
Battezzato “Refresh and Reveal” The Cal 2025 abbandona le atmosfere più evocative delle passate edizioni, e torna a tuffarsi sul tema erotico glamour, ricerca la sensualità, quella che per anni ha guidato gli scatti dei fotografi che si sono succeduti. Quest’anno dietro la macchina fotografica c’era Ethan James Green, chiamato a immortalare 12 protagonisti del mondo dello spettacolo, tra i quali Green stesso.
Un ritorno al passato che però è un grosso rischio e crea qualche perplessità, rievocare le immagini dagli anni 80 al 2000 vuol dire riportare alla memoria le straordinarie immagini di colossi come Avedon, Herb Ritts, Lindbergh, Weber, Testino, e il confronto fa un po’ male. Se davvero si fosse cercato di tornare al quel glamour ma con un pizzico di modernità allora forse era necessario cercare un altro tipo di autore, questo Ethan Green, perdonatemi, ma non regge il passo neanche di un centimetro.
I personaggi che compaiono nel Calendario Pirelli 2025 sono le attrici inglesi Simone Ashley e Jodie Turner-Smith, l’attore inglese John Boyega, l’attore francese Vincent Cassel, l’attrice e attivista statunitense Hunter Schafer, l’ex modella e scrittice indiana Padma Lakshmi, la cantante italiana Elodie, l’attrice sud coreana Hoyeon, l’artista americana Martine Gutierrez e le modelle americane Connie Fleming e Jenny Shimizu.
Un totale di 24 foto, 2 per ciascun protagonista, una in bianco e nero l’altra a colori, scattate tra maggio e giugno 2024 all’Historic Virginia Key Beach Park di Miami.

Riguardo le immagini e rileggo la presentazione. Continua la mia perplessità.
E’ comprensibile cercare un rientro, diciamo morbido, dopo lo stop del 2021, e poi il rock di Bryan Adams nel 2022, poi le muse di Emma Summerton nel 2023 e infine le visioni coloratissime di Prince Gyasi nel 2024. Ed ecco che per il 2025 il mitico Calendario Pirelli torna alle sue origini: il nudo. Oddio, nudo non proprio, anche qui c’è una sorta di tentativo vedo non vedo che però si perde nella banalità della posa, della situazione spiaggia e studio, resta un né carne né pesce, un sospeso che non dice dove si voleva davvero andare.
A leggere le intenzioni dei creativi della Pirelli si evince che i tagli dati vogliono “allinearsi ad una prospettiva di apertura e aggiornare il concetto corrente di bellezza dando spazio a corpi trans e fluidi (eppure a guardarli i soggetti rientrano tutti in un quadro di evidente bellezza canonica) e celebrare il corpo in nuovi modi che riflettono il presente”. Stando all’artista, che come da abitudine degli ultimi anni ha partecipato personalmente al calendario, questa raccolta di fotografie vuole tornare sì alla nudità, ma intenderla “come un modo per cogliere la reale essenza di qualcuno”.
La mia titubanza resta immutata, proprio non capisco se non ha voluto osare o se non c’è proprio riuscito. Manca qualcosa ed è evidente in ogni pagina che guardi, in ogni immagine che scorre.
Andiamo a googolare il nome di questo fotografo, già sentito per carità, ma non così tanto da restarmi in testa.

Si chiama Ethan James Green, 34 anni e arriva da New York, ha un passato da fotomodello. Nasce nella piccola cittadina di Grand Rapids, nel profondo Michigan, ma non ci resta a lungo. Appena 17enne firma un contratto con la Ford Models e si trasferisce a New York. Lo sguardo di ghiaccio lo rende perfetto per stare davanti all’obiettivo, ma lui ha sempre preferito stare dietro la fotocamera. Così, tra una sfilata e l’altra, per pagare l’affitto, fa da assistente al celebre fotografo David Armstrong. Inseguendo un suo progetto personale inizia a fotografare Cosa fotografare i suoi amici, i collaboratori, le aspirazioni e le istanze della comunità queer. Le foto si trasformano in un libro, “Young New York” , ed è stato un buon successo di critica e pubblico. Lavora per i più importanti magazine del mondo e ha realizzato immagini per i fashion brand più celebri. Quindi non si può dire che non si sia meritato la chiamata della Pirelli, così giovane e già cosi apprezzato.

