Mamma, facciamo finta che io ero di nuovo piccola piccola come quando sono uscita dalla tua pancia?
Amore, ti ricordi che non sei uscita dalla mia pancia, vero?
Si, mamma. Ma che ci importa? Noi facciamo finta.
La madre attesa è un viaggio, quello che da Bogotà ha portato nella sua nuova casa romana la piccola Lina Isabel. Ma è anche il viaggio di Irene Alison che nel 2019 ha adottato Isabel. Un viaggio alla scoperta della maternità, un romanzo per immagini, sapientemente realizzate e scelte dall’autrice, che l’hanno accompagnata alla scoperta di un’altra sé, che forse non credeva nemmeno esistesse.
Il 23 ottobre del 2019 ho incontrato per la prima volta mia figlia. Aveva cinque anni, un vestito di poliestere rosa e i capelli che sembravano cuciti alla testa in un milione di piccole trecce. Come madre, sono nata tra le mura di un ufficio di una palazzina bassa di Bogotá, Colombia, addobbata per l’occasione con i palloncini che, qualche minuto prima, io e mio marito ci eravamo affrettati a gonfiare, col fiato corto e la gola secca per l’emozione. Dopo un percorso di tre anni e mezzo per gli impervi sentieri dell’adozione, finalmente era arrivato il nostro momento: l’incontro con la bambina tanto attesa. Ma quello che pensavo essere un approdo, si è rivelato essere un punto di partenza. Indipendentemente dall’appartenenza genetica, quello tra una madre e un* figli* può non essere un amore a prima vista. Avere un* figli* – persino se desiderat* e conquistat* con la determinazione che l’adozione richiede – non significa diventare madre. Questa scoperta, dopo tanta fatica per arrivare a incontrarsi, mi ha fatto sentire svuotata, inadeguata, arrabbiata, colpevole.
Con queste parole Irene Alison apre il suo libro, ma anche un dibattito. Sulla difficoltà di diventare madre, di perdere la propria indipendenza per dedicarsi completamente ad un’altra persona. Ma soprattutto sul percorso di costruzione di una nuova identità, quella di madre, percorso non sempre facile e privo di ostacoli. La stanchezza, il senso di inadeguatezza, la paura di non essere in grado di portare a compimento ogni giorno il compito di essere mamma, si scontrano con le emozioni più forti, con l’amore che solo un legame come quello tra mamma e figlia può creare. In questa altalena di emozioni e sensazioni si interroga l’autrice, raccontando al lettore, attraverso una selezione di immagini scelte tra le centinaia che ha scattato in questi anni, il suo nuovo, lungo e bellissimo viaggio, in cui non si smette mai di imparare.
La fotografia, in questo cammino, è stata la lingua con cui ho provato a parlarle quando mi sembrava di non avere parole, è stata il ponte grazie al quale ho iniziato ad avvicinarmi a lei, quando mi pareva che una distanza incolmabile ci separasse.
Irene Alison
Giornalista professionista e photo-consultant, Irene Alison è nata a Napoli nel 1977. Direttrice creativa dello studio di consulenza e progettazione fotografica DER*LAB, Irene è docente all’Istituto Europeo del Design (IED) di Roma e collabora come tutor e consulente con alcune delle maggiori scuole di fotografia italiane (Isfci, Rufa, Scuola Romana di Fotografia a Roma e Fondazione Studio Marangoni a Firenze, tra le altre). Come redattrice, ha lavorato per il Manifesto e per D, La Repubblica delle Donne. Da freelance ha realizzato, insieme ai fotografi, reportage apparsi su Geo France, The Independent, l’Espresso, D, XL, Marie Claire e Riders. I suoi articoli di critica fotografica sono stati pubblicati da testate come La Lettura de Il Corriere della Sera, Il Sole 24 ore e Pagina99. Ha pubblicato due saggi di approfondimento fotografico, My generation (Postcart, 2012) e iRevolution (Postcart, 2014). Nel 2022 è uscito negli Stati Uniti per Yoffy Press Holding Time, libro realizzato a quattro mani con la fotografa Catherine Panebianco, di cui Irene è autrice dei testi. Attualmente è curatrice del ciclo espositivo SuperNatural al Rifugio Digitale di Firenze, galleria del Gruppo Archea dedicata alla fotografia contemporanea. Nel 2023 è prevista l’uscita per Postcart del suo primo libro fotografico (La Madre Attesa, a cura di Laia Abril) e del suo nuovo saggio Muse col Muso, l’immaginario animale nella fotografia contemporanea. Ama gli animali, e le loro rappresentazioni culturali e iconografiche, e ne parla nel suo blog Zazie Dogzine.
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