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Tommaso Le Pera Della fotografia immaginista scritta sull’acqua del teatro e sulla filosofia gnostica degli occhi chiusi

di Pino Bertelli

“Non c’è stata nessuna presa della Bastiglia, niente di paragonabile all’incendio del Reichstag, e l’incrociatore Aurora non ha ancora sparato un solo colpo di cannone. Eppure di fatto l’assalto è avvenuto, ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere”.

(Alain Deneault)

                                                                                                                          Parte prima

                                                                                   I. Sulla mediocrazia della politica e la cultura della stupidità

“Dio, Patria, Famiglia e Proprietà sono la rovina dell’umanità”. 

(Oliviero Toscani)

1 Questo trattatello sulla Fotografia immaginista di Tommaso Le Pera non è solo la costruzione per immagini di un grande fotografo ma cerca di tracciare anche la filosofia gnostica che le sue opere contengono… qui ogni presenza della realtà è abolita o rivelata… nessuno fotografa, filma o scrive innocentemente e ciascuno è complice, spettatore o ribelle di fronte a se stesso e alla civiltà dello spettacolo che lo alleva nella paura, nell’obbe-dienza o nella decurtazione delle idee d’amore dell’uomo per il bene comune. Per questo è diviso in due parti… una deposita la filosofia dell’indignazione nel superamento delle morali dominanti, l’altra entra nello specifico della fotografia (non solo) di Le Pera per cercare di argomentare sull’indefettibile amore per la Fotografia che si fa irriducibile anima del mondo.
La stesura dello scritto s’avvale della lingua-Argot (la lingua rovescia) di Villon, Céline, Rabelais o Don Chisciotte… e non pretende d’essere compreso, se non quanto basta, per immergersi nella malinconia dell’arte autentica e scegliere il cammino senza avere la pretesa di trovare una fine, forse solo una pagina bianca sulla quale scrivere la parola amore per te, per me, per noi che ci porta a creare valore dell’umano nell’uomo.
I debutti non ci fanno paura e nemmeno le rovine, poiché ogni giustizia risorge da un singhiozzo o da un sorriso che si dispiega nel desiderio di verità divorante che c’è solo nell’uomo e solo in lui… il nostro congedo è un invito al viaggio per andare a vedere là dove il mondo non c’è più… il nostro solo sguardo è per ciò che non vediamo ancora ma che presto o tardi, non lo sappiamo, abbaglierà i nostri amori, le nostre utopie, i nostri florilegi di fraternità, uguaglianza, solidarietà con i dannati della terra. Ricordiamolo: il padrone si è accorto dello schiavo, quando lo schiavo gli ha tagliato la gola.

Prologo dissennato sul dissidio dei nostri scontenti… le sole chiese, banche, parlamenti illuminati sono quelli che bruciano!… ma per adesso possono dormire tranquilli… la curiosità, il coraggio, il talento sono svaniti, insieme alla fierezza, nell’economia-politica del conformismo globalizzato… giornali, televisione, cinema, pittura, musica, fotografia… ammaestrano i consumatori alla “filosofia degli affari” e qualsiasi genere di opere, parole, pensieri e perfino i sogni, diventano merci. I finanziatori sono i veri creatori dell’opera d’arte… l’artista non conta! Politici, investitori, cortigiani, carnefici e artisti si sono sempre intesi bene… i padroni dell’immaginario sono anche i possessori di banche, petrolio, assicurazioni, fabbriche d’armi, perfino dell’acqua in Paesi dove i bambini muoiono di sete… la cultura imprenditoriale ha azzerato la cultura dello sdegno e la conseguente nascita dell’asineria creativa è stata plauso ininterrotto dell’asineria genuflessa alla partitocrazia.

La presa del potere dei mediocri e l’instaurazione generalizzata del loro regime, ha prodotto la mediocrazia in ogni ambito della vita umana… il rosario della banca Rothschild rispecchia la litania dei risparmiatori e le fauci degli azionisti… i paradisi fiscali vanno bene a tutti e la religione d’impresa autorizza frodi, conflitti e colpi di stato… dopo la rivoluzione della gioia nel 1968, ci dev’essere stata una qualche congiunzione tra la fine della lotta di classe e lo smercio della mutande Armani nei supermercati… il “marchio” ha vinto sulle barricate… poiché il consumatore-credente esiste solo grazie al “marchio” che lo tiene in vita… la devozione al “marchio” apre il cancello della dittatura della felicità, che è l’orologio a cucù della mediocrità.

