La Rollei 35 è stata la mia prima compatta in assoluto e, all’epoca, mi era sembrata l’unica fotocamera che potesse sostituire in determinate occasioni, il corredo reflex facendomi restare “in famiglia” (avevo una Contax con diversi obiettivi Zeiss).

Di compatte 35mm ne esistevano già molte, ma ancora nessuna di pari qualità e dotata di obiettivo Zeiss: dobbiamo attendere oltre un decennio per vedere le Minox, l’Olympus XA, la Contax T e la Leica Minilux. La Rollei fu quindi una scelta obbligata, ma anche una scelta d’amore: come non innamorarsi di quel piccolo mattoncino dalle forme squadrate eleganti e forti, squisitamente tedesche? Mesi fa adoperai proprio la mia Rollei 35 TE per la scherzosa apertura della videorecensione della Sigma fp L, un mattoncino anch’essa e dalle forme che sarebbero potute uscire dalla penna di un designer tedesco. Entrambe solide e ben realizzate, entrambe 35mm (oggi “Full Frame”), la Sigma fp L è più grande solo perché ha le ottiche intercambiabili e deve ospitare il generoso innesto L-Mount mentre la Rollei se la cava con un minuscolo obiettivo estraibile.

La Rollei 35 nasce da un progetto di Heinz Waaske, da lungo tempo progettista per Rollei e Edixa. Dall’esperienza maturata con la Edixa 16 che usava la pellicola da 16mm, Waaske pensò che i tempi erano maturi per un’altra minuscola fotocamera, ma dotata di pellicola 35mm, quindi in grado di offrire una qualità di gran lunga superiore.

La prima Rollei 35 (solo “Rollei 35” nonostante avesse lo Zeiss Tessar, ma le diverse sigle diventarono necessarie in seguito quando ci furono più modelli con caratteristiche ed ottiche diverse) venne presentata alla Photokina del 1966. Un sorprendente mattoncino che riusciva ad incorporare una normale pellicola 24×36 ed un ottimo obiettivo Carl Zeiss Tessar da 40mm F/3.5, in soli 97mm di larghezza, 64 di altezza, 42 di profondità e 362 grammi di peso senza batteria e rullino. Sul frontale dominano, graficamente, tre cerchi: quello centrale è l’obiettivo rientrante dotato di otturatore centrale Compur e diaframma a 6 lamelle; gli altri due sono le ghiere dei tempi e dei diaframmi. Insieme alla ghiera dei tempi, da 1/2 secondo ad 1/500 di secondo più la posa B, c’è quella della sensibilità, da 25 a 1600 ASA. L’esposimetro era Gossen, in pratica la Rollei 35 comprendeva la migliore produzione tedesca dell’epoca.

Nulla era lasciato al caso e, visto che sul tettuccio non c’era lo spazio per la classica slitta con il contatto caldo per il flash, fu inserita nella parte inferiore insieme all’attacco per il treppiedi, il contapose, il manettino per il riavvolgimento e lo sblocco per la rimozione del dorso.

Poiché lo spazio era poco e l’obiettivo era rientrante insieme a diaframmi ed otturatore, la messa a fuoco – purtroppo solo manuale senza l’ausilio di un telemetro – avveniva facendo spostare solo le due lenti anteriori. La Rollei 35 è un concentrato di idee geniali e soluzioni tecniche di grande qualità ed eccelsa realizzazione (credo che la maggior parte delle Rollei prodotte sia ancora perfettamente funzionante come la mia modesta “Made in Singapore” con obiettivo Tessar “Made by Rollei”).


L’obiettivo di partenza della Rollei 35 fu un ottimo Carl Zeiss Tessar 40mm F/3.5 dalla qualità straordinaria. Quattro piccole lenti in grado di fornire nitidezza e contrasto favolosi (non è un caso che il Tessar fosse anche chiamato “Occhio d’aquila”), una resa bella sia con le pellicole a colori che con il bianconero. Purtroppo la qualità dell’obiettivo viene spesso mortificata dalla messa a fuoco spesso non precisa visto che avviene solo “a stima”, cosa particolarmente difficile alle medie e brevi distanze senza poter giocare su una buona profondità di campo usando un diaframma chiuso. Della serie, non illudetevi di poter ottenere foto nitidissime ed a fuoco con soggetti distanti un paio di metri ed F/3.5. Anche il successivo Tessar 40mm F/3.5 costruito a Singapore e marcato “Made by Rollei” non è da meno ed è difficile notare differenze. Al Tessar venne successivamente affiancato un più pregiato e costoso Sonnar 40mm F/2.8 composto da 5 lenti che ha fatto a lungo dibattere gli appassionati come avveniva anche per le biottiche 6×6: meglio il Sonnar o il Tessar? Il Sonnar è senz’altro un obiettivo più corretto e luminoso (anche se di poco) del Tessar, ma questo ha, dalla sua, un notevole contrasto ed una maggiore risolvenza al centro. Non se n’esce, ma alla fine – per me – non è questione di mire ottiche e test, ma di gusti. Ho scattato ottime foto con entrambi.

La carriera della Rollei 35 prosegue per molti anni ancora e furono rilasciate molte serie speciali e limitate per la gioia dei collezionisti e dei VIP: placcate in oro, in platino, rivestite in vera pelle pregiata, White Magic e Black Magic, fino alla sobria “Classic Titanium” che conclude la storia delle Rollei 35 nel 1991.

Di fatto, la Rollei aveva finito il suo ciclo di vita intorno alla metà degli anni ’80 con diversi modelli anche più economici e semplificati (vedi il modello con ottica Triotar 40/3.5) e, con l’aggiunta di componenti elettroniche come nelle fotocamere similari, non è stata però ottenuta l’estrema longevità dei modelli meccanici che, anche senza batterie ed esposimetro, continuano a funzionare ed a permetterci di realizzare ottime foto.
Rino Giardiello © 06/2021
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