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Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio

di Francesco Mazza

Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio-

© Paolo Ranzani – Matera 2022

Mi è capitato di fare una lunga chiacchierato con Paolo Ranzani sul tema del RITRATTO e sui fotografi che hanno portato avanti questo gesto artistico molto particolare, vista la sua esperienza e competenza ho deciso di intervistarlo ufficialmente perché credo che possa essere di ampio interesse e stimolo, sopratutto, ma non solo,  per i giovani che vogliano cimentarsi in questa arte fotografica.

 

Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio-
© Paolo Ranzani - Photobackstage: Roatta, Corbo, Nico, Traballi, Natasha, Sollami.
Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio-
© Paolo Ranzani - Photobackstage: Roatta, Corbo, Nico, Traballi, Natasha, Sollami.

 D- Buongiorno Paolo, grazie di aver accettato. Posso registrare?

 

R- Uhumm.. si, però quando parlo vado a ruota libera, di pancia e rischio di dire cose che non si dovrebbero dire… vabbè dai… pazienza, dirò che l’ha fatta con l’intelligenza artificiale!

 

D-Un giorno parleremo anche di questo tema.  Allora, partiamo dall’inizio… Il ritratto è la tua attività principale, dico bene?

 

R-Si, diciamo che mi occupo di fotografia di persone, che detta così non è bella da sentire, ma è per specificare che le mie competenze e la mia storia fotografica si raccordano sulla fotografia che va dal beauty, alla moda, alla pubblicità, al corporate e sopratutto al ritratto cosiddetto “celebrity”. Insomma, se ci sono persone io non ho problemi a svolgere il mio lavoro.

Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio-
© Paolo Ranzani - LA SOGLIA
Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio-
© Paolo Ranzani - NOVECENTO VOLTE EUGENIO ALLEGRI

D-L’altro tuo libro di successo è stato “99xAmnesty”, una infilzata straordinaria di ritratti rigorosamente realizzati con Hasselblad in pellicola bianco e nero di personaggi famosi legati alla musica, allo spettacolo, all’arte, ho detto bene?

 

R-Eh si, è stato il libro che in effetti mi ha “lanciato”, non il primo ma di sicuro quello che ha portato molta luce e lavoro. In due anni ho ritratto 99 personaggi celebri che hanno dedicato un messaggio anti discriminatorio a favore di Amnesty International, alcuni incontri resteranno davvero importanti per me, Bobbio, Giorgio Bocca, Carol Rama, Mike Bongiorno, Baricco, Gianni Minà, Luciana Littizzetto, Subsonica, Dario Argento, Piero Angela, Faletti, Paola Barale, Parietti,… potrei non finire di elencarli. Ed è proprio facendo questo libro che ho capito che ero ritrattista ed era quello che potevo e volevo fare.

99-x-amnesty
© Paolo Ranzani - 99xAMNESTY

D-Nel senso che hai iniziato senza essere già un ritrattista?

 

R-Più o meno, ero già professionista ma mi occupavo di un po’ di tutto per la fotografia, poi ritraendo il regista Koji Miyazaki c’è stata una vera epifania, avevo in mente un ritratto ed e l’ho realizzato esattamente come lo avevo immaginato, sembra banale ma non lo è, accorgermi che la fotografia appariva prima nella mia testa e poi nel mio sguardo e poi nel mirino della fotocamera e poi sul negativo è stata una sensazione unica, avevo fatto filotto, non ero più io in funzione del mezzo fotografico, no, adesso fotografavo quel che avevo già immaginato, la fotocamera è un accessorio utile a produrre ciò che desidero, la fotocamera è importante ma deve rispondere alle mie domande e per fare ciò bisogna sapere che domande fare, troppo spesso accade il contrario, si è dipendenti dall’attrezzatura “Faccio questo perché la mia macchina mi permette di fare questo”.

Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio-
© Paolo Ranzani - Koji Miyazaji

D-Questo è un punto interessante che dovremo riprendere presto.

Torniamo a noi, entriamo nel mondo del ritratto e partiamo da lontano, chi è o chi è stato, secondo te, il più grande ritrattista al mondo?

