Ben due immagini per leggere l’intenso lavoro di questa fotografa russa: Elena Chernyshova. Come sempre però andiamo per gradi e prendiamo il nostro tempo.
Cosa osserviamo in queste due immagini? Cosa hanno in comune e cosa le differenzia?
Da un lato una imponente costruzione al centro della fotografia fa scivolare lo sguardo verso i casermoni che fanno da cornice. La neve è l’elemento che unisce le due immagini ma non è l’unico. La presenza di un uomo non giustifica la presenza di vita che è l’altro elemento che le accomuna. Colori che sembrano sbiaditi, forme architettoniche di epoche distanti dalla nostra, una natura (neve, cielo) che disturba, allontana. Abbandono viene da dire. Perché una costruzione così scultorea – quasi alla Spagnulo – si arresta lì e ci fa attrarre per la sua forza, la sua potenza quasi ad invitarci a conoscerla? Perché quell’antico edificio di una architettura classica, dai tratti gentili, è distrutto e nella sua silenziosa compostezza sembra invitarci alla pietà? Da un lato linee geometriche sfidano un cielo che sembra vuoto, inesistente. Dall’altro linee morbide si distendono come onde quasi intente a far sparire l’edificio sullo sfondo. Rigore e intimità, durezza ed evanescenza.
La sensazione di freddo e di desolazione ci rimanda quasi sicuramente a paesi del nord, a luoghi con una Storia complessa, ad una vita molto probabilmente difficile.
In generale la fotografia non parla, fa vedere e, spesso, il suo racconto visivo, come in queste particolari immagini, fa scaturire il desiderio di capire urgentemente il significato, il luogo e soprattutto perché.
Siamo a Norilsk, una delle città più grandi del circolo polare artico situata in Siberia che a causa delle sue industrie è una delle dieci città più inquinate al mondo. Ogni anno due milioni di tonnellate di gas (prevalentemente diossido di zolfo ma anche ossido di azoto, carbonio e fenolo) vengono rilasciati nell’atmosfera causando la morte della vegetazione e della gente. È stata la ricerca investigativa di Elena Chernyshova, artista russa, imperniata sull’analisi delle condizioni di vita dell’essere umano e sulla sua capacità di adattamento in particolari condizioni ambientali, sociali che l’hanno spinta fino a Norilsk. Le due immagini fanno parte del suo progetto documentaristico dal titolo “Days of night-Nights of Day”realizzato tra il 2012-2013 di documentazione urbana.
Immagini reali di un mondo astratto. Sembra insensato il connubio “reale-astratto” così come è sconcertante la storia di questa città. Sconcerto che sembra emergere dalla misurata, posata, ricercata inquadratura dell’autrice. Norilsk è una città che si può raggiungere unicamente per mare quando la navigazione lo consente o per via aerea. La città e le sue industrie vennero costruite nel 1936 dai prigionieri del Gulag. Le temperature oscillano tra i -10° a i -55° in inverno, periodo nel quale per due mesi la città è inghiottita dalla notte polare e il sole non raggiunge mai l’orizzonte. La lotta per sopravvivere di chi ha lavorato nel Gulag sembra permanere negli abitanti che devono continuare a vivere sfidando un ambiente avverso. Durante l’estate il fiume Yenisei, da giugno a settembre, crea un collegamento tra Norilsk e la città di Krasnoyarsk che all’epoca di Stalin portava al Gulag. Strada conosciuta come la “strada della morte”.
E come nel libro “Nel primo cerchio” di Aleksandr Isaevič Solženicyn anche in queste immagini si sente risuonare il battito nascosto di una vita al limite. Mi sento di riprendere l’affermazione che se “nella poetica di Solženicyn resiste una tristezza tenace” anche nelle immagini di Chernyshova emerge una tempra narrativa che non è mai “circoscrivibile a mera categoria estetica e non è mai solo forma”.
Quella di Elena è una visione del mondo che ci fa immergere in scenari sociali lontani dalla nostra cultura e che ci fa conoscere situazioni ambientali e sociali che coinvolgono comunità molto spesso poco conosciute. Un invito a scoprire o riscoprire il suo incredibile lavoro.
BIOGRAFIA
ELENA CHERNYSHOVA
Mosca, 1981
È una fotografa documentarista russa. Autodidatta, ha sviluppato la passione per questo linguaggio visivo durante i suoi studi presso l’Accademia di architettura. L’artista vincitrice di prestigiosi riconoscimenti tra i quali la borsa di studio della Fondazione Jean-Luc Lagardère, ha deciso di abbandonare, dopo due anni, l’attività per la quale aveva studiato
per intraprendere un viaggio in bicicletta da Tolosa a Vladivostok e ritorno: 30.000 chilometri, 26 paesi, 1.004 giorni di esperienze culturali, umane e stimolanti. Questo viaggio l’ha portata a decidere di diventare fotografa.
La fotografia per lei è un modo per indagare la vita quotidiana di diversi gruppi e comunità analizzandone i cambiamenti ambientali, politici ed economici. Il suo lavoro mira a mostrare l’impatto di determinate condizioni dell’attività umana, i processi di adattamento e la varietà di stili di vita. “Days of Night – Nights of Day” è un progetto realizzato tra il 2012-2013 di documentazione urbana, sociale ed architettonica sulla città russa di Norilsk. Tra le mostre si ricordano le personali nel 2019 presso c|econtemporary, Milano e nel 2017 presso Interval gallery di Parigi e nel 2016 presso la Half King Gallery a New-York. Tra le recenti mostre collettive nel 2017 ha esposto in Russia presso il Museum center of Krasnoyarsk per Krasnoyarsk Art Biennale e al Brussels Street Photography Festival, nel 2016 in Turchia presso il Bursa Photo Fest, Bursa, al Festival della Fotografia Etica di Lodi, in Francia presso il Festival Normandie Impressioniste di Varengeville-sur-Me e all’ International WomenPhotographer Festival di Saint Gilles Croix de Vie, in Germania al Lumix Festival for Young Photojournalism di Hannover e al Copenhagen Photo Festival.
Grazie a “Days of Night – Nights of Day” nel 2014 è arrivata terza al World Press Photo nella categoria “Daily Life” e il suo lavoro è stato pubblicato su importanti riviste internazionali.
Elena collabora regolarmente con National Geographic Russia, Geo e altre riviste e lavora ai suoi progetti personali a lungo termine. Elena Chernyshova rappresentata dalla galleria c|econtemporary di Christine Enrile di Milano, vince il Premio G*AA sulla “Fotografia di Architettura”.
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Dal 2015 mi dedico attivamente al progetto ArtPhotò con cui propongo, organizzo e curo eventi legati al mondo della fotografia intesa come linguaggio di comunicazione, espressione d’arte e occasione di dialogo e incontro. La passione verso la fotografia si unisce ad una ventennale esperienza, prima nel marketing L’Oreal e poi in Lavazza come responsabile della comunicazione, di grandi progetti internazionali: dalla nascita della campagna pubblicitaria Paradiso di Lavazza nel 1995 alla progettazione, gestione e divulgazione delle edizioni dei calendari in bianco e nero con i più autorevoli fotografi della scena mondiale fra cui Helmut Newton, Ferdinando Scianna, Albert Watson, Ellen von Hunwerth, Marino Parisotto, Elliott Erwitt e i più famosi fotografi dell’agenzia Magnum.
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