Resta un “però”. The Cal non è un libro di immagini del mondo reale, non è un fashion editorial, è qualcosa di diverso, non basta essere dei bravi professionisti ci vuole carattere, ci vuole identità forte, fortissima, ci vuole carisma nelle idee e spettacolarità nell’esecuzione, che sia un fondale grigio neutro o il mare delle Bahamas, che si facciano posare modelle ultra top o famosi attori, non importa, quello che deve brillare è l’autorialità, quella traccia, quel segno che ti contraddistingue, quel lampo che avevano i sopra citati magnifici indimenticabili artisti della fotografia, Avedon & C.
Mi spiace dirlo ma queste immagini non reggono il mito del The Cal, non c’è novità e non c’è omaggio al passato, c’è solo un buon esercizio tecnico e dei bei personaggi.
Punto.
“Ci teniamo molto, è identitario della nostra immagine e parte di un progetto culturale più grande come l’Hangar Bicocca in cui facciamo mostre. Questo 2025 si presenta nudo e sensuale ma non vogliamo dare messaggi. Dietro c’è la assoluta libertà dell’artista”. (Marco Tronchetti Provera – vicepresidente esecutivo di Pirelli)
https://pirellicalendar.pirelli.com/it-it/home
Altri articoli di questo autore
Helga Stentzel – Fotografia surrealista domestica
Reuben Wu – La fotografia è un verso di una poesia dimenticata
WEEGEE – Il crimine diventa Arte
Terry O’Neill – Al posto giusto nel momento giusto
IMMAGINI E SEGNI: ITALIA, 1969-89 – PRATICHE DI MEMORIA
Lara Zankoul – Sopra o sotto?
David Yarrow – Storie di un pianeta che abbiamo la fortuna di chiamare casa
BAND AID e LIVE AID – Due cose bellissime che non servirono a nulla
JEANLOUP SIEFF – L’eleganza immortale

Fotografo ritrattista. Venti anni di esperienza nella fotografia di “people” spaziando dal ritratto per celebrity, beauty, adv e mantenendo sempre uno sguardo al reportage sociale.
Ha coordinato il dipartimento di fotografia dell’Istituto Europeo di Design ed è docente di Educazione al linguaggio fotografico presso la Raffles School, Università di design di Milano.
Il suo portfolio comprende lavori autoriali e commerciali per FIAT, Iveco, Lavazza, Chicco, Oréal e la pubblicazione di quattro libri fotografici: “Ecce Femina” (2000), “99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 it/Universiadi 2007”.
Ha curato l’immagine per vari personaggi dello spettacolo, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto, Fernanda Lessa, Antonella Elia, Neja, Eiffel65, Marco Berry, Levante …
Negli ultimi anni ha spostato la sua creatività anche alle riprese video, sia come regista che come direttore della fotografia, uno dei suoi lavori più premiati è il videoclip “Alfonso” della cantautrice Levante (oltre otto milioni di visualizzazioni).
Ha diretto il dipartimento di fotografia dello IED di Torino ed è docente di “Educazione al linguaggio fotografico” presso la RM Moda e design di Milano.
Paolo Ranzani è referente artistico 4k in merito al progetto “TORINO MOSAICO” del collettivo “DeadPhotoWorking”, progetto scelto per inaugurare “Luci d’Artista” a Torino.
E’ stato nominato da Giovanni Gastel presidente AFIP Torino.
Nel 2019 il lavoro fotografico sul teatro in carcere è stato ospite di Matera Capitale della Cultura.
Pubblicati e mostre:
“Ecce Femina” (2000),
“99 per Amnesty” (2003),
“La Soglia. Vita, carcere e teatro” (premio reportage Orvieto Prof. Photography Awards 2005),
“Go 4 you/Universiadi 2007” ,
Premio 2005 per il ciack award fotografo di scena
Premio 2007 fotografia creativa TAU VISUAL
Premio 2009 come miglior fotografo creativo editoriale
Ideatore e organizzatore del concorso fotografico internazionale OPEN PICS per il Salone del Libro di Torino – 2004
Dal 2017 scrive “Ap/Punti di vista” una rubrica bimestrale di fotografia sul magazine Torinerò.
No comment yet, add your voice below!