Leggere questa immagine è estremamente semplice. Protagonisti: l’acqua, un uomo e la luce. Dov’è però quest’uomo, cosa fa e per quale ragione tiene le braccia in quel modo forse possiamo immaginarlo ma forse non siamo sicuri fino a quando non leggiamo la didascalia. L’immagine in b/n ha una composizione perfetta e la luce che si riflette sull’acqua sembra andare verso l’uomo. Forse, però, è il contrario, è l’uomo che si è rivolto alla luce che è quella dell’alba in India, a Uttar Pradesh, Varanasi. I devoti indù si recano al sacro fiume Gange per le abluzioni rituali e la preghiera.
L’immagine è di Ian Berry fotoreporter di Magnum Photo che ho apprezzato nella mostra “Water” e che ho avuto il piacere di intervistare mentre ero a Perpignan al festival Visa pour l’Image.
“L’idea di realizzare il progetto esposto è stata mia. Era abitudine in Magnum avere un progetto personale da realizzare in mezzo ad altri lavori. Quindi, tra altri libri e altri reportage, è nata questa idea. Inizialmente, molti anni fa, pensai di realizzare una storia sul rapporto tra l’acqua e la religione. Tutto è iniziato quando lavoravo in Sud Africa. La più diffusa religione tra i neri in Sud Africa è The Zion Christian Church (ZCC), una delle chiese più grandi dell’Africa meridionale. Credono nell’immersione totale del battesimo immergendo il fedele nell’acqua 3 volte. Ho pensato che si potesse partire da qui. Poi mentre mi trovavo a Benares, in India, molto tempo fa, ho partecipato ad una grande festa religiosa indù. La mia idea cambiò perché mi resi conto che l’acqua, in tutto il mondo, stava diventando sempre più un problema. Quindi ho cambiato la direzione della mia ricerca e così negli ultimi cinque, dieci anni ho visitato tanti paesi e visto i fiumi più grandi come il Mekong, il Nilo, il Mississipi e altri.”
Nel corso di 15 anni Ian Berry ha viaggiato in tutto il mondo per documentare i legami inestricabili tra paesaggio, vita e acqua. Il ruolo che ha l’acqua negli antichi rituali religiosi e nella costruzione di comunità, il suo sfruttamento e il risultato devastante quando ce n’è troppa o troppo poca.
“Ci sono un sacco di problemi… ovviamente è noto quanto accade in Bangladesh: le persone stanno costruendo dighe in tutto il mondo perché pensano che sia una grande idea ma in realtà stanno tagliando l’acqua. Voglio dire, una diga è appena stata costruita in Turchia, stanno cercando di controllare l’acqua in Israele, in Giordania. Quindi ho incontrato nuove situazioni, vedevo cose nuove e nascevano nuovi motivi per andare in posti diversi. Quando sono andato in Groenlandia, ho scoperto che i pescatori sono riusciti a pescare con tre mesi di anticipo rispetto a quanto facevano un paio di anni prima. E questo a causa dello scioglimento dei ghiacciai. Quindi, man mano che procedi, nascono nuove idee e anche nuovi problemi. E’ una buona ragione per andare in posti diversi, a volte per la prima volta ……infatti non ero mai stato in Groenlandia prima. Le situazioni che io riprendo, anche se si assomigliano, per me sono una scusa per guardare alla vita delle persone e mi interessa sapere come vivono le persone nelle diverse parti del mondo.”
L’Organizzazione Meteorologica Mondiale, che monitora i cambiamenti climatici, ha recentemente riportato indicatori a livelli record, che continuano ad aumentare: gas serra, livello del mare, contenuto di calore dell’oceano e acidificazione degli oceani. Gli scienziati ipotizzano che il ghiaccio attualmente intrappolato nei ghiacciai e nelle terre emerse dell’Artico e dell’Antartico si scioglierà e, se i loro timori saranno confermati, il livello del mare salirà al punto da inondare città e interi paesi come le Maldive, le Isole Marshall e le Seychelles.
