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…sui dubbi amletici dei fotografi matrimonialisti.

di Giuseppe Maria Gargano

Essere fotografo significa studiare e di conseguenza aprirsi ad innumerevoli dubbi nella logica di chi più sà, più dubita.

Il primo fra tutti è cosa raccontare e sopratutto come raccontarlo.

Da decenni mi dedico alla fotografia di matrimonio ed il quesito, che è nato sin dai primi scatti, riguarda la narrazione di una storia d’amore.
Le opzioni principali sono: fotografo ciò che la realtà mi restituisce o creo una foto nuova in base ad una concezione.

In altri termini, fotografo ciò che vedo o fotografo ciò che ho in mente?

Risposta non facile.

Nel primo caso si diventa reporter di matrimonio  che, attenzione, non significa scattare solamente ma farlo sfruttando la luce che ho in quel determinato attimo e scegliendo le inquadrature migliori nel minuscolo spazio di tempo che consuma l’azione. Scegliere, inoltre, se dare uno scatto puro o coprire la terza, la quinta e cosi via.

In questa concezione il fotografo dovrà essere poco invasivo, quasi trasparente, per non perdere la naturalezza dei soggetti, utilizzerà sempre la luce naturale e si muoverà con attrezzatura leggera ed essenziale. Scatterà sicuramente di più alla ricerca dell’istante perfetto. Il racconto si arricchirà di scatti fatti  ad invitati, di particolari simboli, luoghi etc…

Nel secondo caso il fotografo gestisce la luce, creando un atmosfera diversa dalla realtà, prenderà più tempo per se per gestire le inquadrature  e potrà avvalersi di un attrezzatura più variegata. La luce non sarà un problema  perché ha già gli strumenti con se per crearla. Il matrimonio assume più una sembianza fashion a discapito di quella reportagistica. In altri termini, posa impeccabile e luce perfetta sempre.

Entrambi i sistemi utilizzati creeranno un effetto stupore agli sposi, nel primo caso rivivranno le emozioni di quel giorno che forse non sanno nemmeno di aver provato e nel secondo vedranno immagini uniche, perfette, dove nulla è lasciato a caso ma tutto viene aggiustato con cura.

La conoscenza fotografica, nonché del mezzo, è importante in entrambi i casi, sia se uso la mia luce artificiale che se sfrutto la mia luce naturale. Bisognerà sempre prestare attenzione alle alte luci, ai neri troppo chiusi, agli elementi di disturbo nel fotogramma e tanto altro.

E comunque in un matrimonio i due stili possono coesistere anche se questo toglie linearità al racconto, posso essere reportagista in chiesa e durante la festa e creare dei ritratti in posa, a casa della sposa e durante le esterne. Io personalmente, preferisco avere una serie di colloqui precedenti con gli sposi e capire cosa vorrebbero nel loro album matrimoniale, in tal caso sarò più preparato ed attrezzato per uno stile o per l’altro.

Ma questo è solo uno dei dubbi che assalgono i fotografi, nel prossimo articolo parleremo dell’attrezzatura da usare in base agli stili…

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