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Ognuno per sé e la fotografia contro tutti! – seconda parte

di Pino Bertelli

Critica radicale della fotografia e sovversione non sospetta dell’immaginario

(II° PARTE)

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In principio è stata — la luce! —… poi qualcuno la separò dalle tenebre e nacque la fotografia e la sua simulazione! — “E fu cosa buona” —, disse Dio!, e tutti ci hanno creduto!… la Storia è nata con la prima bugia! Quando Dio chiama Abramo/Ibrahim sul monte Moriah (“ordine di JHWH”, in ebraico) per sacrificare il figlio prediletto Isacco, in nome della fede (credere vero qualcosa senza avere prove tangibili, scrivono nei dizionari)… il Signore chiese di andare solo con Isacco e l’asino (alcuni deviazionisti dicono che Abramo portò invece Ismaele, progenitore degli arabi)… e soprattutto, aggiunse: “Niente fotografi!”. Quel che il Signore disse ad Abramo: “Dunque, niente mediatori tra noi (nemmeno Cristo che sarebbe stato il primo giornalista o novellista, al pari degli evangelisti che riportano la buona novella), nessun media tra noi. È necessario che la prova che ci tiene uniti non diventi notizia. È necessario che questo evento non diventi notizia. Né buona né cattiva… non parlarne nemmeno al tuo psicanalista” (Jacques Derrida). Il Signore era un tipo sveglio! aveva compreso subito che la statura mediale delle religioni monoteiste e anche quella del Dalai Lama, per inciso… funzionano (non solo) per icone, quella cristiana in particolare, ma nel fanatismo teatrale dei propri fallimenti!… l’idolatria è un’interiorizzazione dello spettacolare idiomatico, liturgia performativa del sapere o simulacro di santità interposte tra il mistero della fede e l’uomo! “E io ci credo”, disse allora Abramo al Signore, anche l’asino annuì con un raglio! La fotografia debutta dunque tra il naufragio di un assassinio e l’aforisma di un asino! La fotografia è il fondo misterioso della filosofia, è la sua fine e il suo fine… una fotografia che finisce in saggezza, scompare!
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Bagatelle per un massacro della fotografia. Tutti i regimi fanno schifo… nei governi, anche quelli che si dipingono democratici, vi si segnalano buffoni, mafiosi, assassini in formato grande… il lavoro sporco lo lasciano fare ai fondamentalismi, agli inte­gralismi, ai fanatismi
del momento, naturalmente ben fagocitati dalla politica finanziaria, i servizi segreti, le caste degli aiuti internazionali… che bello! il mondo è in fiamme e non c’è papa, capo di stato o generale che non si faccia carico di carneficine inammissibili a danno degli ultimi della terra. La fotografia in piena gloria consolida l’autorità con la paura sacra che ispira. L’arte di farsi temere e rispettare equivale al senso di sovversione che ne consegue. La fotografia è come la droga, rende gli imbecilli ancora più imbecilli!
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Non esistono i generi in fotografia, come nel cinema, Jean-Luc Godard, diceva (e anche mia nonna partigiana, quando parlava di nuove primavere di bellezza, sosteneva che la Resistenza o è di popolo o è solo il teatrino di rivoluzionari di professione che mirano a riverniciare in
peggio le impalcature istituzionali che dicevano di voler distruggere). La Fotografia è una e una soltanto… sociale, concettuale, paesaggio, erotica, di guerra o privata… la Fotografia affronta il dolore, talvolta lo sollecita, si ribella a tutto e va verso nuove, altre, più atroci verità calpestate dall’ordine costituito… dato che l’insur­rezione dei popoli è il suo unico lusso, vi partecipa, non tanto per trarne vantaggi o benefici o migliorare la propria sorte, quanto per affermare il diritto all’insolenza contro la consolazione del servaggio e a favore dell’abolizione dei privilegi di pochi sulla povertà di molti. La fine della fotografia è anche l’inizio della fotografia, poiché la fotografia perdona settantasette volte sette più uno (il numero del Diavolo)!… e delegittima i legislatori che dicono “come” si deve fare la fotografia… l’archeologia della fotografia esce dalle grotte di Lascaux e ne legittima sia la poesia, sia la violenza… la fotografia usa l’immaginazione per intensificare o demistificare la realtà.
