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…la fotografia.

di Rino Giardiello

Fotografia è creatività perché solo la creatività ci salva dalla banalità. Sono grafico e creativo di formazione, spesso unisco le due cose e questo è il mio modo di esprimermi con la fotografia. Le mie emozioni passano attraverso il mezzo fotografico e diventano immagini. 

Fotografia è tecnica perché senza la tecnica non si possono ottenere le immagini che si pensano. Si deve sapere come fare, altrimenti si viene dominati dagli strumenti anziché dominarli.

Fotografia è rigore perché senza regole e senza conoscere i basilari  della composizione, non si possono creare immagini che funzionino per se stessi e gli altri. Le regole fotografiche sono come quelle grammaticali: si devono conoscere bene perché solo conoscendole si possono gestire e violare.

Fotografia è comunicazione perché le nostre emozioni non sono solo per noi ma le condividiamo con gli altri. Una cattiva comunicazione può portare ad una errata interpretazione delle nostre immagini e dei nostri pensieri.

Fotografia è amore. Senza l’amore si riducono le immagini a puri esercizi tecnici. Non trasmettono nulla salvo la perfezione formale.

Fotografia è mettere d’accordo tutti questi punti e farli diventare qualcosa di immediato ed istintivo: si pensa in termini fotografici e si “vede” l’immagine senza neanche la necessità di accostare la fotocamera all’occhio.

Questo mio modo di pensare e di vivere la Fotografia ha trovato concretezza nella lezione “L’Arte del Vedere” che tengo ormai da decenni ed ha ispirato fotografi di tutte le età e livelli di formazione.

Lo scopo di questa lezione è “imparare a vedere”, cioè osservare la realtà, trovarci gli elementi di interesse, riportare la propria visione nello spazio limitato e bidimensionale di una foto e poi trasmetterla a chi la guarda.

La fotografia non è puro realismo, ma è ciò che vediamo filtrato dalla nostra sensibilità: fotografare è un “atto mentale” che non si esaurisce nella pochezza dello scatto e nella brutale selezione spaziale dell’inquadratura. E’ necessario, come dice Luigi Ghirri, “attivare lo sguardo e cominciare a scoprire nella realtà cose che prima non si vedevano, anche dando agli oggetti, agli elementi della realtà, un altro significato. Attivare un campo di attenzione diverso“.

Nel corso degli anni ho utilizzato fotocamere, ottiche e formati di diversi produttori alla ricerca dello strumento in grado di seguirmi nel mio percorso fotografico sia amatoriale che professionale e da diversi anni ho trovato la mia pace con le fotocamere dotate di sensore Foveon, l’unico sensore a strati come la pellicola. Un sensore non facile da utilizzare e che costringe a riflettere prima di ogni scatto, ma dalla resa spettacolare: l’ideale, per me, sia per riprodurre la realtà che per dare corpo alle mie fantasie.

Rino Giardiello

Architetto, giornalista e fotografo

Sigma Ambassador e direttore della rivista di fotografia Nadir Magazine

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2 Comments

  1. Fatti, non parole. Uno spirito autonomo. Questa è la parte che amo di Rino Giardiello, un fotografo/artista con una solida preparazione tecnica unita alla cultura dell’immagine e non un filosofo venditore di parole. Servono persone che facciano crescere gli allievi, non che li affondino. Mi farebbe piacere vedere più incontri con lui.

    • Ciao Antonella, ci fa molto piacere il tuo apprezzamento nei confronti del Maestro Rino Giardiello che condividiamo a pieno, e certamente potrai assistere a qualche altro incontro con lui sulla nostra piattaforma.
      Se hai la Light Card potrai vedere e rivedere a piacimento i due incontri passati e assistere ai prossimi ecco il link per acquistarla https://www.cinesud.it/products/light-card-cinesud?_pos=2&_sid=3ab2216c7&_ss=r , costa solo 15€ per 12 mesi , se poi vuoi ottenere il massimo ti consiglio di acquistare una lezione privata con il Maestro Rino Giardiello che trovi nella nostra piattaforma One to One ecco il link https://www.phocusmagazine.it/one-to-one-is-better/
      Chiamaci pure se vuoi 0967578608 oppure scrivi alla mail, info@cinesud.it
      Un caro saluto Francesco Mazza


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Non è facile trovare un buon educatore!
Appartengo ad una generazione che ha dovuto adattarsi alla scarsa offerta dei tempi. Ho avuto un solo tutor, a cui ancora oggi devo molto. Brevi, fugaci ma intensi incontri in cui il sottoscritto, da solo con lui, cercava di prendere nota anche dei respiri e trarre insegnamento da ogni singola parola.
A causa di questa carenza io e i miei coetanei ci siamo dovuti spesso costruire una visione complementare come autori, designers, critici ed insegnanti e questo ci ha aiutato a costruire qualcosa di fondamentale e duraturo.
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Dei corsi molto vicini a quelli che avremmo voluto avere nel passato, se ce ne fosse stata offerta l’opportunità e la parola opportunità non va sottovalutata, perché ha un peso e una sua valenza e non è spesso scontata.
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