne il carattere, la complessità, le pieghe più nascoste della personalità, ha rivoluzionato il linguaggio fotografico legato alla musica.
La sua collaborazione più nota è quella con gli U2, un sodalizio più che ventennale cominciata a New Orleans, quando Corbijn, che doveva realizzare un servizio per un settimanale inglese, fotografò per la prima volta i quattro giovani musicisti irlandesi.
Una lunga avventura, illustrata nel volume U2 & io. Fotografie 1982 – 2004 (Rizzoli, 2005).
Le 375 immagini sono accompagnate da didascalie e aneddoti come un imponente diario in cui si percepisce il percorso di maturazione della band e, di riflesso, quello parallelo del fotografo olandese. Tra le pagine, emerge la forte sintonia tra il gruppo e Corbijn, definito il “quinto U2” per la sua influenza nelle scelte artistiche di Bono e compagni. Da ricordare, tra le copertine passate alla storia, The Unforgettable fire (l’effetto drammatico è dato dalla pellicola a infrarossi) e The Joshua tree (il cui titolo nacque da un’intuizione del fotografo).
Non solo fotografo ma anche regista, nella musica ha realizzato oltre 100 videoclip, quasi tutti quelli dei Depeche Mode, ha lavorato con i Nirvana, Sting, Peter Gabriel, Brian Adams, Metallica, Coldplay, Roxette, Red Hot Chili Peppers (…) In una intervista racconta che ne ha rifiutati anche molti, proprio così, ha respinto le richieste di grandi artisti, dice che se non si sente affine a quella musica non desidera lavorarci insieme. Purezza e coerenza fantastiche.
Anche il cinema ha accolto le visioni di Corbijn, amo ricordare il bellissimo “The American” del 2010 con George Clooney e Violante Placido girato quasi tutto in Italia e anche “La spia (A most wanted man)” del 2014 basato sul romanzo “Yssa” di John le Carré con uno straordinario William Dafoe e l’ultima, purtroppo, apparizione del sublime Philip Seymour Hoffman, trovato morto pochi giorni dopo le riprese per una overdose da mix di farmaci e droghe.
Anton Corbijn firma anche un film biografico che si avvicina con attenzione e realismo a due vite destinate a intrecciarsi grazie all’arte. La storia dell’incontro avvenuto realmente nel 1955, tra il giovane fotografo Dennis Stock e James Dean.
“LIFE” è il titolo del film che riesce a unire a un ritratto ben curato di uno degli attori più iconici del mondo del cinema quello di un giovane fotografo alla ricerca del successo professionale, pronto però a mettere a rischio un lavoro sicuro per seguire il proprio istinto come artista. Una storia che solo un fotografo poteva raccontare.
Tornando alla fotografia; il libro che forse ha consacrato Anton Corbijn in tutto il mondo è STAR TRAK (ed. Schirmer and Mosel, Munich. 1996). Tracce di Star, titolo perfetto per un contenuto davvero magico, una intro scritta da Brian Eno e 113 ritratti straordinari di artisti altrettanto meravigliosi. La texture della grana fotografica decisamente evidente, le ampie sezioni sottoesposte, le aree non nitide, volutamente sfocate, rendono le fotografie a volte imperfette ma “vive”, come ha affermato lo stesso Corbijn: “La perfezione spesso toglie il respiro all’opera. Certo, sono sottili sfumature, forse non sono davvero percepibili, ma penso che il mio lavoro respiri ancora”.
In effetti quando io riguardo le fotografie dei suoi libri, mi fermo ad osservare quella grana e cerco di capire come possa un “difetto” così antiestetico diventare una cifra stilistica bellissima. Bisogna essere un autore davvero eccezionale per spostare così tanto la visione, devi essere un grande autore per arrivare a quel livello di stile. E lui lo è.
Corbijn ha studiato per parecchi anni questa storia della grana e non scherza quando lo dice “ L’ho studiata attentamente per cinque anni. È qualcosa di molto semplice: quando ero giovane le uniche foto che potevo fare erano foto dal vivo, e usavo questa pellicola ultra sensibile per non usare il flash, mi veniva fuori una grana particolare perché spesso non c’era abbastanza luce ai concerti. Non avevo molti soldi, e volevo fare anche delle foto all’aperto, così ho trovato un modo per poter usare la stessa pellicola. Quando ho avuto più soldi avrei anche potuto cambiare, ma ormai quella grana e il modo in cui scatto erano diventati una scelta artistica e ho continuato così.”
Due libri immancabili nella vostra libreria.
U2 & io. Fotografie 1982 – STAR TRAK – By ANTON CORBIJN
“Mi sono accorto che spesso le mie fotografie sono diventate l’immagine degli artisti che ho fotografato e quindi l’immagine che ho di loro sono le mie stesse fotografie.” (A.C.)
Ritratti nelle fotografie:
– ANTON CORBIJN – COVER “U2 AND I” – COVER “STAR TRAK” – U2 – BOB DYLAN – KEITH RICHARDS – SINEAD O’CONNORS – PJ HARVEY – U2 – BONO VOX – BONO VOX – COVER FILM “LIFE” – STING – VANESSA PARADIS COURTNEY LOVE – NAOMI
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TOMMASO OTTOMANO – IL REGISTA DEI MANESKIN
Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
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