 

R-Ahia.. stilare la classifica è dura. Te li dico in ordine in cui li ho amati. Mapplethorpe è stata una folgorazione pazzesca, poi Avedon, Irving Penn, Edward Curtis e poi mi ha appassionato la storia di Gertrude Käsebier e anche quella di Julia Margaret Cameron, meno conosciute ma intense e importanti. August Sander non possiamo dimenticarlo, e anche Brassai è da studiare. Un plauso speciale vorrei però dedicarlo ad Arnold Newman, meraviglioso, il celebre ritratto a Stravinsky ha contaminato l’idea del ritratto da lì in avanti. Uno che invece mi ha letteralmente cambiato lo sguardo è di sicuro Anton Corbjin, è sempre stato avanti anni luce, sublime, originale, l’ho amato alla follia. Poi ci sono dei reporter, non propriamente ritrattisti che però hanno lasciato il segno anche con dei ritratti. Il più celebre resta Steve McCurry e non c’è bisogno di raccontare della ragazza afghana tanto è famosa, e poi Dorothea Lange, sublime. David LaChapelle mica possiamo lasciarlo fuori, un genio che ha cambiato il linguaggio della fotografia nel ritratto, ha portato lo spettacolo, la messa in scena del ritratto, così come Antoniou Platon famoso per le esasperazione del grandangolo nel ritratto, non so se hai presente le cover di magazine dei potenti della terra. Attualmente mi intriga molto il lavoro immenso di Jimmy Nelson che ha un po’ ripreso il concetto di Curtis con i pellerossa, ma più ampio. Caspita… stavo scordano un mio mito che ho avuto modo di conoscere da molto vicino, il compianto Douglas Kirkland, che meraviglia di uomo .. e poi devo citare l’immensa Annie Leibovitz, da questi ultimi due e poi anche da Marino Parisotto ho iniziato ad usare il flash sovraesposto in esterni. Tecnica particolare che amo molto.

 

in ordine di apparizione, ritratti o immagini di: 
ROBERT MAPPLETHORPE – AVEDON – IRVING PENN – EDWARD CURTIS – GERTRUDE KASEBIER – JULIA MARGARET CAMERON – AUGUST SANDER – BRASSAI – ARNOLD NEWMAN – ANTON CORBIJN – STEVE McCURRY – DOROTHEA LANGE – DAVID LA CHAPELLE – ANTONIOU PLATON – JIMMY NELSON – DOUGLAS KIRKLAND ANNIE LEIBOVITZ – MARINO PARISOTTO 

D-Che carrellata! Spero che qualche giovane fotografo prenda appunti. Arriviamo all’Italia. Se tu dovessi consigliare a degli studenti dei ritrattisti italiani da conoscere quali indicheresti?

R-Andando indietro nel tempo è importante osservare il lavoro di Luxardo e di Paolo Monti. C’è poi da ricordare Bob Krieger che ha praticamente ritratto tutti gli italiani celebri negli anni 80 e 90. Però uno dei più amati ritrattisti italiani era e lo è ancora, l’immenso Giuseppe Pino. Penso che tutti i fotografi italiani che si occupano di ritratto siano un po’ figli suoi, in ogni nostro ritratto c’è qualcosa che abbiamo visto fare a Giuseppe Pino. Straordinario, peccato che non sia così conosciuto ai più, ma se trovate un suo libro tenetevelo caro.

Andiamo avanti… parliamo dei contemporanei; ci tengo a precisare però che non sto facendo una classifica o la storia dei ritrattisti, cito quelli che conosco o che hanno influenzato la mia visione, e ne dimenticherò qualcuno purtroppo, di questo me ne scuso subito, vado un po’ di pancia, ok?

