Cos’è una buona luce in fotografia? La risposta potrà sembrare scontata, ma in realtà é molto complessa ed articolata; il nostro modo di fotografare, le nostre idee e le nostre esperienze saranno fondamentali a determinare la qualità della luce di cui abbiamo bisogno.
Un banale cliché di qualità assoluta di luce nella fotografia di paesaggio è la gold hour, quel breve lasso di tempo in cui la luce diventa dorata, la magica ora dorata dell’alba e del tramonto con il sole vicino all’orizzonte che illumina il paesaggio di oro e rosso intenso, la gamma dinamica si riduce, il cielo e le nuvole colorano, le ombre si allungano e sfumano verso l’infinito.
Per quanto affascinante e magica essa sia, la gold hour non è la chiave risolutiva delle nostre foto, anzi spesso può rivelarsi invalidante oltre che risultare oramai abbastanza stereotipata nella fotografia di paesaggio. Un portfolio fotografico caratterizzato esclusivamente da albe e tramonti mozzafiato, pur creando stupore iniziale verso l’osservatore, è capace in breve tempo di far perdere interesse non suscitando più alcuna emozione ed eliminando lo stupore emotivo del momento.
I fotografi del passato ci hanno insegnato che per far buone foto abbiamo bisogno principalmente di un’ idea a cui affiancare soggetti e luoghi adatti, modellando la fotografia attraverso la composizione e la luce, che può essere di varie intensità e temperatura colore.
Eliot Porter, uno dei più grandi fotografi di paesaggio (ideatore del termine “Intimate landscape”) e di natura del passato, ha sviluppato le sue idee e le sue fotografie nella penombra. Le sue bellissime immagini sono quasi tutte realizzate con luce soffusa, caratterizzate da morbide sfumature che esaltano il colore ed i dettagli. Senza quella condizione di luce e con una costante presenza di gold hour, le sue immagini non avrebbero avuto lo stesso fascino, la sua ricerca di intimità del paesaggio e del suo ordine nel caos sarebbero state totalmente precluse.
Anche la luce diretta di mezzogiorno, in un cielo privo di nuvole, può trasformarsi in buona condizione di luce e di conseguenza nella migliore se contestualizzata, mi viene così in mente la luce riflessa (o di rimbalzo) dei Canyon, che nelle ore centrali della giornata crea meravigliose sfumature nel paesaggio.
Senza un’idea, la fotografia spazierebbe nell’oscurità.
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Antonio Aleo
Fotografo professionista, vive nella sua terra natale, la Calabria, luogo meraviglioso dal sapore quasi selvatico, che unisce mare, montagne, laghi, cascate, foreste e paesaggi collinari.
Quando si avvicinò al mondo della fotografia, fu subito attratto dai grandi maestri della fotografia di paesaggio, natura e documentaristica, tra i quali spiccano Joe Cornish, David Ward, Charles Cramer, Christopher Burkett, Art Wolfe, Antoine d’Agatà. Questi hanno contribuito a rendere alto il suo interesse principalmente verso la fotografia più sentimentale e Fine Art.
Dal 2010 fotografa il suo territorio e collabora con diverse riviste ed agenzie fotografiche di natura e paesaggio. Nel 2019 diventa ambassador Leofoto per il territorio calabrese. Utilizza una fotocamera mirrorless, zoom grandangolari e teleobiettivi, filtri NDG, polarizzatori e treppiedi. Postproduce le immagini principalmente con Capture One e Photoshop. Non aggiunge mai situazioni ed elementi inesistenti, in fase di scatto, alle sue immagini.
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