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C’era una volta la Yashica FX-3

di Rino Giardiello

Ai tempi dell’analogico, quando si voleva dare un saggio consiglio ad un amico che voleva iniziare a fotografare e non aveva grosse disponibilità economiche, ma voleva comunque intraprendere la strada della qualità, gli si diceva: “Risparmia sul corpo ed investi in ottiche”.

Ovviamente, “risparmiare sul corpo” non voleva dire “compra un qualsiasi rottame impreciso ed inaffidabile” ma “compra una semplice reflex meccanica non blasonata, ma dal funzionamento preciso e dall’affidabilità certa”.

All’epoca c’erano diverse reflex 35mm non blasonate, molto spartane ma dotate di tutto quello che serviva per fotografare e, soprattutto, per imparare a fotografare. Erano semplici fotocamere completamente manuali e meccaniche, molto solide (la prova evidente è che continuano a funzionare anche oggi), l’otturatore consentiva tempi da 1/1000 ad 1 secondo più la posa B, un mirino sufficientemente luminoso e un dorso privo di infiltrazioni di luce.

Non mi sto riferendo alle fotocamere dell’Est, piccoli carri armati spesso del tutto inaffidabili, ma alle “entry level” di molti marchi giapponesi come Pentax, Ricoh, Chinon e Yashica (a volte si trattava dello stesso corpo prodotto dalla onnipresente Cosina che, in seguito, realizzò anche la famosa Voigtländer Bessa che ebbe un notevole successo commerciale). Le reflex “entry level”, meccaniche e manuali, di Nikon, Canon e Olympus, non erano delle vere “entry level” ed i loro prezzi erano molto alti: la Nikon FM e la Olympus OM-1 erano ottime fotocamere e costavano di conseguenza, non erano di certo una scelta economica per iniziare.

A mio avviso, le soluzioni migliori per iniziare a fotografare senza dissanguarsi, ma entrando in un sistema di ottiche originali di qualità sia relativamente economiche che di prezzo più elevato e notevole qualità, erano Pentax e Yashica. La baionetta Pentax K era adottata da un’infinità di costruttori ed era facile trovare ottimi obiettivi Pentax anche di seconda mano. Yashica aveva il grosso vantaggio di adottare la baionetta Contax/Yashica e questo permetteva di utilizzare tanti buoni obiettivi Yashica dal prezzo più che ragionevole e, se la passione cresceva, gli Zeiss. Alla fine si poteva arrivare, un po’ alla volta, ad un corredo Contax e obiettivi Zeiss, continuando ad usare i corpi Yashica come “muletti” perfettamente integrati nel sistema.

La più economica reflex Yashica di quel periodo, era la Yashica FX-3 che godeva del nuovo design nato dalla partnership con Contax. La FX-3 aveva un corpo molto simile per design e dimensioni compatte, a quello della Contax 139 Quartz che era un’avanzata reflex elettronica dotata di ogni funzione e grande qualità, però senza pile la Contax 139 smetteva di funzionare mentre la Yashica FX-3 continuava imperterrita. Ecco perché diventò anche il corpo di scorta all’interno delle borse degli utenti Contax: con il freddo o nelle condizioni più estreme, la Yashica avrebbe continuato a permetterci di fotografare. A dire il vero, questo timore era in parte infondato perché pochi si sono trovati impossibilitati a fotografare per batterie esaurite (sono andato in montagna tantissime volte con la Contax 139 e non ha mai smesso di funzionare), ma soprattutto in quel periodo di transizione dalle reflex meccaniche a quelle elettroniche, una Yashica FX-3 nella borsa era una bella sensazione di sicurezza: un corpo per iniziare, ma anche un secondo corpo molto robusto ed affidabile, in grado di funzionare anche senza batterie.

La maggior parte degli amici a cui consigliai di iniziare con un corpo economico ed un buon obiettivo, sono poi arrivati ad avere un sistema di pregio e, cosa fondamentale, capendo le azioni basilari della fotografia: l’uso di tempi e diaframmi per la corretta esposizione, ma anche per il controllo delle immagini fotografiche dal mosso allo sfocato.

Difficile trovare l’equivalente della Yashica FX-3 oggi nel mondo digitale. Non esistono corpi digitali super economici robusti ed affidabili, con tutte le funzioni basilari. Una Yashica FX-3 con un obiettivo Zeiss ed una buona pellicola poteva fare portare a casa foto indistinguibili da quelle scattate con una Contax, una Nikon o una Leica, anzi spesso avveniva il contrario: chi comprava un corpo costoso, esaurito il budget, ci abbinava un obiettivo molto economico, spesso uno zoom Ciofegon che, insieme a pellicole economiche, vanificava del tutto il prezzo del corpo. Oggi la pellicola è il sensore, quindi è parte integrante del corpo digitale. Se esistesse una fotocamera digitale molto economica, di sicuro avrebbe un sensore scadente o obsoleto, quindi rendendo impossibile la “scelta saggia” dei tempi dell’analogico. Non si può eliminare più, come una volta, la componente “corpo macchina” per usare buoni obiettivi con buone pellicole e scattare lo stesso ottime fotografie.

Il “rullino digitale” che sarebbe stata la soluzione a tanti problemi, compreso quello di poter continuare ad adoperare la nostra amata fotocamera analogica, non ha mai visto la luce.

Yashica FX-3 e umili sorelle che hanno aiutato ad iniziare ed a formarsi tanti ottimi fotografi che oggi hanno i capelli bianchi, ci mancate!

Rino Giardiello © 05/2021

Riproduzione Riservata

E' incredibile quanto fossero piccole e leggere le reflex 35mm di quella generazione. Le dimensioni di una Contax 139, di una Pentax MX o di una Olympus OM-1 non erano molto diverse, ma poi sono arrivate le impugnature, i winder incorporati e - non si può negare - un miglior grip, fattostà che siamo arrivati a delle fotocamere sempre più grandi e pesanti, tendenza proseguita con le reflex digitali. La Yashica FX-3 ha quasi le stesse dimensioni della Sigma fp che è la più piccola e leggera mirrorless digitale in produzione.

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