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Ognuno per sé e la fotografia contro tutti!

di Pino Bertelli

Critica radicale della fotografia e sovversione non sospetta dell’immaginario (I° PARTE)

“Ecco — pensò — ecco la Rivoluzione, ecco i compagni, ecco tutti i nostri ideali:
sangue, sangue e sangue! Le nostre bandiere non dovrebbero essere rosse e nere
ma maglioni di compagni che hanno cercato di fuggire questa realtà orrenda,
sì, sui pennoni solo maglioni insanguinati!”.
Marilù Maschietto

a Francesco Mazza
Perché conosce il pianto di lacrime secolari e il sorriso che profana il silenzio, sa che l’angelo è già nel fanciullo che gioca con l’anagramma di tutte le aurore e a ragione sostiene che la bellezza, la giustizia, libertà, come l’amore e la fraternità tra gli uomini, sono scritti sull’acqua ma non affogano mai…

Prologo sull’immaginale del nostro contento. Queste riflessioni sulla fotografia come linguaggio d’assassini o di poeti, li ho ritrovati in un Moleskine dimenticato in uno zaino nero che mi sono portato dietro ai confini della civiltà… dentro c’erano un coltello Laguiole a lama larga, una fiaschetta d’acciaio con ancora un po’ d’amaro del Capo, una penna stilografica con l’inchiostro verde, il libro di Nietzsche, Così parlò Zarathustra, qui avevo sottolineato: “Non con l’ira ma col riso s’uccide” (…) C’è sempre un grano di pazzia nell’amore, così come c’è sempre un grano di logica nella pazzia (…) Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”. C’erano anche mezzi sigari svizzeri all’anice e uno Zippo ammaccato con il quale spesso mi sono bruciato punture di zanzare o altri animaletti o piccole ferite occasionali in Africa, Amazzonia, Iraq, Chernobyl… queste riflessioni, dicevo… sono dovute a molte conversazioni, boutade, giochi di parole sulla filosofia-politica della fotografia che ho avuto con Francesco Mazza, amico fraterno, al tavolino di qualche bar, nelle nostre scorribande per le strade di Calabria o davanti a un piatto di pasta all’arrabbiata e qualche birra ghiacciata dove ci è capitato d’incontrarci… sono del tutto responsabile di certe affermazioni, panegirici o dissezioni sulla sovversione della scrittura fotografica, ma a Francesco devo appunto la stesura di questi frammenti sparsi sul sangue dei giorni… è lui che mi ha insegnato che il fondo della fotografia è disseminato di stelle, più ancora, che la bellezza può davvero cambiare il mondo, perché contiene la giustizia.   

La critica radicale della fotografia e la sovversione non sospetta dell’immaginario sono appunti taccuino sparsi nelle mie derive fotografiche in terre lontane a cercare un’arte di vivere, come ho detto… avevo in testa gli insegnamenti dei miei maestri… il cinema di Friedrich W. Murnau, Georg W. Pabst, Carl T. Dreyer, Dziga Vertov, Robert J. Flaherty, Luis Buñuel, Jean Vigo, Jean-Luc Godard, Roberto Rossellini, Kenji Mizoguchi, Glauber Rocha, Pier Paolo Pasolini, specialmente… e l’intera filmografia di Werner Herzog, più ancora Anche i nani hanno cominciato da piccoli (1970), Aguirre furore di Dio (1972), L’enigma di Kaspar Hauser (1974), La ballata di Stroszek (1976), Woyzeck (1979), Fitzcarraldo (1982)… il titolo di questo pamphlet ereticale è il détournement di uno dei grandi film di Herzog, L’enigma di 2 Kaspar Hauser (1974), il titolo tedesco era Jeder für sich und Gott gegen alle (Ognuno per sé e Dio contro tutti), il medesimo del suo ultimo splendido libro (2023), nel quale ci lascia in sorte quell’idea ardente dell’autodidatta che respinge ciò che c’impongono d’imparare nelle scuole e viene presto dimenticato… poiché ogni cosa che impari per placare la tua sete di sapere, non la dimentichi mai… ho compreso presto che ogni dogma in qualsiasi fede è un tradimento dell’intelligenza. L’accademia è la morte d’ogni forma poetica, è l’esatto contrario della passione… è sempre meglio fare delle fotografie sgangherate che frequentare una scuola di fotografia! La fotografia è l’arte degli illetterati! Io faccio delle fotografie fuori dal tempo o dalla storia o forse è vero il contrario, non lo so… faccio fotografie come Herzog fa i film… perché non ho imparato nient’altro e posso farle fino un certo grado di qualità etica e mi basta… non faccio fotografie “normali” perché gli altri sanno farle meglio di me… ho appreso le cose essenziali del fare-fotografia nella cantina di uno straccivendolo sotto casa mia… sfogliando un compendio o era un manuale, forse, per i corsi d’aggiornamento all’immagine delle scuole d’avviamento al lavoro… dopo ho letto così tanti libri sulla fotografia che non mi sono serviti a nulla… sono ancora dell’idea che non serve conoscere altro per fare la fotografia se non una qualche fotocamera, lo sguardo tagliente della verità e l’insubordinazione a ogni sorta di regole… la mia prima macchina fotografia l’ho semplicemente rubata a due turisti tedeschi… si è trattato di un esproprio, perché non avevo i soldi per acquistarla… quella che poi ho ricevuto in dono da un poeta, si chiamava Pier Paolo Pasolini, una Rolleiflex dentro una borsa nera, foderata in rosso porpora, l’ho usata alla meglio cercando di capire gli ultimi, gli emarginati, gli oppressi, i folli, i bambini e come stanno al mondo. Ho tuttavia un piccolo rimpianto… siccome ho sempre amato il cinema, poco i film, e fin da bambino ho avuto la curiosità di vedere un film al giorno… qualche anno dopo avrei voluto andare a una scuola di cinema, la Rogue Film School di Herzog, perché era una scuola dove le uniche due cose che insegnava il maestro tedesco, erano come falsificare i documenti e come scassinare le serrature… ma ormai ero da qualche parte della Terra con le mie fotocamere usate a cercare di capire cosa ci faccio qui? Feci poi del contrabbando di sigarette e whiskey, comprai una Beaulieu Super8 mm e mi misi a fare documentari sull’emarginazione sociale dal punto di vista documentato, cinegiornali sulla rivoluzione della gioia del ’68, le battaglie operaie fino a quando i proletari sono scomparsi nei marcitoi sindacali e mi occupai anche di quei ragazzi che si sono fatti uccidere sui marciapiedi per conquistare una società più giusta e più umana. Fotografia e cinema mi hanno salvato dalla galera… CONTINUA

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Non è facile trovare un buon educatore!
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Massimo Mastrorillo

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