Il primo che ti cito, è inevitabile per me, l’amico e maestro e fratellone Guido Harari, rarissimo esempio di fotografo che si è sempre e solo dedicato al ritratto, e ancora più specificatamente, nel ritratto dei musicisti, anche oltralpe e oltre oceano. Non lo cito però  solo per il fatto che ho la fortuna di essere un suo buon amico, ma lo dicono i fatti. Abbiamo tantissimi fotografi straordinari che hanno fatto la nostra storia, ma se parliamo di ritratto, eh, non sono tantissimi. Lui, forse, come autore, è quello più “puro”, magari poi te lo spiego più avanti perché dico puro, adesso voglio citare altri miei ispiratori, come Claudio Porcarelli! Probabilmente è il Re dei ritratti ai Vip, romano de roma e quindi tutti sono passati da lui, dimmi un nome dello spettacolo e lui lo ha ritratto. Tra le mie ispirazioni giovanili metto anche Marina Alessi, indelebile ricordo di tutto ciò che riguarda teatro, cabaret, e cinema italiano. Quello di Marina Alessi era uno dei nomi che trovavo sotto le foto che ritagliavo dai giornali per metterle nella mia cartellina “idee” e mi dicevo, ma chi è questa Alessi e la invidiavo un bel po’, poi ci siamo conosciuti e ho saputo che anche lei apprezzava i miei lavori. Che bellezza no?

Un’amico che desidero citare è anche Paolo Verzone, straordinario reporter per il National Geographic e fantastico ritrattista, il suo libro “Cadets” è un lavoro impressionante, andate a googolare, ha realizzato dei veri ritratti d’autore.

in ordine di apparizione, ritratti o immagini di: 
LUXARDO – PAOLO MONTI – BOB KRIEGER – GIUSEPPE PINO  – CLAUDIO PORCARELLI – MARINA ALESSI – PAOLO VERZONE – GUIDO HARARI

D-Ecco, ma che differenza c’è tra RITRATTO e RITRATTO D’AUTORE?

R-Allora.. hai ragione, prima di proseguire bisogna intenderci su cosa significhi la parola RITRATTO.

D-Vai, sono tutto orecchi.

R-Partiamo dalla definizione che si può trovare sui dizionari o su wikipedia (Paolo cerca sul cellulare): “Il ritratto fotografico è un genere dove si incontrano una serie di iniziative artistiche che ruotano intorno all’idea di mostrare le qualità fisiche e morali delle persone che compaiono nelle fotografie.”  – Fisiche e morali –  Ecco, quindi uno che fa una fototessera non è un ritrattista.

Innanzitutto il RITRATTO non deve mostrare solo le fattezze fisiche. Ci vuole “il carattere”, le sfumature del modo di essere e di fare, se è un personaggio conosciuto magari può anche indurre verso qualche cosa che ricordi il motivo della sua celebrità, deve essere riconoscibile non solo per la fisionomia ma perché quella posa, quella luce, quella inquadratura parlano e raccontano quella persona, anzi, ti dirò, non è neanche detto che si debba riconoscere il volto, ci sono ritratti sublimi di personaggi celebri dove il volto non è visibile: penso ai ritratti di Vasco e di Zlatan Ibrahimovic del grandissimo Efrem Raimondi, in uno vedi solo una parte del corpo e nell’altro i piedi, e di Zanardi vedi le impronte delle ruote della carrozzina, però quei dettagli raccontano tutto, è l’essenza, la sublimazione del ritratto, Efrem riusciva ad andare “oltre”. Perfetti. E qui entra in campo il secondo concetto del ritratto, l’autorialità dell’autore, ammesso che ci sia.

© Efrem Raimondi – VASCO ROSSI – ZLATAN IBRAHIMOVIC – ALEX ZANARDI

D-Ovvero? Cioè, esistono ritratti senza l’autore?

R-Eh si, sono quei bei ritratti, fatti bene, carini, la persona ritratta si riconosce ma se tu li guardi non vedi l’autore. C’è un esecutore che li ha prodotti, magari anche molto bene, ma manca l’autore. Come scrive meravigliosamente bene Giovanna Calvenzi nella prefazione al mio libro “99xAmnesty”, dice che “i ritratti d’autore sono autoritratti, a volte involontari a volte consapevoli”. Quindi nella definizione del ritratto occorre aggiungere un altro pezzo quando parliamo di RITRATTO D’AUTORE. Bisogna aggiungere che si deve leggere e sentire anche “la voce/stile” RICONOSCIBILE di chi fotografa, si deve capire che in quel ritratto c’è ben di più di una persona fotografata, si sta raccontando un modo di stare al mondo, un sentiero tracciato dall’autore. Mi spiego?

