
Ansel Adams, uno dei fotografi più celebrati del 20° secolo, è noto a tutti per le sue incredibili fotografie di paesaggi in bianco e nero che raccontano i capolavori di madre natura.
Nato a San Francisco nel 1902, in giovane età si rivela un cattivo studente, non c’è nulla da fare ad Ansel Adams non piace andare a scuola e così comincia a prendere lezioni di pianoforte ma finirà con l’abbandonare anche quelle 3 anni dopo. Non era un ragazzo in piena salute, ne aveva passate di tutti i colori ma in qualche modo è riuscito a superarle egregiamente guarendo anche dall’influenza spagnola, una patologia che aveva ucciso milioni di persone in tutto il mondo. Probabilmente fare i conti con diversi eventi tragici ne hanno poi plasmato il carattere e lo hanno reso deciso e testardo nella precisione dei suoi gesti.
Avendo da piccolo desiderato fare il pianista, Ansel Adams considerava gli errori al pari del “fare le scale”, ovvero parte del processo di crescita. E questo era il suo personalissimo approccio alla fotografia, di conseguenza molto diverso dalla descrizione che a volte si legge sul suo conto, troppo spesso è stato definito descritto come un eccessivo fanatismo tecnico. Il suo Sistema Zonale e le sue prove possono essere paragonate a quelle di un musicista che cerca di evitare una nota sbagliata, che prova e riprova la sequenza di gesti e movimento, un balletto di tecnica ed estetica.
“Era una delle persone più gentili, divertenti e brillanti che io abbia mai incontrato.” Così lo ricorda il suo amico, assistente, allievo e fidato stampatore Alan Ross. Nei quasi undici anni trascorsi collaborando regolarmente con lui, non l’ha mai visto perdere la pazienza e racconta che non ha mai lasciato che il successo gli desse alla testa; ha sempre permesso che il suo numero di telefono fosse pubblicato negli elenchi telefonici e amava condividere le sue conoscenze della fotografia con tutti, amici e colleghi.
Un altro ricordo che penso sia interessante raccontare appartiene sempre ad Alan Ross: “Grande importanza ha avuto per me poter lavorare insieme a lui in camera oscura. Guardarlo esporre un foglio di carta sotto l’ingranditore era come vedere un balletto: ogni movimento era fluido e controllato, mai frenetico come capita di vedere in certi film. Non usava nemmeno il timer per calcolare l’esposizione, ogni stampa era come scandita dal ritmo di un metronomo; se voleva aumentare l’esposizione di 7 secondi nell’angolo di una stampa, in quell’angolo l’esposizione aumentava esattamente di 7 secondi, non 6 secondi e mezzo, non 8 secondi, erano 7 precisi.”
Fondamentale per lui fu iscriversi al Sierra Club, un’organizzazione ambientalista che organizzava annuali gite per i propri soci, occasione in cui Ansel Adams scatterà moltissime fotografie che gli permetteranno di migliorare la propria tecnica.
Nel 1926 conobbe Albert Bender, amico e finanziatore del suo primo progetto “Parmelian Prints of the High Sierra”, che gli permetterà di guadagnare i suoi primi 4000 dollari. Il mood di questo meraviglioso lavoro fotografico è un approccio delicato, quasi pittoresco, in cui Ansel Adams indica il suo percorso artistico ed estetico.

Uno dei momenti più importanti della carriera di Ansel Adams è nel 1932 quando fonda il Gruppo f/64. Il nome indica la minima apertura del diaframma, una tecnica complessa ma che permette di allargare la profondità di campo, ridurre lo sfumato dello sfondo e massimizzare i dettagli della foto. È questa una delle regole della fotografia paesaggistica che ancora oggi viene tenuta presente e insegnata nelle scuole.
Nel 1941 Ansel Adams stava rientrando da una sessione fotografica non particolarmente fruttuosa quando all’improvviso vide uno scenario unico che non poteva lasciarsi sfuggire. Fermò l’auto e per non perdere quel momento straordinario montò in tutta fretta la sua fotocamera di grande formato ma, al momento di misurare l’esposizione, non riuscì a trovare l’esposimetro. Fece allora affidamento sulla sua esperienza e scattò Moonrise, Hernandez, New Mexico: una delle sue foto più famose nonché uno dei paesaggi in bianco e nero più conosciuti in assoluto.

