Ci sono questi volti. C’è la guerra, ci sono guerre che generano altre guerre. Catastrofiche si potrebbero scongiurare, ma non vengono evitate. Così tante guerre, così tante catastrofi, volute, dissennate. Ci sono queste foto, immagini di bambini indifferenti al tempo, sprofondati in un presente immobile. Corpi distaccati dai luoghi dove sono stati ritratti, in una terra di tutti e di nessuno. Questa terra che è il mondo. Il loro mondo e il nostro. Sono vittime inconsapevoli o drammaticamente consapevoli. Queste infanzie negate, estremo sopruso di una non civiltà. La loro bellezza tuttavia non è sconfitta. Una bellezza potente, tragica e perciò sacra. La loro pelle brucia i nostri occhi. La loro fatica brucia il nostro pensiero. Per loro, per noi, quale futuro? Queste foto non sono foto, queste foto sono grida. Trattenute e perciò più lancinanti.
Sandro Ricaldone
Oggi creare nuovi spazi d’arte non è semplice. La comunicazione virtuale apre praterie suggestive e il rischio di perdere la dimensione della concretezza è reale. La dimensione virtuale non ha odore e l’assenza di quel senso, ancorché solo percepito, impoverisce la relazione tra l’opera d’arte e chi ne gode, amplificando la cacofonia assordante di un tempo che banalizza tutto, in un incessante bombardamento di stimoli. L’Associazione SituAzioni Tribaliglobali si propone di andare in un’altra direzione rispetto alla dittatura della mediocrità, che riduce le espressioni artistiche a merce scadente. La scelta di creare lo spazio Derive, curato da Emilio Grollero e Giuliano Arnaldi, è simbolica. Il luogo è Cosio D’Arroscia, insieme periferia dell’Impero, per collocazione geoeconomica, ma centrale nell’esperienza culturale e politica del Novecento. Qui, nel 1957, nacque l’Internazionale Situazionista. Lo spazio fisico è evocativo. Era una stalla e per scelta poco o nulla è stato cambiato. I contenuti avranno sempre un filo rosso: la ricerca del dialogo tra ogni diversità. Siamo partigiani nel senso che non vogliamo essere indifferenti in un mondo che obbliga quotidianamente ciascuno di noi a decidere da che parte stare. Anche per questo, in ogni evento, troverete almeno un’opera proveniente da culture lontane nei luoghi e nel tempo, grazie al Fondo Tribaleglobale che da vent’anni raccoglie bellezza proveniente da ogni angolo del pianeta. Questo siamo noi: altri. Anzi, Noialtri.
Pino Bertelli è nato in una città – fabbrica della Toscana, tra “Il mio corpo ti scalderà” e “Roma città aperta”. Dottore in niente, fotografo di strada, film-maker, critico cinema e fotografia. I suoi lavori sono affabulati su tematiche della diversità, dell’emarginazione, dell’accoglienza, della migrazione, della libertà, dell’amore dell’uomo per l’uomo come utopia possibile. È uno dei punti centrali della critica radicale situazionista italiana.
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