D-Si, credo di si. Quindi esiste il ritratto e il ritratto d’autore.

R-Possiamo metterla così in sintesi, ma come puoi immaginare è un po’ più complessa la cosa per le moltitudini di sfumature che intercorrono. Se uno fa le foto in diagonale dicendo che è la sua cifra stilistica d’autore, ecco, anche no. Quello è un “famolo strano” di Verdoniana memoria. La cifra stilistica, la voce dell’autore è una cosa che si forma col tempo, è un modo di vedere che piano piano si impone negli osservatori, per cui succede che diviene più riconoscibile l’autore del personaggio fotografato. Guarda il libro “STAR TRAK” di Corbijn, un centinaio di ritratti in cui vedi “la voce” dell’autore, ti sta parlando attraverso le fotografie fatte alle celebrità. Ci sono loro, famosissimi, ma tu vedi prima lui, l’autore, e il suo modo di raccontare le star.

Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio-
©startrak corbjin

D- E nessun Italiano è così?

R-Si, magari non proprio riconoscibili e impattanti come Mapplethorpe, come Corbijn o LaChapelle,  è difficile, diciamo che io riconosco una sincera cifra stilistica in Harari, come detto, è quello più puro nel suo pensiero e nella sua forma, e lo vedi anche nella reiterazione del set della sua Caverna Magica, lui procede mettendo dalla sua il tempo, non ti fa posare sul set per produrre una bella foto dove tu sia contento di come sei venuto, no, con lui un ritratto può durare anche un paio di ore perché non gli frega nulla di farti solo una foto da portare a casa, vuole capire qualcosa di te che lui possa raccontare a suo modo. Quindi magari per un’oretta ti fa domande, si confronta, si apre e ti fa parlare fino a che le sensazioni non si uniscono e il click è solo il mezzo dello strumento che blocca quello che l’autore aveva pensato per parlare di te con la sua voce. Questo per me è essere un vero e puro ritrattista e cioè quando hai fatto “solo” quello per tutta la vita e lo hai fatto in un modo riconosciuto e riconoscibile.

Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio-

Guido Harari nella “Caverna Magica”

D-Bella storia, andrò a riguardarmi i suoi ritratti. Continuiamo…

 

R-Un grandissimo, seppur si sia dedicato anche ad altro oltre al ritratto, fammi citare The King Giovanni Gastel, lui resta ineguagliabile nell’eleganza e nell’armonia della composizione, qualsiasi cosa abbia fotografato. Stile a manetta. Irripetibile.

E’ davvero un bellissimo esempio di autore che fotografava filtrando il mondo attraverso sé stesso, da lui e da Efrem Raimondi c’è ancora molto da imparare, da carpire. Poi… ah si, un fotografo che cito volentieri è Maki Galimberti, l’ultimo dei Mohicani! (Ride) Eh si perché credo sia rimasto solo più lui ad essere chiamato dai vari magazine per coprire nuove copertine ed editoriali di celebrity e lo fa davvero bene. Sui generis c’è Daniele Barraco, bravissimo e fortissimo, attori e musicisti con stile impeccabile. (….) Me ne sto dimenticando qualcuno, ne sono certo, al massimo ti chiamo e se non è ancora pubblicata l’intervista li aggiungiamo!

©Giovanni Gastel – ©Maki Galimberti – ©Daniele Barraco

D-Intanto andiamo avanti. Prima hai parlato della reiterazione del set, quindi affrontiamo “la moda” del ritratto a privati, il mordi e fuggi della ritrattistica, venite gente che fotografiamo tutti.

R-Come la metti tu è un po’ bruttarella come immagine ma capisco cosa vuoi dire. Bisogna però sottolineare che non è vero che si fanno i ritratti a tutti, o meglio, si fanno a tutti quelli che sono disposti a pagare una certa cifra, cifre che non sono proprio per tutti.

D-Però c’è chi la chiama fotografia popolare. Si intende che sia per tutti.