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La fotografia mercantile è l’orazione dei rassegnati, dei falsi idoli, dei tiranni da avanspettacolo, nella quale gli imbecilli bruciano la voglia di verità, di rivolta e del bene comune. La fotografia risponde alle esigenze di miserie asser­vite e implorazioni di codardie secolari…
l’unico ordine di grandezza alla quale aspira la fotografia spettacolista è quello del fallimento… tuttavia un mondo senza fotografia sarebbe altrettanto marcio (e impunito) di un governo senza iene. “Chi non ha principi morali si avvolge di solito in una bandiera” (Umberto Eco). Gli imbalsamati nelle ideologie, nelle religioni o nel neoliberismo s’accordano sull’apparenza e il crimine costituito: il successo, come il potere, è una droga che fa di colui che vi si dedica un demente in potenza. Nella fenomenologia della fotografia immaginale c’è Il libro di Giobbe, l’Infinito di Leopardi e il picaresco Le avventure di Huckleberry Finn di Mark  Twain, perché le immagini scaturite tra poesia e immaginazione diventano forme di conoscenza. Il Cantico delle creature, del resto, non è che una catenaria d’immagini immaginate che alla maniera di Caravaggio, Piero della Francesca o Vincent van Gogh, mostrano che l’utilità dell’opera sta nell’essere fatta… il significare che è all’origine di ogni sognare… creare un diversa possibile significazione… fare della tenera ebbrezza del pensiero dionisiaco che infiamma il desiderio di liberazione… “l’arte dionisiaca vuole convincerci dell’eterna gioia dell’esistenza: senonché dobbiamo cercare questa gioia non nelle apparenze, ma dietro le apparenze”, Nietzsche, diceva… la gioia originaria/dissonante del dionisiaco si percepisce anche nel dolore e nella trasfigurazione di tutti valori trafigge il grembo dell’immagine terribile del mondo e ne restituisce le spoglie.
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Nei sommari di decomposizione di ogni forma di comunicazione asservita alla lebbra dei potenti, gli occhi ardenti di autori che preannunciano l’assassino delle belle arti non sono mai stati del tutto sconfitti… “non esistono esseri più pericolosi di quelli che hanno sofferto per convinzione, non è un caso che i grandi persecutori si reclutano tra i martiri ai quali non è stata tagliata la testa” ( E.M. Cioran), ed è per questo che non vi è nobiltà creativa se non nella negazione della civiltà dello spettacolo. I ciechi della fotografia custodiscono lo sguardo come il muto la parola, aveva annotato… ogni fotografia è sovversiva in rapporto all’immagine taciuta, gridata o mercificata. Talvolta la sovversione passa attraverso una traccia, uno sputo o una scelta che afferra lo sconosciuto del bello per renderlo vero. La fotografia ha creato il fotografo a immagine della sua sovversione o della stupidità per prolungarla nel tempo della sua edificazione. Una vita senza utopia è irrespirabile… è la risposta all’illusione nella quale gli uomini pongono i propri destini. Chi inventa l’immagine a volte disvela la realtà o la maschera d’idiozie.
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La sovversione non sospetta dell’immaginario fotografico ripercorrere gli studi di Gaston Bachelard sulle forme dell’immaginazione legate ai quattro elementi della natura: fuoco, acqua, aria e terra, nelle quali s’innesta l’immagine dell’uomo e come sta al mondo… è un rêverie dell’anima e una sublimazione dell’inconscio che sottende un’elevazione della dimensione spirituale, liberata da tutti i confini, barriere, codici, vocabolari, miti che legano la coscienza alla datità dell’educazione imposta… le immagini immaginate riportano agli archetipi di Carl G. Jung che distinguono l’immagine immaginata da quella che riproduce la realtà semplicemente rappresentandola. L’intuizione dell’istante fotografico corrisponde a una psicoanalisi del fuoco dove il mondo immaginale diviene reale nel superamento della realtà e la universalizza attraverso la trasversalità dell’antropologia, sociologia, psicologia, politica e nel rovesciamento di prospettiva apre nuove strade della vita quotidiana. Ogni fotografo è in qualche modo un esiliato, se è in contatto diretto con la vita… la civiltà è marcia sin dalla nascita, nessuna ti perdona di essere libero…. (continua)

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