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TIZIANA BONOMO SU IVO SAGLIETTI LO SGUARDO NOMADE

di Tiziana Bonomo

La mostra Ivo Saglietti Lo Sguardo Nomade al Museo Nazionale del Risorgimento di Torino

inizia il 13 dicembre fino al 28 gennaio 2024 – è un omaggio ad Ivo.

Ho conosciuto Ivo Saglietti a metà degli anni ’90 ad un corso di storia della fotografia. Ivo portò il suo lavoro fatto ad Haiti. Vedevo scorrere sullo schermo le “diapositive” in bianco e nero, la raccolta della canna da zucchero, i giovani in mezzo all’immondizia alla ricerca di scarti di cibo, i bambini pieni di vita provati dalla stanchezza, le donne nere nere con in mano madonne bianche bianche; e poi la voce di Ivo, profonda, da fumatore, che con poche misurate parole tentava di far capire di cosa era stato testimone: miseria, povertà, mancanza di diritti. La visione composta nelle sue fotografie con quella luce che accarezza tutte le sfumature dei grigi per bloccare nel bianco e nel nero la cornice del racconto non mi ha più abbandonato.

@Ivo Saglietti Bio Haiti Autoritratto

Ho insistito per rivederlo, conoscere i suoi lavori. Così è stato. Il fumo della sigaretta lo ha sempre accompagnato nella strada mai abbandonata, mai, della ricerca dell’uomo – uomo come essere umano – della comprensione dell’esistenza, della vita.

Ho iniziato così a sfogliare i suoi lavori e i suoi racconti: in Sud America – Cile, Perù, Salvador, Guatemala – e poi nel vicino Oriente e poi in Africa e poi ancora a Mar Musa e poi i Balcani dove insieme a Valeria Gradizzi ha dedicato viaggi ripetuti continuando a cercare, cercare. Cercare quella luce che lo aveva fatto diventare fotografo: la luce del Mediterraneo. Una voce e un atteggiamento umile, un uomo con convinzioni profonde, un fotografo coraggioso.

La Genesi. Anaparastasi: Ricostruzione di un Delitto. Film in bianco e nero di Theo Angelopoulos. Era il 1975 a Parigi dove muovevo, in povertà, i primi passi da emigrante fotografo. Ero ospite allora di amici cineasti, una sera guardammo una video cassetta di questo film, la pellicola era in greco con sottotitoli in inglese, mi parve un film strano, confuso e abbastanza noioso, la prima sequenza racconta l’arrivo sotto la pioggia di una corriera nei pressi di Timphea, un piccolo paese dell’Epiro: Grecia.

@Ivo Saglietti, Kukes al confine con il Kosovo, Albania, 1999. Kosovari in fuga dai serbi e dalla guerra.

Ecco una fotografia che mi interessa e che mi piacerebbe poter fare: era soprattutto l’uso del bianco e nero, il cielo grigio con nuvole scure, i pali della luce, la strada fangosa e le figure che corrono sotto gli ombrelli, era una luce ben diversa da quella che amavo: Mediterranea…….Il Ritorno. Confine Albania – Kosovo, gennaio 1989, improvvisamente ritrovo la stessa luce, lo stesso cielo e nel fango, in lontananza, un autobus da cui scendono alcune donne e anziani, sono profughi kosovari e all’improvviso riappare quella prima immagine: la corriera della Ricostruzione di un Delitto, e percepisco che in quel momento inizia la mia ricerca sul cammino di Ulisse. Sarà un lungo viaggio nel tempo e nella memoria dei Balcani ispirato dalla visione Etica ed Estetica di Theo Angelopoulos…Ma dovrò aspettare il 1996 quando appare sugli schermi italiani Lo Sguardo di Ulisse, che il pensiero di un progetto sulle frontiere balcaniche diventerà realtà ed ossessione…Infine sarà il lungo piano sequenza di una chiatta che naviga sul Danubio e che trasporta una enorme statua scomposta di Lenin a farmi decidere… Ed è tutto.” 

@Ivo Saglietti, Mar Musa, Siria, 2002, Padre Dall’Oglio sale nella luce verso la montagna.