R-Ok, ho capito, parliamo di Settimio, mi sembra ovvio visto il tema. (Ride). Bene. La parola “popolare” è l’unica cosa che forse può far restare perplessi, perché mi pare ovvio che non sia proprio economicamente popolare, però è anche vero che si rivolge al popolo eterogeneo, l’apertura è a tutti, poi è chiaro che c’è chi ha problemi a mettere insieme il pranzo con la cena e quindi non spenderebbe neanche 5 euro per un ritratto da mettersi in casa. Io comunque nutro una sincera stima per il suo modo di muoversi e di reinventare qualsiasi cosa gli venga in mente. Ne ha fatte di tutti i colori e a suo modo ne è sempre uscito bene, questa del ritratto prêt-à-porter se l’è faticata parecchio, ci ha creduto anche quando nessuno gli dava credito, quando sembrava folle e banale, e veniva criticato, bè adesso lo criticano perché c’è riuscito, …dai, è più che altro invidia allo stato puro. Puoi dire quello che vuoi a Settimio, non sono d’accordo su tutto quello che dice, ma non si può dire che sia uno banale. Di certo non ha inventato il ritratto, di certo non ha inventato nulla, ma non credo che lui si sia mai pronunciato in tal modo, lui si definisce faccista e non ritrattista e questo in effetti ha molto senso, fotografa facce, lo fa bene, con metodo, sono comunque delle belle immagini e anche se non ha inventato il ritratto non penso sia quello il problema, il gesto non è inventare qualcosa che non c’era, ma prendere d’esempio cose già fatte e rimetterle in gioco nel contemporaneo e lui l’ha saputo fare mentre tutti lo guardavano scettici. Che gli vuoi dire? Ha vinto e questo da fastidio e quindi attira molto astio.

Ritratto di Settimio Benedusi by ©Paolo Ranzani –  Ritratto di bambino per RICORDI STAMPATI by ©Settimio Benedusi

D-Come per Oliviero Toscani?

 

R-Oliviero è difficile da raccontate, tanto amato quanto odiato, per me è un uomo dolcissimo a discapito di quello che può apparire o che lui voglia far apparire. Ho avuto la fortuna di starci accanto a San Felice sul Panaro, quattro giorni stupendi, lui è uno pazzesco, hai la netta percezione di avere vicino qualcuno che su qualsiasi tema sia sempre costantemente 50 passi davanti a te, da una parte è estenuante ma dall’altra ti fa crescere, per osmosi impari qualcosa, ti decuplica quello che pensi di sapere. Non è un ritrattista specifico nonostante abbia ritratto super vip come Mick Jagger e Andy Warhol, ma comunque, in senso ampio, è ancora il numero uno dei viventi. Cultura e intelligenza indiscutibili. Una volta l’ho portato a casa di Arturo Brachetti, è stato bellissimo vedergli fare delle espressioni da bambino ammirato di fronte a Peter Pan Arturo che gli raccontava la sua vita e gli mostrava la sua casa magica!

©Oliviero Toscani – Ritratto di Arturo Brachetti e Oliviero Toscani by ©Paolo Ranzani – Ritratto di Andy Warhol by ©Oliviero Toscani

D-Ti faccio io degli altri nomi che conosci, Toni Thorimbert e Maurizio Galimberti.

 

R-Eh… Toni è figo in tutto. il punk della fotografia o quando va in moto o a cavallo, che ci vuoi fare, è figo di suo. Toni ha fatto ritratti celebri e fighissimi, però compie un gesto più ampio del ritratto, c’è anche molta moda oltre aii suoi primi reportage sociali. Tutto a livelli sempre molto alti, alcuni dei suoi ritratti celebri sono nella nostra memoria, non è mai uguale al ritratto precedente, cambia parecchio ma resta comunque dentro uno stile d’assalto, sempre in corsa, mai prevedibile, davvero interessante. E poi quando racconta del ritratto ti incanta, il suo “one shot” resta il workshop più rivoluzionario che abbia visto, forse solo appaiato a quello che faceva Efrem Raimondi. Uno punk e uno rock e lo si vede nel libro fatto in coppia su Vasco Rossi. Galimba è meraviglioso gigante buono, la sua storia di vita gli assomiglia, faccia rude e parole spigolose ma dentro carinissimo. Io lo percepisco come un delizioso artigiano catapultato nel mondo dell’arte, ha influenze che in qualche modo arrivano da Braque, Picasso, Hockney, quel “prodotto” che lo ha reso celebre, così semplice ma complesso è bellissimo. Essere così riconoscibile nel gesto ed aver lavorato così tanto con celebrità mondiali non è da tutti. Sui “ritratti a pezzi” però, è assolutamente degno di nota e di studio, anche il lavoro di decostruzione e di sovrapposizione di Joe Oppedisano, un lavoro, il suo, da studiare con attenzione e meraviglia. Joe era davvero avanti. E poi… fammi pensare tra quelli che conosco. Ecco, Alex Astegiano, è uno forte, parte da tatuatore, musicista nonché co-fondatore e cantante dei Marlene Kuntz, uno che ha l’arte dentro e la esprime in tanti modi, non è solo ritrattista ma io le cose più belle che gli ho visto fare appartengono al mondo dei ritratti.