Ian Berry ha poi sottolineato che il paese nel quale adora lavorare è la Cina. ”Ho trascorso cinque anni lavorando in Cina ed è fantastico…. L’azienda e le riviste cinesi per cui lavoravo mi davano il permesso per andare in diversi luoghi. In Europa, in Inghilterra, comunque non posso fare fotografie in una prigione, in un ospedale……… è molto difficile ottenere dei permessi, è molto difficile scattare foto in una fabbrica. In Cina se dico che voglio fotografare in un calzaturificio Nike te lo aprono, se voglio fare foto in un ospedale loro si organizzano: nessun problema. Quindi entro in posti che non potrei raggiungere in Europa e che sono interessanti. e questo perché in Cina tutti hanno una macchina fotografica. A loro non importa essere fotografati. Solamente una volta quando hanno costruito la grande diga delle Tre Gole sullo Yangtze volevano essere pagati circa 5.000 sterline per fotografare. Ho detto che era una follia perché lavoravo finanziandomi da solo. Sono andato alle sorgenti dello Yangtze e ho preso un traghetto locale e ho potuto fotografare. I cinesi sono formidabili. Purtroppo in Inghilterra abbiamo eletto uno stupido primo ministro, il signor Johnson. Ha realizzato la Brexit, uscendo dall’Unione europea, e ora per me è diventato più difficile lavorare in Cina. L’anno scorso avevo ottenuto un grosso incarico da persone con cui avevo già lavorato in passato. Poco prima della partenza mi hanno chiamato: ‘ci scusi, ma ci è stato detto di non accogliere né un fotografo americano né uno britannico’. Davvero fastidioso.”
La conversazione con Ian Berry è proseguita oltre il racconto della sua mostra a Perpignan.
È stato naturale chiedergli se ha incontrato problemi in alcuni paesi. “Sono stato in carcere in diversi paesi. Circa dieci anni fa nella Repubblica Centrafricana – un piccolo paese ex colonia francese – sono stato arrestato mentre ero al mercato locale dal capo della polizia. Mi ha portato in prigione per circa cinque giorni e non è stato divertente. ero in una cella con sei locali e il cibo, da condividere insieme agli altri, era tutto in una unica ciotola, il bagno era pieno e sapevo che dovevo pagare per poter uscire. Non è stato piacevole. Se devi andare in prigione meglio in un paese più ospitale come in Italia, a Napoli! Un poliziotto con la pistola camminava dietro di me e all’improvviso mi hanno arrestato perché stavo fotografando dei prigionieri ….. ma mi hanno offerto un caffè fantastico, la gente era gentile e poi mi hanno rilasciato“.
La curiosità sul suo rapporto con Magnum Photos e scoprire se il linguaggio della sua fotografia è cambiato nel tempo mi hanno portato a continuare a dialogare con Ian Berry. Pensa che le riviste stiano cambiando. Ha lavorato per riviste come Paris Match, Stern, Epoca. Ma ora, secondo lui, l’atteggiamento sta mutando nei confronti del ruolo della fotografia: sono sempre più interessate alle star e alle celebrità. Non a ciò che sta accadendo nel mondo. “Una delle cose che Magnum tentava anni fa era di anticipare le notizie per individuare prima ciò che stava crescendo politicamente in un paese e andare a scattare immagini in quel paese prima che accadesse. In questo momento non ha senso andare in Russia o in Ucraina: sono tutti lì con il cellulare in mano, quindi è difficile riuscire a cogliere nuove situazioni. Quando sono stato in Vietnam, in Congo o nella ex-Jugoslavia potevo restare lì una settimana, poi tornare, poi andare a Parigi o a Londra e riuscivo a realizzare un reportage che fissava quello che stava accadendo. Oggi nello lo stesso giorno in cui avviene un “fatto”, un’ora dopo l’evento ecco che la gente invia già le foto, i video…”.