Détournando e plagiando, con l’insolenza libertaria che ci è propria, Alain Deneault, docente e filosofo canadese, ci piace ricordare che la genealogia della mediocrità ha a che fare con i protocolli d’intesa e il pervertimento della politica… i processi di verifica mediante i quali l’abdicazione funzionale al consenso organizza il suo culto — quell’ordinamento grazie al quale i mestieri cedono il posto alle funzioni e le pratiche tecniche, le competenze, le esecuzioni sono pure e semplici obbedienze al sistema della mediocrità che le impone —, riformulano tragedie già vissute e vendute all’incanto di un umanesimo straccione rivestito di specializzazioni che ne moltiplicano il cinismo. L’avevano già scritto Walter Benjamin in “Contro la violenza” e Noam Chomsky in “Lotta o declino“: perché dobbiamo ribellarci contro i padroni dell’umanità… collaborare con il nemico è intonare i loro cori e belare i loro slogan… l’Internazionale della produttività è l’oppio dei popoli e si richiama sempre alla dittatura sul proletariato! L’asservimento ideologico è ampio, diversificato, contraddittorio, molteplice e il cemento unificante è la mediocrità interattiva tra chi domanda e chi obbedisce.

La “mediocrità è un sostantivo che indica una posizione intermedia tra superiore e inferiore, ovvero suggerisce uno stare nel mezzo di qualità modesta, non del tutto scarsa, ma certo non eccellente; indica insomma uno stato medio tendente al banale, all’incolore e la mediocrazia è di conseguenza tale stato medio innalzato al rango dii autorità… in tale regime, definirsi libero sarà solo un modo di manifestarne l’efficacia” (Alain Deneault).

Per cercare di contare qualcosa nella vita pubblica, basta diventare un parlamentare, un preside di facoltà universitaria, un paggio della letteratura, un servo sciocco dell’ideologia della mediocrità elevata a feticcio… allora una qualsiasi ragazzetta può dissertare sull’inquinamento del pianeta, un figlio di puttana ascendere alle più alte cariche dello Stato, un cretino passare di partito in partito per rafforzare la propria miseria nella spettacolarizzazione dell’assentimento elettorale. La stupidità funzionale regna ma non governa, diceva l’asino Platero, e anche l’asino Beniamino di La fattoria degli animali… il solo che veramente aveva letto e compreso quello che si doveva leggere e comprendere… la teoria liberista dell’indottrinamento non nega privilegi ai pochi e povertà al maggior numero… ma solo una reale democrazia partecipativa che s’incammina dalle periferie al centro, travolgendo tutto ciò che ne impedisce la realizzazione, può diventare un arcipelago di verità e di giustizia che mettono fine all’inganno e fare la rivoluzione della vita quotidiana.

Gli ultimi pensano di essere i primi… poiché glielo hanno fatto credere… la volgarizzazione dell’intelligenza che ne consegue sta al gioco o al passo dell’oca o nel pugno chiuso con la logica borsistica, manageriale e neoliberista… cioè con la criminalità finanziaria, quella della scienza sovvenzionata e dei partiti collusi con le mafie… gli uomini sviluppano patologie specifiche nei rapporti amicali, familiari, amorosi… e confondono un rigassificatore con una barchetta per bambini che bevono il cloro per sbiancarsi i denti… i paladini delle compensazioni, delle presunzioni, delle servitù prezzolate, s’abbeverano alla dialettica colonizzatore/colonizzato…masticano i precetti del potere che li costringe e rimuovere e reprimere le poche emozioni rimaste… specie quelle del tiro al buffone alla Festa de l’Unità. Non ne vogliamo mangiare di questo pane da lebbrosi d’ideologie più morte delle loro teste di cazzo…incapaci perfino di farsi una sega come si deve, restano perfettamente e impeccabilmente mediocri come le riviste, libri, articoli, film, fotografie che imbrattano di abissali fesserie (copiate anche male)! Piccoli commedianti da oratorio o di quartiere che s’inculano in gruppo nei riti e miti (artistici, dottrinari, politici) che adorano fino all’idiozia. Non moriranno nemmeno eleganti, ma stupidi.

