Esiste uno specifico settore nel campo della pubblicistica fotografica, oltre a quello delle monografie autoriali e ai cataloghi di mostre ed eventi, che è quello dei volumi di riflessione critico-storica, dai numerosi testi a carattere storico divulgativo a quelli più monografici imperniati su un tema specifico.
E infine un più specifico settore di volumi incentrati sulla più generale riflessione sul fenomeno fotografia in tutti i suoi aspetti, da quelli sui linguaggi a quelli sociologici e ai legami con le altre forme di espressione.
A questo ultimo ambito, con ulteriori impreviste espansioni nel campo della cultura, appartiene il volume di Roberto Mutti ‒ giornalista, critico, studioso, e curatore di lungo corso ‒ Uno sbiadito ottimismo, da poco pubblicato per la neonata casa editrice photoSHOWall, nata in seno all’esperienza milanese di Photo Festival.
Il volume è stato concepito e scritto nel 2020, durante i lunghi mesi di lockdown, che, pur nell’amarezza della costrizione forzata, hanno offerto a tutti l’opportunità di dedicare più tempo alle riflessioni personali. E il libro di Mutti, che queste riflessioni ha accolto, si distingue per l’originalità della concezione: articolato in diverse sezioni il volume tocca questioni filosofiche ‒ Mutti è stato docente di Filosofia alle scuole superiori ‒ altre più squisitamente fotografiche, declinate come esercizi di stile, considerazioni personali di ordinaria quotidianità e anche un po’ personali, reali o immaginate, esperienze felici di scrittura narrativa nella forma della fiction.
Interessanti i suoi esercizi di stile figurativi in cui, prendendo spunto da fotografie famose di alcuni grandi autori, realizza delle repliche in modo artigianale e casalingo, così come impone la clausura pandemica. E, ancor più intriganti, i suoi esercizi di stile di scrittura in cui si mischia la citazione letteraria e l’approccio filosofico-sociologico al nostro sistema di vita.
Il tutto all’insegna di una visione del mondo che l’autore, in una presentazione on-line del volume, ha ricondotto al titolo del volume dove, per citare Gramsci, il pessimismo della ragione si accompagna all’ottimismo della volontà. Un ottimismo sbiadito però, lo definisce con supremo segno ironico Mutti, smorzato dalla inattesa e dura prova pandemica, dalla situazione di grande confusione storico-politica generale, da un certo segno di impotenza che a volte pare pervadere le nostre menti davanti a una realtà in così profonda e veloce trasformazione.
Ecco allora che Uno sbiadito ottimismo si presenta come un sorprendente messaggio in bottiglia ‒ proprio come uno di quei messaggi in bottiglia che si ritrovano in un suo avvincente racconto presente nel volume ‒ capace di catturare il lettore attorno a temi, pensieri, situazioni ed esperienze diverse.
Dalla fotografia alla vita attraverso le restrizioni della pandemia.
Roberto Mutti
Uno sbiadito ottimismo
Pagine 164;
Formato cm 15×20;
Edizioni photoSHOWall, 2021;
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Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
La sua ricerca di fotografo eclettico si è estesa in diversi ambiti, superando i vecchi schemi dei generi fotografici a partire dal reportage, al paesaggio, al concettuale… Leggi tutto
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