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Erik Falchetti
Nato nel 1998 a Bergamo. Diplomato al Liceo Artistico Statale Giacomo e Pio Manzù indirizzo Grafica, laureato al triennio di Grafica all’Accademia di Belle Arti di Brera e attualmente studente del biennio di Fotografia al CFP Bauer.
Oltre alla fotografia digitale ho sviluppato un profondo interesse per il mezzo analogico lavorando regolarmente in camera oscura.
Il motivo per cui ho scelto la fotografia come linguaggio espressivo è insito nella grande capacità narrativa che la caratterizza. Muoversi in una narrazione fa parte della natura umana fin dagli albori. Oggi, per soddisfare questo bisogno, l’uomo ha creato uno dei più grandi contenitori di intrecci che sia mai esistito, Internet. Chiariamoci, non c’è niente di realmente nuovo in questo se non il suo svilupparsi in una dimensione virtuale potenzialmente infinita. Infatti, un suo possibile alter ego del passato come la biblioteca di Alessandria, a sua volta, non era altro che un contenitore di narrazioni, un archivio di possibilità e di modelli di riferimento.
Tutto questo è forse dovuto al profondo desiderio umano di raccontarsi per poi essere raccontati. Diventare parte di qualcosa di più grande che in qualche modo legittimi il semplice fatto di esistere. Questo è l’immenso potere che l’umanità ha infuso nella narrazione.
In questo contesto potrei definirmi alla stregua di un cantastorie il cui strumento musicale è la fotografia.
Atlante
Le immagini che seguono appartengono a un progetto che sto portando avanti da un paio di anni in camera oscura. Il soggetto della mia ricerca segue come pretesto narrativo l’opera di Italo Calvino Le città invisibili.
Quest’ultima si è dimostrata essere testimonianza di spazi mentali e non geografici mediante la descrizione di città che non si vedono, ma che non per questo non esistono. Ricordi, desideri, sogni, assenze sono gli elementi fondanti tramite cui vengono costruite architetture da sogno e da incubo.
Raccolti in questo atlante, i racconti di Marco Polo, si trasformano letteralmente in immagini che scorrono aeree e che finiscono per dissolversi nella mente di chi legge e osserva. Un ordine di lettura non esiste in quanto il presente atlante non si riferisce ad un singolo universo ma a svariati mondi, eguali ma allo stesso tempo profondamente differenti.
Tecnica: Ogni immagine fotografica è stata creata in camera oscura ed è il risultato dell’unione di differenti tecniche, dall’ingrandimento alla sovraimpressione, dalla rayografia all’incisione diretta su pellicola e in fine da elementi realizzati tramite clichè-verre. Non esistono negativi di queste opere che a tutti gli effetti possono essere definite stampe monotipiche. Le stampe originali sono in bianco nero come le riproduzioni qui proposte e raggiungono una dimensione di cm 20×30 circa.
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