Con Ivo ho conosciuto Angelopoulos e molti scrittori. Da lui ho imparato il valore di “intrecciare parole e immagini” e come la buona fotografia nasce dal desiderio della conoscenza. Ore e ore di lettura di film di viaggi.

Ivo è stato per me il simbolo perfetto dell’uomo nomade con radici nella libertà che lui cercava in giro per il mondo e che faticava a trovare. L’ha trovata in Padre Dall’Oglio con cui era diventato un grande amico. Come è nata questa amicizia, cosa ha fotografato è in un breve video all’interno della mostra che siamo riusciti a realizzare grazie a delle registrazioni di Federico Montaldo.

La forza del suo linguaggio è in uno sguardo che coglie un insieme che ha sempre senso, che non ha sbavature e imprecisioni. Assale improvvisa la voglia di fermarsi lì a farsi incantare da quell’immagine in bianco e nero così comunicativa e precisa nella sua compostezza formale. Nella mostra una breve storia dei suoi lavori più significativi dalla fine degli anni ’80 con il Cile e che si conclude nel 2018 con Idomeni. Lavorerò ancora e ancora per fare amare la luce di Ivo. Nelle sue fotografie sembra non esserci possibilità di fuga da quella situazione così sapientemente ripresa: è così oppure è così che è accaduto e nulla, in quel momento, si può fare. Nulla se non quello di provare compassione, di abbandonarsi alla realtà dei fatti. La sua fotografia non fa sobbalzare per l’orrore e nemmeno urlare dalla disperazione, non ricerca lo scandalo, non ricerca la provocazione, non sente il bisogno di urlare ma semplicemente di sussurrare. Il significato emerge con grazia, arriva da quello sguardo che cerca, cerca, cerca instancabilmente il senso, il perché delle cose. Perché si deve arrivare a commemorare i morti dei massacri, perché si deve sopportare l’attesa sotto la pioggia, fare la coda per una ciotola di cibo per attraversare una frontiera, patire la fame per sfuggire alla guerra, perché ci si deve vergognare entrando in un campo di concentramento, perché si deve ammirare la bellezza delle donne colpite da malaria, perché l’estraniamento dei carcerati riesce a provocare un senso di disagio imprevisto?

© Ivo Saglietti - Aeroporto di Santiago, Cile, 12 aprile 1987.

Chi verrà alla mostra Ivo Saglietti Lo Sguardo Nomade dovrà avvicinarsi alle fotografie, molte di piccolo formato, come voleva lui, cercando di scoprire cosa c’è dentro in quelle immagini inserite nei passpartout e incorniciate di nero come la grande scuola francese ha sempre insegnato.

 

* Un sentito grazie a coloro che hanno reso possibile la realizzazione della mostra. L’Associazione La Porta di Vetro e il suo presidente Michele Ruggiero che utilizzano ancora una volta una mostra fotografica per dare respiro a eventi che appartengono alla nostra storia contemporanea, e con la consapevolezza, in questo caso colma di tristezza, che la storia professionale dell’artista entra a titolo definitivo nel Pantheon che raccoglie i grandi fotoreporter del nostro Paese. Grazie al Consiglio regionale del Piemonte, al Comitato Diritti Umani e Civili e ad Intesa Sanpaolo. E poi grazie a tutti coloro che hanno collaborato alla sua produzione: il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, Adriano Padovani di WOW studio, Beppe Riondino di P&PItalia, Mauro Monfrino di Stampa Digital Fine Art, Silvio Zamorani di Zamorani cornici. Grazie agli amici per gesti e parole di sostegno. Grazie commossa.

** Tratto dal libro Rivoluzioni Dialogo tra chi scrive e chi fotografa, tra parola e immagine. Ivo Saglietti – Domenico Quirico della collana Intrecciare parole e immagini di Sanpino Edizioni 2023.

 

 

Informazioni utili per la mostra

Il Museo è aperto da martedì a domenica dalle ore 10 alle ore 18 (ultimo ingresso 17.00)

Per informazioni: 011-5621147 –  www.museorisorgimentotorino.it – www.laportadivetro.com

La visita alla mostra è inclusa nel biglietto di ingresso del Museo.

Visite guidate già programmate: giovedì 21 e 28 dicembre, con partenza alle ore 16.

Necessaria la prenotazione: 011-5621147.

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