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The Smiths: l’immagine che ridefinisce il glamour in musica. Un’esplorazione fotografica e cinematografica degli album che hanno fatto la storia.

di Martina Elizabeth Di Carlo

Le copertine ormai iconiche della band The Smiths (Manchester, 1982), studiate e ideate da Morrissey stesso, si sono distinte negli anni poiché riflettono un immaginario, messaggi e una sofisticatezza davvero inusuali per quello che era il panorama musicale degli anni 80 – ma anche di adesso. Si manifesta in immagine ciò che traspare ampiamente dalle canzoni. In un mondo in cui vincente significa essere sicuri di sé, estroversi, in cui l’icona musicale è colui che impersona lo stile di vita “sesso, droga e rock ‘n roll”, Morrissey canta – per dirlo in maniera riduttiva- di insicurezza, inadeguatezza, desiderio, solitudine con sottile ironia e eleganti rimandi più o meno velati alla letteratura, alla poesia e al cinema: da Oscar Wilde, James Dean, Shakespeare, Virginia Woolf, George Eliot, alla British New Wave cinematografica degli anni ’60.

L’intento era di scegliere e diffondere immagini che fossero l’opposto di ciò che comunemente si definisce glamour. Di caricarle di significato e desiderio per far diventare glamour ciò che è ordinario.

È interessante esplorare insieme alcune delle loro copertine per vedere come l’immagine riesce a farsi carico di questo tipo di messaggio e, allo stesso tempo, cogliere l’occasione per approfondire alcuni autori.

  1. The Smiths – The Smiths (1984)

La copertina è il crop di un frame del film Flesh (1968), diretto da Paul Morrissey e prodotto da Andy Warhol, che al tempo contribuì poco alla realizzazione perché convalescente dopo aver subito l’attentato in cui l’attrice Valerie Solanas gli sparò tre colpi di pistola nel suo studio. L’attore in copertina è Joe Dallesandro, icona del cinema indipendente di Warhol e della Factory nonché il modello della celebre copertina di “Sticky Fingers” dei Rolling Stones. Flesh, primo di una trilogia, era la risposta di Warhol a John Schlesinger, che all’epoca era impegnato nelle riprese di Midnight Cowboy a New York.

 

2. The Smiths – Hatful Of Hollow (1984)

Immagine #2: Illustrazione di Jean Cocteau dell’edizione del 1930. Artists Rights Society (ARS), New York/ADAGP, Paris

Questa copertina è una foto ritagliata da Liberation (numero di luglio 1983). In un articolo su Jean Cocteau era presente questa foto scattata da Gilles Decroix a Fabrice Collette, un fan con un tatuaggio sulla spalla basato sui disegni di Le Livre Blanc (Il libro bianco). In questo libro pubblicato anonimamente nel 1927, Cocteau ripercorre e medita in maniera a tratti poetica a tratti cruda sul desiderio, sulla sua omosessualità, sui turbamenti infantili e sulla ricerca della propria identità.

3. The Smiths – Meat Is Murder (1985)

La foto (21 settembre 1967) è un ritratto del caporale dei marine Michael Wynn a Da Nang, nel Vietnam del Sud. L’immagine è stata utilizzata anche per il film In The Year Of The Pig (1968) del regista Emile de Antonio, uno dei primi documentari che criticavano il coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam. Morrissey e il designer Caryn Gough hanno cambiato lo slogan sull’elmo del soldato per riflettere il titolo dell’album e le tematiche di molte delle canzoni che fanno riferimento alla violenza dei mattatoi e a quella più implicita e psicologica di istituzioni come famiglia e scuola. L’immagine è stata ripetuta quattro volte, richiamando così le serigrafie di Andy Warhol.

 

4. The Smiths – The Queen Is Dead (1986)

In copertina Alain Delon in un frame del film del 1964 “L’Insoumis” (Il ribelle di Algeri). La title-track dell’album, invece, inizia con Take me Back To Dear Old Blighty, campionata da The L Shaped Room del 1962, un film capolavoro della cosiddetta Kitchen Sink Realism” aka “Kitchen Sink Drama”. Questa corrente cinematografica della British New Wave si focalizzava sulla quotidianità e sulle difficoltà della working class.

 

5. The Smiths – Louder Than Bombs (1987)

In copertina una foto di Shelagh Delaney, autrice di A Taste Of Honey(1958). L’opera teatrale, scritta da Shelagh a soli 19 anni è una controversa esplorazione della sessualità, del razzismo e del degrado socioeconomico.

 

6. This Charming Man (1983)

Immagine di Jean Marais dal film Orphee (1949) di Jean Cocteau, rivisitazione del mito classico di Orfeo e Euridice.

 

7. The Boy With The Thorn In His Side (1985)

In copertina lo scrittore Truman Capote, fotografato da Cecil Beaton nel 1949.

 

8. Sheila Take a Bow (1987)

La star in copertina è Candy Darling, attrice transgender che recitò nei film di Andy Warhol e ispirò anche la band The Velvet Underground diventando infatti la musa della loro canzone “Candy Says”.

 

9. William it was really nothing (novembre 1987 reissue)

La nuova copertina con l’attrice Billie Whitelaw è un frame del film Charlie Bubbles (1967) diretto da Albert Finney e sceneggiato da Shelagh Delaney.

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