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Un algoritmo “riporta in vita” i volti di chi non c’è più

di Alessandro Tarantino

Riportare in vita le vecchie foto, restituire il movimento all’immagine statica di una persona cara che non c’è più. Nell’era digitale, ciò che un tempo sarebbe potuta sembrare stregoneria, è solo l’avanzamento tecnologico raccontato attraverso l’evolversi di un concetto sotteso ad una parola che ormai è entrata nel nostro vocabolario: algoritmo.

In questo caso è quello sviluppato da MyHeritage, società specializzata in ricerche genealogiche, che però ha intravisto nell’occasione di restituire forma ai ricordi un’opportunità di business parallela e collegata all’attività principale. Ne è nato un servizio chiamato Deep Nostalgia attraverso il quale le foto caricate dagli utenti si trasformano, prendono vita appunto.

Un mezzo sorriso, un battito di ciglia, un leggero movimento del capo: attingendo dall’esperienza già nota di Apple Live Photo, Deep Nostalgia fa nella realtà (virtuale) quello che la nostra mente fa quando guardiamo una foto che ci riporta ad un ricordo specifico. Alla base c’è un meccanismo di AI sviluppato di concerto con la startup israeliana D-ID. La piattaforma utilizza infatti video pre-registrati da parte dei dipendenti della società come modello di base dei movimenti facciali a cui applicare la “pelle” fornita dalla foto, scegliendo in una manciata di secondi quelli più adatti da utilizzare con l’immagine fornita dall’utente. Il risultato è una gif animata della persona ritratta nella foto.

Il servizio, forse è inutile dirlo, ha sollevato tanti plausi quante critiche. C’è chi lo ha ritenuto geniale, chi invece semplicemente inquietante. Deep Nostalgia è gratuito per un periodo di prova di due settimane e un massimo di cinque caricamenti: «Vedere i volti dei nostri antenati prendere vita in una simulazione video ci permette di immaginarli come sono esistiti nella realtà e offre un nuovo modo di connetterci alla nostra storia famigliare», ha spiegato in un comunicato Gilad Japhet, fondatore e Ceo di MyHeritage. Gli utenti sono ovviamente invitati a non caricare foto di persone viventi, perché il meccanismo è pensato proprio per restituire un lampo di movimento ai vecchi ricordi. Le immagini – assicurano dalla piattaforma israeliana – vengono eliminate immediatamente dopo l’elaborazione.

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