E poi voglio citare Marco Onofri, amico adrenalinico, come Settimio non sa stare fermo, una ne pensa e cento ne vengono fuori, eccellente in tutto, è un modo di vivere la fotografia che mi lascia divertito e sgomento, io sono più pigro, ozioso, poi divento folle per qualche giorno o settimana e poi devo ricaricare la mente con giornate immobili in cui penso e rifletto. E via così.

in ordine di apparizione, ritratti o immagini di: TONI THORIMBERT – MAURIZIO GALIMBERTI – JOE OPPEDISANO – ALEX ASTEGIANO – MARCO ONOFRI 

D-Interessante vedere che provi stima per dei colleghi, a volte sento fotografi sempre un po’ critici verso gli altri professionisti.

 

R-Mah, che dire, qualche disagio l’ho anche io ma di solito non è per quelli che hanno fatto una gran carriera vera, trovo un po’ insopportabili quelli che non sono riusciti a dimostrare granché e fanno i maestri, quelli che hanno quel tormentone “Si va avanti solo se hai i ganci”, oppure “La gente non mi capisce”, ecco questo lo trovo davvero sciocco. Io sono riuscito ad essere amico di molti colleghi eccellenti proprio perché parto dalla stima, la sincera stima avvicina le persone e stando vicini trovi sempre beneficio perché cresci anche tu. Ad esempio io ho conosciuto per caso Laila Pozzo, l’ho sempre ammirata nei ritratti corporate, anche le sue immagini sono entrate nella mia cartellina “idee”, e lei ha sempre tenuto livelli alti, il fatto che siamo amici mi ha dato la possibilità di scambiare momenti difficili e momenti intensi, consigli e approvazioni, da qualche anno trovo straordinaria l’impronta autoriale che ha messo nei ritratti che fa per il teatro, situazioni non facili da combinare e ci riesce in modo sublime. Stessa cosa per Elena Givone, splendidi lavori a sfondo sociale con i bambini da tutto il mondo, da seguire assolutamente.

Avere amiche e amici così, capisci che sia decisamente più interessante averli vicini che tenerli lontani con il biasimo. C’è sempre qualcosa da imparare e c’è sempre posto nella mia cartella “idee e ispirazioni”

©Laila Pozzo                                                                                                                   ©Elena Givone

D-Quindi tu avevi una cartella idee dove collezionavi immagini fatte da altri. E non ti fa arrabbiare il fatto che altri abbiano fatto qualcosa che avresti voluto fare tu?

R-Assolutamente no, e quella cartella “ISPIRAZIONI” ce l’ho ancora, credo sia normale e la consiglio a tutti gli studenti.  In merito all’arrabbiarsi posso dirti … Si, capita, ma con me stesso per non essere stato bravo a pensarci e a farlo prima. Le ispirazioni sono motivo di crescita anche quando ti fanno innervosire perché non ci hai pensato tu per prima. Credo che troppa gente sia astiosa con altri solo perché non sono stati capaci di essere altrettanto bravi. Io penso che tutto ciò che ho fatto nella vita e nella carriera sia merito mio e tutto quello che non ho fatto sia colpa mia non colpa degli altri più bravi di me o del mondo che non mi ha capito, o della sfiga. Ma figurati! Siamo quello che abbiamo realizzato, nel bene e nel male, poi ovvio che ci sono persone a cui sono capitate delle fortune pazzesche e altri delle sfighe immense, ma questo è avulso dall’impegno che ci dobbiamo mettere, anche se poi, in realtà, credo che il nostro modo di porci possa in parte attirare sfortuna o fortuna.

