
Un piccolo paese, Barni, si stende tra i prati e i boschi dei monti che dividono i due rami del lago di Como, prospiciente al suo ramo orientale, quello di manzoniana memoria che scende fino a Lecco. E in questo paese è nata Giulia Caminada, una figura atipica di studiosa e cultrice della cultura popolare e delle tradizioni che ha trovato nella fotografia un elemento di ricerca visiva ma anche di documentazione, come nel caso del suo importante progetto, “Ritratto fotografico di una comunità. Un paese in posa”, portato felicemente a termine qualche anno fa e di cui resta una preziosa testimonianza in un corposo catalogo.
L’autrice − con la collaborazione delle autorità locali ma soprattutto con la partecipazione di quasi tutti gli abitanti di Barni – è riuscita con grande impegno e costanza a realizzare i loro ritratti fotografici, costituendo un archivio di volti e persone, un corpus visivo di grande importanza antropologico sociale. Nella storia della fotografia sono state molte le esperienze di questo tipo e tra queste resta famosa per l’Italia, perché ne derivò un’importanza internazionale, quella realizzata a metà degli anni Cinquanta a Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, dal titolo “Un paese” e nata dalla collaborazione tra il grande fotografo americano Paul Strand e lo scrittore, sceneggiatore, e artista multimediale Cesare Zavattini.

A differenza delle fotografie di Strand − che pure nella loro essenzialità si rifacevano alla grande esperienza della Straight Photography (fotografia diretta) di cui il fotografo americano fu uno dei maggiori rappresentanti ma che a volte andavano oltre il ritratto per addentrarsi nella struttura del paese – l’impianto visivo di Caminada ricorda più quello di un altro gigante della fotografia del Novecento, il tedesco August Sander. Come è noto i ritratti di Sander prediligono la frontalità della ripresa, la figura intera, l’eventuale ambientazione del soggetto nel suo luogo di lavoro o di vita: tutto secondo un rigore espressivo divenuto proverbiale.

Giulia Caminada compie un’operazione simile: le sue fotografie sono un dialogo semplice e diretto con i suoi compaesani messi in posa per strada, davanti ai muri delle case che diventano lo sfondo predominante. Nessuna concessione alla ricerca del facile effetto, dello straordinario, del bozzettismo, ma consapevole, apparente semplicità di ripresa per esaltare al massimo la carica dirompente di umanità propria di ogni persona. Sono storie semplici di persone che probabilmente, data la piccolezza del paese e facendone lei stessa parte, Giulia conosce personalmente una per una.
Questo è un uso della fotografia che andrebbe sempre più rivalutato, incoraggiato ed esteso, al posto di altri progetti, collettivi e individuali, che sono invece ancorati a uno schema fotoamatoriale dove l’impegno antropologico-sociale si stempera nella ricerca di inutili estetismi.
Scrive al proposito in uno dei testi introduttivi la studiosa e curatrice Lorenza Bravetta: «[…] Nell’appassionata ricerca che Giulia Caminada ha realizzato nella comunità di Barni, la componente di partecipazione è assolutamente rilevante se non fondante. Il suo lavoro, insieme atlante, mosaico e archivio di una realtà locale che nel corso del tempo non ha dimenticato le sue radici, è un invito diffuso e democratico a un gesto di partecipazione e affermazione di una identità comune che scavalca le logiche individualiste a cui la società contemporanea spesso ci spinge».

Occorre dare atto, da quanto evinco dai dati di realizzazione della mostra, realizzata nel 2016 nelle sale consiliari del Comune di Barni e del prezioso volume relativo, che le istituzioni locali sono state estremamente sollecite e attente nell’accogliere, gestire e promuovere il progetto.
L’autrice ha voluto organizzare le numerose fotografie, circa 400, per ritrarre singolarmente o in gruppi 700 persone, in 10 capitoli tematici che servono più che altro a scandire i modi e i tempi della fruizione di un numero così alto di fotografie, essendo il lavoro molto compatto stilisticamente nella rappresentazione visiva delle persone ritratte.

Giulia Caminada Ritratto fotografico di una comunità. Un paese in posa
Presentazioni istituzionali di Mauro Caprani e Ettore Adalberto Albertoni. Testi critici di Antonio Damasco e Lorenza Bravetta; note di presentazione di Giulia Caminada. Pagine 288, formato 17x24, fotografie in bianco e nero, Edizioni Silvana Editoriale, Euro 28,00.
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Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
La sua ricerca di fotografo eclettico si è estesa in diversi ambiti, superando i vecchi schemi dei generi fotografici a partire dal reportage, al paesaggio, al concettuale… Leggi tutto
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