Luis Buñuel, irriducibile anarchico, annotava — “È possibile che, oggi il pronunciarsi come prima contro la Famiglia, la Patria, il Lavoro, sia un po’ demodè, poiché noi sappiamo per esperienza che la distruzione fisica della famiglia non è più necessaria per costruire una società nuova. Ma il mio atteggiamento nei confronti di questi principi non è cambiato: bisogna distruggerli in quanto categorie supreme, in quanto intoccabili” —. Détourniamo ciò che Buñuel diceva del cinema… la fotografia è un’arma magnifica e pericolosa se a maneggiarla è è uno spirito libero… è lo strumento migliore per esprimere il mondo dei sogni, delle emozioni, degli istinti… e quando penetra nella voluttà della poesia si trascolora nell’immagine-specchio di un disagio indefinito o di un sepolcro del pregiudizio… la fotografia, tutta la fotografia, è sempre la visione di ciò che si vuole glorificare o demolire.

Al tempo del colera dei social-network c’è tutta una pletora di esperti culturali che buffoneg-gia nella Rete… tutti s’intendono di tutto… non c’è imbecille che non abbia da dire qualcosa su cinema, fotografia, pittura, musica, poesia, letteratura, fumetti, politica, religioni, le pi-sciate dei barboncini sulle bandiere nazionali… i militanti della stupidità — specie di sinistra, quelli di destra si sollazzano in altre fogne—… s’aggregano in liste civiche, movimenti, partiti e partitini… c’è chi si nasconde dietro la parola “cultura” (in politica va molto di moda il me-stiere di Giuda), chi si arrampica per un seggio regionale, chi è solo un burattino di un teatrino provinciale… per raggiungere il loro scopo di inetti della politica e cimici della cultura, trovano spazi nel discredito, nella delazione, nella corruzione… la loro vigliaccheria li ricompensa dei piccoli ruoli a loro affidati in cambio d’assoluta osservanza al capo, al partito o alle connivenze mafiose… e diventano scherani di novelli poteri (sempre gli stessi truccati d’altre protervie)… anche se le loro bassezze morali, etiche o assoggettate all’arrampicata sociale li promuovano a semplici esecutori d’apparato, restano membri di un ceppo politico marcito nel proprio fetore iniziale… sempre pronti a chiamare i commissari del popolo, la polizia, la legge, l’assassino… ad aprire campi di concentramento, oliare ghigliottine, approntare fucilazioni… piccoli funzionari comunali, bottegai, pennivendoli, artistucoli da quattro soldi… scompariranno gassificati d’ideologia senza sapere mai che già alla nascita erano destinati alla pattumiera della storia. 

L’impero dell’illusione e l’industria dell’apparenza sono sinonimi. Le università, anche le più prestigiose, lo sanno… la glossa dei professori non prevede altro sapere che non sia il loro, ed è sempre legato ai finanziamenti esterni all’università… l’economia del sapere dunque passa dai contributi di quell’azienda, di quella banca, di quella fondazione, di quella casa farmaceutica… e dotano i professori di cinture da stringere alla bocca… molti discepoli apprendono presto il produttivismo delle disuguaglianze e sanno come comportarsi una volta laureati… le aziende lobbistiche che hanno foraggiato i loro maestri li accolgono nei settori più avanzati… economia, sociologia, psicologia, scienze della comunicazione, geopolitica, ecologia, linguaggi tecnologici ecc., i meno attrezzati finiscono in politica e lì muoiono ricchi e più imbecilli di prima.
Nell’educatività dei linguaggi dominanti si distinguono terminologie precise e per mezzo di congiunzioni sociali semplificate, facilitano l’aggregazione alla sudditanza… le economie saprofite diventano i simulacri della riproduzione seriale e l’imbroglio, la mistificazione, la censura assurgono al rango di valori con i quali bisogna stare al gioco… l’individuo medio dunque è il pernio sul quale i parlamenti, i palazzi di giustizia, gli istituti finanziari, i ministeri, le sale stampa, i laboratori scientifici, i sindacati, i commessi viaggiatori del paradiso… dissimulano, sotto il segno della moderazione, il canto dell’aguzzino d’ogni forma di rivolta contro il potere costituito.

