Info
Pietro Cardoso nasce a Milano nel 1995. Si avvicina alla fotografia viaggiando, per avvicinarsi ai luoghi e alle persone. Studia antropologia per dotarsi di un repertorio visivo più strutturato, con l’effetto opposto: affianca alle sue ricerche documentarie un linguaggio metaforico, esplorando il reale con uno spirito piu’ letterario che letterale.
A fronte della crisi demografica della Calabria, sto raccogliendo una serie di testimonianze di persone che restano a vivere nella provincia di Reggio Calabria, resistendo alle forze centrifughe che la spopolano. Il mio obiettivo è creare un piccolo atlante umano, che contrasti la narrativa dominante di ‘terra desolata’ e in cui emerga la problematicità e la resilienza che attraversa il restare quotidiano degli esempi virtuosi raccontati.
La serie E’ ancora qui riflette il secondo tipo di esplorazioni, in cui trasformo elementi del paesaggio esterno in quelle parole che fatico a comunicare. Il mondo che mi circonda diviene metafora delle mie sensazioni ed emozioni, un’uscita di sicurezza in cui ritrovarmi e (ri)abitarmi.
Proposta per CONFINI
Non esiste ponte sospeso più traballante della normalità. Ciò che si ritiene consueto o che si desidera che resti tale è un costante cambiamento e riadattamento alla contingenza, un rientrare entro confini che rendano la visione più comune accettata ed egemonica. A quest’ultima appartiene la definizione di patologico – la medicalizzazione di comportamenti ‘anormali’ secondo norme già fornite, variabili e volubili.
Le immagini si propongono percio’ di fornire, con riferimenti personali e contributi di pazienti affetti da sindrome borderline, una prospettiva parziale e metaforica dell’esperienza di vivere attraversando fasi comportamentali patologiche – fasi intense e contradditorie, a volte inosservate e spesso incomprese e stigmatizzate.
Lo scopo non è disconoscere i meriti della psichiatria, ma criticare l’egemonia esclusiva della ‘normalizzazione’ e mettere in discussione la sua tendenza discriminante. Il linguaggio visivo è perciò strumento di destabilizzazione e riscrittura della normalità, per esplorare siti in cui il confine tra ‘normale’ e ‘anormale’ diventa insignificante.
No comment yet, add your voice below!