Piergiorgio Casotti (1972, Reggio Emilia)
Laureato in economia all’università di Parma, dopo alcuni anni come fotografo di moda, si dedica intensamente alla fotografia documentaria impegnandosi in progetti a lungo termine. Il suo interesse per le dinamiche umane e per le società urbane in via di sviluppo lo ha recentemente portato in Groenlandia, Mongolia e nelle isole Sakhalin (Russia). Negli ultimi anni ha iniziato a usare il video e la parola scritta come complemento e sviluppo del linguaggio fotografico. I suoi lavori sono un mezzo per capire il mondo e se stesso attraverso un profondo coinvolgimento personale e una pratica costante dell’osservare e vivere intimamente ogni esperienza. Ha pubblicato tre libri “Sometimes I cannot smile” (2013), “Where doese the white go” (2016), “Index G” (2018) e diretto tre documentari “Arctic Spleen” (2014), “Cose che non si assomigliano neanche” (2019) e “La macchia mongolica” (2020).
Emanuele Brutti (1984, Verona)
Vive a Custoza di Sommacampagna. Dopo aver vissuto tra Germania e Irlanda ha frequentato, nel 2013/2014 un master in fotogiornalismo presso l’agenzia fotografica Luz Photo Agency di Milano. Come fotografo è particolarmente interessato a progetti a lungo termine focalizzati sulla relazione tra eventi sociali, le persone e l’ambiente in cui vivono. Il suo desiderio di collaborare con diversi artisti lo ha portato a fondare a Verona, insieme a Chiara Bandino e Francesco Biasi, Fonderia 20.9, uno spazio culturale che si occupa di fotografia contemporanea. Ha pubblicato un libro, “Index G” (2018), e i suoi lavori sono stati esposti nei principali festival di fotografia in Italia e all’estero. Attualmente lavora a Verona.
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