 

D-In che senso?

R-Per giocare al gioco della vita devi sederti al tavolo e puntare dei numeri, ma se non hai le fiches non puoi giocare, le fiches sono le relazioni che coltivi, sono i “biglietti da visita” che acquisisci, senza quelli puoi essere il più grande artista del mondo ma non vai da nessuna parte. Poi che escano i numeri che hai puntato è questione anche di fortuna, ma se io ho tre fiches sarà faticoso farmi vedere dalla fortuna, se io posso puntare 300 fiches è molto più probabile che la fortuna mi veda. (Sorride)

D-Per finire però vorrei sapere cosa ne pensi tu dell’esperienza del ritratto, visto che anche tu hai dato seguito al ritratto pret-à porter.

 

R-Si, è venuto spontaneo aprire anche a Torino il tormentone dei ritratti per privati. Ritrarre è la cosa che prediligo e che ha delineato la mia carriera e avevo voglia di provare a cimentarmi con questa modalità e ribadire che il ritratto “ben fatto”, con mezzi e attenzioni professionali non era solo una esclusiva dei vip. Così ho iniziato a organizzare alcuni periodi dell’anno per prendere prenotazioni per venire a farsi un ritratto fotografico di famiglia, o single o con amici, con i pelosi di casa.

E’ uno scambio intrigante, ogni volta che hai qualcuno davanti inizia questo incontro confronto anche un po’ psicologico, un tango che sai dove inizia ma non sai dove ti porterà, una sfida continua. Sta avendo molto successo, sotto Natale poi lo faccio in collaborazione con UGI (associazione genitori italiani con figli malati di tumore) e in poche settimane raccogliamo molte donazioni, a Natale 2023 abbiamo ritratto più di 200 persone! Fare del bene mi fa stare bene.

 

Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio-

©Paolo Ranzani – Ritratti a Torino in sostengo a UGI

D-Ho letto nel claim che usi sui social che paragoni il ritratto ad un viaggio.

R-Io l’ho sempre vista così. Guardo un volto come guardo un paesaggio da ammirare, colline e cieli, alberi e laghi, alba o tramonto, fermo o in movimento, dritto o curvo, il volto che hai davanti è un percorso di vita. Le rughe, i segni, le cicatrici, possono essere strade che raccontano. In un volto c’è il viaggio che quella persona ha percorso nella sua vita ed è arrivata fin lì da te per fermarlo per un momento, e il fotografo è responsabile di quel momento. Pensa che meraviglia e che responsabilità. Bisogna rispettare quel viaggio e saperlo raccontare e non è per nulla facile. E come in ogni viaggio si lascia una traccia e il ritratto stampato che ti porti a casa è la traccia di quel momento che resterà per sempre. Una cosa che mi ha sempre affascinato della fotografia è l’estensione del tempo. Pensaci. Prendi una fotografia in mano e ti accorgi che stai guardano il passato, qualcosa che è già avvenuto, però quella fotografia è lì nel presente, la tieni in mano proprio adesso, è presente e quando la metti via lei porta quel racconto anche nel futuro, quel passato arriverà nel futuro. A me fa impazzire questa cosa.

 

D-Grazie. Avrò da riflettere su tante cose. E comunque, senza accorgertene, abbiamo fatto un interessante bignami della storia del RITRATTO.

R-Insomma, direi solo una personalissima sintesi,  ma che sia chiaro, io non ho la verità in mano, né le competenze per essere uno storico, diciamo che questa intervista è un po’ il mio ritratto, tante sfaccettature di me, il mio viaggio alla ricerca del mio ritratto.

E mi raccomando, aggiungi a fine intervista che chiedo scusa agli amici e colleghi che così nella velocità dell’intervista non ho citato, abbiate pietà.

 

Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio-
Paolo Ranzani on stage

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Per acquisto libri : photo@paoloranzani.com – www.paoloranzani.com

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