Gli analfabeti secondari, Hans Magnus Enzensberger, diceva… si riproducono come pidocchi nella medesima melma culturale innalzata ad esempio… la cultura industriale ri/produce disuguaglianze e impoverimenti planetari e le lusinghe della mercificazione dei bisogni non prevede, anzi esclude, l’insubordinazione dei saperi… il produttivismo d’appannaggio giustifica l’inessenziale e basta una guerra qui e una guerra là per far passare un genocidio come una necessità legata al gas, all’oro, al petrolio o all’acqua, e gli scherani dell’industria capitalista, dei regimi oligarchici, plutocratici, criminali che si definiscono “comunisti”, gestiscono le sorti tragiche dell’umanità… si riempiono la bocca della parola “resilienza” per affogare la parola Rivoluzione.

Non è un caso se si promuovono guitti come Banksy, Cattelan o Abramović… riempiono le pagine dei giornali, delle rubriche televisive, dei festival… le loro furberie artistiche non sono indissociabili dalla merce che rappresentano… banche, musei, postriboli della politica ne concepiscono la ragione, l’importanza, la valuta di scambio… la potenza della mediologia conferma la fascinazione costruita in sedi dell’alta finanza e corrisponde proprio alla falsità del prode o del milite ignoto o dell’artista compreso che, come i film di Hollywood, ne celebrano le gesta alla maniera di un istituto di polizia… o sei in corrispondenza con l’arte consacrata alla regola del gioco, o sei respinto, reciso, buttato fuori dai circuiti mercatali. Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità, significa rivolgersi al pubblico come a un bambino di 12 anni o forse meno, o un deficiente mentale, Buster Keaton o Groucho Marx e anche Erich von Stroheim, dicevano con un amaro sorriso: «Far sì che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori» (Noam Chomsky). Si tratta di educare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità, spingerlo a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti. L’imbecille si piega al culto della forma e si configura con la merce o la politica o la fede che lo indirizzano nell’euristica della paura o nella teocrazia populista-grossolana, innaffiata nei regimi di destra e di sinistra, che è l’imbal-laggio della remissività, arrendevolezza, condiscendenza a tutto, anche alla partecipazione spontanea a guerre, massacri e crimini di Stato.

La manipolazione della mediacrazia è al fondo della strategia della docilità… deviare l’attenzione delle folle dai problemi importanti e di cambiamento dell’assetto sociale, vuol dire distrarle, dirottarle, allargare il divario tra i progressi della scienza applicata (finanza, psicologia, neurobiologia, cibernetica, geopolitica) alla crescita dell’essere umano… le élite finanziarie e politiche, infatti, sono i veri possessori della cultura scientifica e se ne servono per evitare, dissuadere, interrompere situazioni di deplorazione sociale che possono sfociare in momenti di dissenso allargato… le condizioni socio-economiche repressive del neoliberismo imposte graduatamene negli anni 80 e 90… privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione, delocalizzazione, violenza urbana, attentati, guerre, crisi economiche orchestrati e amministrati dai poteri delle multinazionali e dai servizi segreti delle nazioni più sviluppate… hanno contribuito a mantenere le persone in una sorta d’insignificanza, di paura, di soggezione e legarle a richieste — sempre più marcate — di leggi e ordinamenti sulla sicurezza e politiche a discapito della libertà.
Se la stupidità non somigliasse così tanto al progresso, al talento, alla speranza o al miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido” (Robert Musil).

La crema della società sa sempre di deteriorato… mediocrità e ideologia vanno insieme… sono i sicari delle fedi e delle borse… i soli aguzzini sempre fedeli all’idiotaggine che l’arricchimento dei ricchi possa ricadere in qualche modo sulla comunità! La casta dei potenti possiede la scienza contabile e manageriale che promette paradisi e li converte in tavole comandamentali… non vuole solo i soldi dei piccoli risparmiatori, della delocalizzazione delle fabbriche, dello sfruttamento generalizzato, del saccheggio del pianeta… vuole il capestro, il giogo, l’imperturbabilità degli stolti. Il potere esiste fino a quanto dura la proscrizione di coloro che lo abitano.

