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Sara Galletta (RUFA Roma)

di PHocus Young Student

Info

Nata ad Ortona nel 2000, Sara Galletta si avvicina alla fotografia da piccolissima ed affianca agli studi liceali dei primi corsi di fotografia base, fotografando amici e familiari, e poi iniziando i primi progetti personali.

Nel 2018 partecipa alla mostra collettiva “Instant 085” – Mostra internazionale di Fotografia Contemporanea nella categoria Giovanissime a Pescara.

Nel 2019 si trasferisce a Roma dove inizia a studiare presso la RUFA (Rome University of Fine Arts), a Settembre 2020 partecipa alla collettiva “Quando cadono le piume, RUFA- Roma (settembre 2020).”

“I miei lavori provengono da esperienze personali, in cui la fotografia è utilizzata come mezzo per indagare, capire, guarire. Dal momento in cui ho iniziato a scoprirmi come persona ed ascoltarmi ho sentito la necessità di fotografare.

Origini, sensibilità, empatia, queerness, sono temi sempre presenti nei miei lavori. Sono molto attratta da volti, corpi, gesti luoghi, li catturo cercando di rimanere in un limbo tra essere puramente osservatrice ed invece creare set studiati nei minimi dettagli.”

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La realtà Queer Romana

Una drag queen, nel momento in cui entra in scena, sta compiendo un atto politico molto forte, che sia voluto e pensato o che sia casuale, è una perfomer che attraverso l’arte libera l’essere umano dei suoi panni e li stravolge, ridicolizzandoli, mettendo a nudo l’assurdità dei ruoli di genere nei quali siamo tutt* incastrat* oggi.

La Simontha

 

La Simontha è la parte migliore di me.

Questa frase mi risuona in testa da un po’ di mesi.

L’ho creata io. È la mia creatura.

È la parte di me più importante,

è la parte di me più bella,

la parte di me più autentica.

Forse non l’ho creata. Forse c’è sempre stata.

No, ne sono sicura adesso, c’era prima ancora che

nascessi io.

Non c’è stata gestazione, ma tirarla fuori è stato agognante

come un parto.

Oggi un po’ di rossetto.

Domani un po’ di blush.

Spingi, spingi.

Basta, mi vergogno.

Un bel vestitino sexy, solo per me, non lo saprà nessuno.

Spingi, spingi.

Chissà cosa diranno di me?

Dei tacchi, alti, chilometrici, laccati, mi slanciano,

statuaria.

Ma solo per la cameretta, eh, è il nostro piccolo segreto.

Spingi, spingi.

Però, un balletto, con delle mie amiche, innocuo…

Così per gioco. Io al centro, loro mi guardano. Mi

guardano, e io.. Io le faccio guardare.

Mi piace.

“Ah che belle gambe, Simo, sembrano quelle di una

donna”

Cos’è che hai detto?

“Sembrano quelle di una donna”

Ripetimelo.

“Come quelle di una donna” Ti prego, ridillo.

“Come quelle di una donna”

Ancora.

“Come quelle di una donna”

Spingi, spingi.

Eccola la vedo, sta uscendo.

È una drag queen.

Si chiama La Simontha. Ma non la terrò.

Solo qualche volta al mese.

È lavoro, giuro, nient’altro.

Il dolore di essere una femmina non conforme,

il dolore di apparire come un maschio conforme.

Forse sono un ibrido?

Sono un po’ l’uno, un po’ l’altro, a volte niente.

A volte nulla.

Non sono nulla.

No, si chiama depressione, smettila di trattenerti,

ed esci.

Esci.

L’ansia di non far sospettare alcuna femminilità,

l’ansia di attendere le aspettative di mascolinità.

Solo maschili.

No femmine mancate.

Abbassa la voce, fatti crescere la barba, cammina senza

moine.

“Ciao, bello”

Bello… Con la o.

Lei la fai uscire solo quando ti è permesso.

Nessuno deve sospettare.

INSOSPETTABILE.

Poi accade del prodigio, che mi metto la sua parrucca,

rosso rame, del trucco sul viso, la sua faccia, e diventa

la mia, la sua maschera fa cadere la mia, mi mostra

quanto sia stata ridicola la mia maschera fino a quel

momento, la mia, priva di artifici, è più artificiosa e

teatrale della sua.

Stancante dover trasformarmi in lei.

Sono ore e ore di preparazione.

Eppure non le accuso, sono più riposata di prima.

Mentalmente. Euforica.

Mi riconosco, mi guardo allo specchio e ha senso. Io ho

senso.

Esco dal camerino.

Esco. Fuori.

Sono protetta.

Celebrata. Amata.

“Sei bellissima, sembri una donna”

Scusa, puoi ripetere?

“Sembri una donna”

Ti prego, ridillo.

“Sembri una donna”

Ancora

“Sembri una donna”

Non ti fermare

“Sembri una donna”

Lascio il posto a lei.

E io, io me ne sto andando.

Voglio essere la Simontha.

La Simontha è la parte più vera di me.

Simonne Musitano, in Arte Drag La Simontha

Proposta per CONFINI

Vorrei continuare il progetto intervistando e parlando con ogni drag, e scattando dei ritratti in studio ed in esterna, cercando di andare a calcare sul confine tra i luoghi in cui le drag si esibiscono e quelli in cui non si sentono al sicuro, su com’è iniziata per ognuna di loro questa passione e che cosa, dell’arte drag le fa stare bene. 

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