La fotografia è tra le più famose di Adams, e lui stesso ne stampò personalmente oltre 1.300 copie. La fama della fotografia crebbe quando una stampa del 1948 fu venduta all’asta per il prezzo allora inaudito di 71.500 dollari, passando per diverse mani per poi arrivare ad essere rivenduta a 773.100 dollari nel 2019 ad un’asta di Sotheby’s. Una storia davvero incredibile, una visione imprevista dal finestrino dell’auto e una testardaggine irrefrenabile possono modificare il percorso della vita.
Questo è un estrapolato della storia raccontata proprio dall’autore:
“Stavo fotografando nella valle del Chama, a nord di Santa Fe. Avevo fatto alcuni negativi passabili quel giorno e ho avuto diverse prove esasperanti con soggetti che non si volevano piegare alla visualizzazione. Lo sforzo più scoraggiante è stato un bel moncone di pioppo vicino al fiume Chama. Ho visto la mia immagine desiderata abbastanza chiaramente, ma a causa di intrusioni ingestibili e fusioni di forme nell’argomento i miei sforzi sono finalmente finiti, e ho deciso che era tempo di tornare a Santa Fe. È difficile accettare la sconfitta, specialmente quando si tratta di una possibile buona immagine. Ma la sconfitta arriva di tanto in tanto per tutti i fotografi, come a tutti i politici, e non c’è motivo di lamentarsi.
Stavamo navigando verso sud lungo l’autostrada non lontano da Espanola quando ho guardato a sinistra e ho visto una situazione straordinaria: una fotografia inevitabile! Ho quasi lasciato la macchina e mi sono precipitato a installare la mia fotocamera 8×10. Stavo urlando ai miei compagni di portarmi cose dall’auto mentre facevo fatica a cambiare componenti sulla mia lente tripla convertibile Cooke. Avevo una chiara visualizzazione dell’immagine che volevo, ma quando il filtro Wratten No. 15 (G) e il supporto per pellicola erano in posizione, non riuscivo a trovare il mio esposimetro Weston! La situazione era disperata: il sole basso trascinava il bordo delle nuvole a ovest e l’ombra avrebbe presto oscurato le croci bianche.
Ero in perdita con i valori di luminanza del soggetto e confesso che stavo pensando di raggruppare diverse esposizioni, quando improvvisamente mi sono reso conto che conoscevo la luminanza della luna: 250 c/ft2. Usando la Formula di esposizione, ho posizionato questa luminanza sulla Zona VII; 60 c/ft2 sono quindi diminuiti sulla zona V e l’esposizione con il fattore di filtro o 3x era di circa 1 secondo a f/32 con pellicola 64 ASA. Non avevo idea di quale fosse il valore del primo piano, ma speravo che a malapena rientrasse nella scala di esposizione. Non volendo rischiare, ho indicato uno sviluppo a bagnomaria per il negativo.
Rendendomi conto di aver rilasciato l’otturatore che avevo una fotografia insolita che necessitava un duplicato negativo, ho invertito rapidamente il porta-pellicola, ma mentre tiravo la frana scura la luce del sole passava dalle croci bianche: ero in ritardo di qualche secondo!”
Lo stile fotografico di Adams è rimasto unico nel suo genere e viene ricordato ancora per l’uso di fotocamere di grande formato e dalla sua meticolosa attenzione ai dettagli. Era noto per passare ore a preparare uno scatto e ad aspettare le condizioni di luce perfette prima di scattare una fotografia. Questa dedizione alla sua arte ha portato ad alcune delle più straordinarie fotografie di paesaggi mai prodotte.
Nel corso della sua carriera, Adams ha pubblicato numerosi libri e articoli sulla fotografia. Il suo lavoro è stato esposto in gallerie e musei di tutto il mondo e le sue fotografie continuano a ispirare e affascinare il pubblico ancora oggi.
Oltre al suo lavoro di fotografo, Adams era anche un appassionato ambientalista. Credeva che la bellezza naturale che catturava nelle sue fotografie fosse qualcosa da amare e proteggere, e usava la sua arte per sensibilizzare sull’importanza della conservazione.
Morì nel 1984, ma la sua eredità sopravvive attraverso le sue splendide fotografie, il suo lavoro continua a ricordarci la bellezza e la maestosità della natura e l’importanza di proteggerla per le generazioni future.
Tutte le fotografie: © ANSEL ADAMS
Altre info da guardare e sfogliare:
https://issuu.com/anseladamsgallery/docs/ansel_adams_retrospective_catalog
TOMMASO OTTOMANO – IL REGISTA DEI MANESKIN
Tutti pazzi per SUZY SOLIDOR!
“IL BACIO DI GIUDA: FOTOGRAFIA E VERITÀ” di JOAN FONTCUBERTA
“Kodachrome” il film e la storia vera.
L’abilità del fotografo che racconta la disabilità.
La mutazione della comunicazione visiva nella politica e il ritratto di Paul Stuart che cambiò la percezione collettiva del Cavaliere
EUGENE SMITH “La fotografia è una voce piccola, ma a volte funziona”
Il primo poster cinematografico
David Burnett, professione reporter: dal Vietnam alle Olimpiadi.
Franco Fontana

Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
No comment yet, add your voice below!