Il tribunale del libero pensiero poggia sugli indici d’ascolto, istituti di sondaggio, social net-work e le pagine del Talmud, della Bibbia, del Corano — come quelle del Meín Kampf di Adolf Hitler o Il libretto rosso di Mao Tse-Tung o Il capitale di Karl Marx —, orientano i loro seguaci anche sulla scelta della cucina di un Masterchef, pattini a rotelle o trenini elettrici… nessun regime totalitario avrebbe mai potuto immaginare tale entusiasmo di quello suscitato
a favore del potere della civiltà dello spettacolo. “L’uomo reificato ostenta la prova della sua intimità con la merce. Il feticismo della merce raggiunge dei momenti di eccitazione ferven-e” (Guy Debord) che lo incasella nella manifestazione straboccante dell’illusione, poiché lo spettacolo del quale si crede protagonista, non è solo un insieme d’immagini, ma un rapporto sociale tra persone-clienti mediato dalle immagini.

Il popolo sovrano è una beffa e una bastardata insieme… ma davvero pensate che se il voto elettorale potesse cambiare alla radice lo stato delle cose i potenti vi farebbero votare? Mark Twain, diceva… “occorre resuscitare gli gnostici, gli illuministi fuori gioco, i libertini, gli eretici, gli edonisti libertari, gli illuminati d’ogni pazzia… per riabilitare l’uomo di fronte alla storia che l’impicca nella servitù volontaria“.

L’esercizio del potere consiste nel governare senza il popolo, contro il popolo e nonostante il popolo” (Michel Onfray)… le classi dirigenti — asservite da politici, giornalisti, economisti, sociologi, psicologi, avvocati, tecnici, burocrati, sindacalisti, pubblicitari, esperti dei nuovi media, artisti con la livrea —… sono lo specchio-modello della mediocrità che ha afferrato il potere e tutti (o quasi) si rispecchiano nelle trappole di progresso che ripetono fino alla cancellazione d’ogni sorta di rivolgimento radicale e resa dei conti. Il terrore del domani è già qui!

Cazzo! Madonaccia ladra! Cristaccio maledetto! abbiamo deviato un’altra volta… ci siamo infognati all’inferno come quel B-movie di Edgar G. Ulmer, Detour (1945) o, peggio ancora, nel piccolo capolavoro di Joseph Lewis, La sanguinaria (1949)… qui, in uno stato di derelizione politica e sociale, un’oncia di libertà si può affrontare persino con le armi in mano e la morte in faccia… quando nessuno aspira all’impero tutti i lillipuziani possono inchiodare Gulliver sulle spiagge dell’utopia, poiché sotto la spiaggia c’è il selciato che porta al palazzo della fraternità, dell’accoglienza e del bene comune. La saggezza la lasciamo ai beoti della partitocrazia e dell’indecenza delle chiese monoteiste che persistono nella mattanza della bellezza come seme nutritivo della giustizia!

Avendo scelto l’incuriosità del folle e la malinconia dell’angelo, mi sono escluso da tutti gli atti sociali, e poiché il buonismo degli imbecilli è incompatibile con il mio esilio, sono andato a cavalluccio delle nuvole, là dove in memorabili ubriacature d’amore, il visionario si trasfigura nel bambino curioso che tirava i sassi alla luna blu, non per possederla ma per donarla a chi non l’aveva mai vista. A quell’epoca, a quell’epoca, ricordo bene… chiedevo alle stelle il risveglio di un’infanzia intramontabile, poi ho compreso che il linguaggio della fame è il solo che mostra il cammino all’uomo e iniziai ad annusare il profumo delle rose nelle pagine dei libri… lì vidi tralucere la mia immagine affondata negli aggettivi impiccati all’albero della co-noscenza e decisi d’accordare l’anima alla vita e all’amore ludro, e gettare nel pozzo dell’infanzia bandiere e patrie… presi la rivolta come amante e armai l’ironia sulla ferita aperta di una realtà colma di miserie… lasciai il destino sulle labbra ripiegate nella parola e compresi bene che solo l’amore può qualcosa o tutto per rifondere la speranza dell’umano nell’uomo.   (continua…)

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