Pino Bertelli il regista danzante!
Approcciarmi all’immensa opera fotografica di Pino Bertelli è stato per me, dal primo giorno che l’ho conosciuto, come vedere con i suoi occhi la realtà che lui vede… le sue fotografie scattate in ogni parte del mondo hanno una caratteristica comune, quella di coinvolgere chi le guarda e fargli vivere le sensazioni che Pino prova prima, durante e dopo lo scatto.
Le sue fotografie, sia quelle che fa in condizioni disagiate e dedicate agli ultimi, alle prostitute, ai matti, ai drogati, che quelle dedicate ai personaggi illustri, fa anche quelle fotografie Pino, hanno un denominatore comune… la dignità.
Tutti sono principesse, tutti sono principi… anche i bambini in fin di vita di uno dei suoi ultimi lavori –Contro La
Guerra – ritratti di un’infanzia negata– o le sue bellissime immagini di –Donne del mediterraneo–
Pino Bertelli quando fotografa fa sempre un passo indietro, ecco il suo modo per ottenere foto straordinarie seppur fatte in condizioni di assoluta ordinarietà.
Il suo modo di fotografare che si rifà ai suoi grandi e indimenticabili maestri, da Auguste Sanders a Eugene Smith o Diane Arbus, mette al centro la persona e la sua debolezza per trasformarla in forza espressiva incontenibile, dirompente, da togliere il fiato.
Chi ha visto all’opera Pino avrà certamente notato che quando scatta ripercorre un rito ormai consolidato in tutta una vita. Una volta individuato il soggetto da fotografare gli rivolge la fatidica domanda…. Ti posso fare una fotografia? difficilmente, qualcuno gli risponde di no.
Pino comincia a danzare con la voce, con i gesti, con gli occhi, con i suoi modi garbati, i suoi pensieri…. inizia il rito: guarda me, guarda nel vetro, girati un po’, alza, alza un po’ la testa, un po’ più giù, un po’ più su…metti le mani così… come hai fatto prima, ecco si… adesso ci sei… ci siamo, ruota un po’ le spalle… ecc, così va bene… va bene 1,2,3,4,5.
In quei momenti Pino sta danzando … la danza si fa sempre più intensa fino allo scatto, fino agli scatti perché finché non è convinto continua a scattare e la fotografia che sceglierà è quella che ha visto il pieno coinvolgimento suo e della persona che ha di fronte… i suoi passi indietro hanno consentito alla persona che sta fotografando di farsi avanti, di aprire il suo cuore e condividere la sua anima… l’atto d’amore si è compiuto!
Si, perché per Pino ogni fotografia è un complesso gesto d’amore verso l’altro, chiunque esso sia.
Lo conosco bene Pino…
Ci vogliamo bene, è vero… ma qui scrivo della sua fotografia, del suo racconto cinematografico –Gente di Piombino Ritratti di una città postindustriale-.
Il film su Piombino, perché il suo libro non è altro che un racconto per immagini di una comunità, è perfetto, la scelta di intervallare alle immagini della sua fabbrica i volti sorridenti di bambini e amici (alcuni anche miei) e poi gli scorci, i vicoli e qualche monumento, c’è il mare, ci sono le famiglie, c’è la dignità della classe operaia, a cui Pino tiene molto, e poi ritorna la sua fabbrica come a rimarcare che la sceneggiatura l’ha scritta quell’operaio attento e meticoloso che è stato.
Quante sfumature di grigio, nella sua straordinaria rappresentazione del bianco e nero, ci fa vedere…quante variazioni sul tema ci propone… quanti plot diversi inserisce.
Si prende qualche libertà nel raccontare e chiudere…. e come potrebbe essere diversamente? Pino è un regista ribelle e raffinato a cui si può concedere il diritto di raccontare con le sue straordinarie immagini ciò che vede e sente e non ciò che si aspetta il fruitore di quelle immagini.
Il finale del film su Piombino si chiude, si apre… con un tramonto come a voler significare che non c’è altro da dire, oppure che c’è ancora molto da fare?
Per Pino…. C’est Tout!
La complicità, i volti sorridenti delle persone ritrattate raccontano di una Piombino Rock, di una città strutturata con una forte identità che affonda le radici nelle sue riconosciute ribellioni con alti principi morali ed etici e con tanta voglia di fare, una città aperta e innovatrice.
La Piombino di Pino e Paola? Chissà, forse è semplicemente la mia visione di una Piombino di cui mi sono innamorato e che non riesco a vedere diversamente, una città forte e viva, una città capace di trasmettere quei valori della protesta, che la fanno apparire la città dove vorresti vivere per frequentarne quella bellezza genuina fatta da componenti che raramente riescono a coesistere… una città che Resiste!
Insomma una rappresentazione inedita di una danza magica tra i vicoli e i volti di una città senza tempo… un carosello di fotogrammi che raccontano una vita vissuta interamente attraverso gli sguardi attenti e sorridenti dei bambini… il mare, i cieli minacciosi con le nuvole che non spaventano, gli amici, i conoscenti… la sua vita si fonde con il respiro, con gli occhi che raccontano in un gioco senza fine gli spazi vissuti e rivissuti, tornando sui suoi passi e saltando qua e là come un abile giovane ballerino… perché Pino in questa sua esperienza è tornato il bambino malandrino che è sempre stato.
Sa camminare e volare Pino… ci fa camminare e ci fa volare nella sua Piombino, quanta gioia in questo lavoro.
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