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La luce nella fotografia di paesaggio

di Antonio Aleo

Cos’è una buona luce in fotografia? La risposta potrà sembrare scontata, ma in realtà é molto complessa ed articolata; il nostro modo di fotografare, le nostre idee e le nostre esperienze saranno fondamentali a determinare la qualità della luce di cui abbiamo bisogno.

Un banale cliché di qualità assoluta di luce nella fotografia di paesaggio è la gold hour, quel breve lasso di tempo in cui la luce diventa dorata, la magica ora dorata dell’alba e del tramonto con il sole vicino all’orizzonte che illumina il paesaggio di oro e rosso intenso, la gamma dinamica si riduce, il cielo e le nuvole colorano, le ombre si allungano e sfumano verso l’infinito.

 

Per quanto affascinante e magica essa sia, la gold hour non è la chiave risolutiva delle nostre foto, anzi spesso può rivelarsi invalidante oltre che risultare oramai abbastanza stereotipata nella fotografia di paesaggio. Un portfolio fotografico caratterizzato esclusivamente da albe e tramonti mozzafiato, pur creando stupore iniziale verso l’osservatore, è capace in breve tempo di far perdere interesse non suscitando più alcuna emozione ed eliminando lo stupore emotivo del momento.

I fotografi del passato ci hanno insegnato che per far buone foto abbiamo bisogno principalmente di un’ idea a cui affiancare soggetti e luoghi adatti, modellando la fotografia attraverso la composizione e la luce, che può essere di varie intensità e temperatura colore.

Eliot Porter, uno dei più grandi fotografi di paesaggio (ideatore del termine “Intimate landscape”) e di natura del passato, ha sviluppato le sue idee e le sue fotografie nella penombra. Le sue bellissime immagini sono quasi tutte realizzate con luce soffusa, caratterizzate da morbide sfumature che esaltano il colore ed i dettagli. Senza quella condizione di luce e con una costante presenza di gold hour, le sue immagini non avrebbero avuto lo stesso fascino, la sua ricerca di intimità del paesaggio e del suo ordine nel caos sarebbero state totalmente precluse.

Anche la luce diretta di mezzogiorno, in un cielo privo di nuvole, può trasformarsi in buona condizione di luce e di conseguenza nella migliore se contestualizzata, mi viene così in mente la luce riflessa (o di rimbalzo) dei Canyon, che nelle ore centrali della giornata crea meravigliose sfumature nel paesaggio.

Sono un amante della luce morbida e soffusa per gli stessi identici motivi del fotografo Eliot Porter, ma credo fermamente che ciò che conta principalmente sia l’idea racchiusa nel profondo della nostra fotografia, la scelta della luce è adeguata quindi alle nostre idee e progettazione, come lo è la composizione e la scelta del luogo.  La luce può modellare le forme di un soggetto o appiattirle nello spazio, può accentuare o diminuire i contrasti, può creare interesse in un determinato punto dell’inquadratura.
 

Senza un’idea, la fotografia spazierebbe nell’oscurità.

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