Eppure io penso che le foto scattate da un professionista come lui e da un dilettante siano molto diverse tra loro. Ian Berry continua: “Credo di essere stato molto fortunato quando sono entrato in Magnum. La persona che contava di più era Cartier Bresson e ho trascorso molto tempo con lui in Francia … passeggiando. Ero un giovane fotografo e lui era ancora in attività. Il momento in cui si scatta una foto è importante ma devi aggiungere una forma all’immagine. Quindi per me è importante fotografare ciò che sta accadendo ma dandogli una forma, non solo un’istantanea dell’evento. Sono stato molto fortunato a essere cresciuto in quel periodo alla Magnum. Cartier Bresson, Marc Riboud, Elliott Erwitt… ho potuto imparare molto da loro. I giovani non seguono lo stesso percorso, non imparano nello stesso modo. Quando sono entrato in Magnum eravamo 12 o 13 fotografi. Ora abbiamo più di 60 anni. Capisco che sia molto difficile guadagnarsi da vivere facendo foto giornalismo. Ora devi seguire un approccio diverso, ci sono diversi tipi di fotografia… totalmente diversi. Quindi anche Magnum Photos è cambiata. Quando ero molto giovane mi sono trasferito in Francia e ho trascorso un anno cercando di guadagnarmi da vivere. E sono andata da Dior, lo stilista, e ho chiesto: posso prendere in prestito per un giorno la tua modella di punta? Dior ha detto di sì, oggi non potrei rifarlo. Ho trascorso un giorno con questa signora, fantastico, mi sono divertito. Una rivista tedesca ha visto le foto e ha deciso che dovevo diventare un fotografo di moda. Bene…. avevo bisogno di lavorare, quindi per un anno ho scattato foto di moda, un soggetto che poi ho odiato!”
BiografiaIan Berry è nato nel Lancashire, in Inghilterra. Si è fatto conoscere per i suoi lavori in Sud Africa, ha lavorato per il Daily Mail e successivamente per la rivista Drum. Fu l’unico fotografo a documentare il massacro di Sharpeville nel 1960 e le sue fotografie furono utilizzate nel processo per dimostrare l’innocenza delle vittime. Henri Cartier-Bresson invitò Berry a unirsi a Magnum nel 1962, quando viveva a Parigi. Si trasferì a Londra nel 1964 per diventare il primo fotografo a contratto per l’Observer Magazine. Da allora gli incarichi lo hanno portato in giro per il mondo: ha documentato l’invasione russa della Cecoslovacchia; conflitti in Israele, Irlanda, Vietnam e Congo; carestia in Etiopia; e l’apartheid in Sud Africa. La maggior parte del lavoro prodotto in Sud Africa è rappresentato in due dei suoi libri: Black and Whites: L’Afrique du Sud (con una prefazione dell’allora presidente francese François Mitterrand) e Living Apart (1996). Importanti incarichi editoriali hanno incluso il lavoro per National Geographic, Fortune, Stern, Geo, national Sunday magazines, Esquire, Paris-Match and Life. Berry ha anche riferito sulle trasformazioni politiche e sociali in Cina e nell’ex Unione Sovietica. Progetti recenti hanno coinvolto il tracciamento del percorso della Via della Seta attraverso la Turchia, l’Iran e l’Asia centrale meridionale fino alla Cina settentrionale per Condé Nast Traveller, la fotografia di Berlino per un supplemento Stern, il progetto della diga delle Tre Gole in Cina per il Telegraph Magazine, la Groenlandia per un libro sul controllo del clima e sulla schiavitù infantile in Africa.
© Ian Berry India, Uttar Pradesh, Varanasi. All’alba i devoti indù si recano al sacro fiume Gange per le abluzioni rituali e la preghiera.
In esposizione a Perpignan.
Dal 2015 mi dedico attivamente al progetto ArtPhotò con cui propongo, organizzo e curo eventi legati al mondo della fotografia intesa come linguaggio di comunicazione, espressione d’arte e occasione di dialogo e incontro. La passione verso la fotografia si unisce ad una ventennale esperienza, prima nel marketing L’Oreal e poi in Lavazza come responsabile della comunicazione, di grandi progetti internazionali: dalla nascita della campagna pubblicitaria Paradiso di Lavazza nel 1995 alla progettazione, gestione e divulgazione delle edizioni dei calendari in bianco e nero con i più autorevoli fotografi della scena mondiale fra cui Helmut Newton, Ferdinando Scianna, Albert Watson, Ellen von Hunwerth, Marino Parisotto, Elliott Erwitt e i più famosi fotografi dell’agenzia Magnum.
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