fbpx Skip to content

Sulla fotografia di resistenza dei ghetti L’antisemitismo, i carnefici di Hitler e gli anarchici nei forni (parte sesta)

di Pino Bertelli

Sulla resistenza ebraica nei ghetti.

La fotografia criminale nazista ha figurato un cumulo di convinzioni e di desideri, anche… una concatenazione di sofferenze senza pretesti di pietà… il trionfo del disprezzo in cambio del compiacimento contro le vittime… di là dall’uso sistematico delle camere a gas e forni crematori, i carnefici usavano, indifferentemente, fucili e fotocamere… a volta anche con una geometria estetica ragionata… una vocazione municipale dell’assassinio appresa, si vede, da un costume, tutto germanico, d’annientare le radici dell’anima ebraica, in particolare modo… le immagini prese dai nazisti sono gravide di crudeltà fastose… visioni marcite nel delirio e che si disfano nella noia della ripetizione… senza una minima decenza intellettuale gli aguzzini-fotografi mostravano un sottoprodotto della loro variegata imbecillità… non si dispensavano persino di sorridere quando sparavano a un bambino in testa e poi lo gettavano nelle  fosse comuni in bella luce per la fotografia… la fotografia criminale nazista va dissepolta dal cimitero delle definizioni e inchiodata al disgusto che ne traccia traccia l’abominio! Ogni dispotismo si converte in religione e prende lezioni di odio e corruzione, par santificare l’operato delle sue crudeltà.

I fotografi nazisti tedeschi che si sono distinti nella selezione, catalogazione e identificazione dei giudei adatti a lavorare o ad essere infornati o colti nella miseria della loro quotidianità o nella documentazione di esperimenti ed efferatezze sui corpi di disabili, malati o folli… e molti nemmeno hanno pagato per le loro complicità col regime nazista… dono detestabili quanto i tiranni e sono da lasciare nel disprezzo: — Walter Bernhard, Ernst Hofmann, Friedrich Franz Bauer, Franz Wolf, Franz Rum, Franz Suchomel, Walter Frent — … per fare qualche nome… erano rigidi camerati delle SS, funzionari o esperti in fotografie di eutanasia forzata… eseguivano il loro lavoro con la freddezza maniacale del collezionista di coleotteri… le loro immagini sono ordinate e impalpabili al medesimo tempo… lasciano trasparire però la partecipazione al delitto… una sorta di promemoria dove i fotografati sono il frutto di glorie equivoche quanto verosimili… facchini dell’immaginario gerarchico dell’omicidio, approssimativi nella forma, scelgono i contenuti nella livellazione della criminalità! In genere i probi vanno sottobraccio alle dittature… in mancanza di una forca da erigere, impugnano la macchina fotografica… “il talento non è trasmissibile, la stupidità sì (…) L’Utopia è la memoria del futuro” , diceva la mia cara amica partigiana Gianna Ciao Pointer (42)… la riconoscenza per le umane creature perseguitate si rivela fuori da ogni ufficialità, specie se si dichiara “civile”… i dolori, patimenti, soprusi nei campi di sterminio hanno denudato l’esecrazione nazista, affinché noi tutti avessimo il diritto d’essere liberi!

42 Gianna Ciao Pointer, Pro Memoria, Politecnico di Torino, 1998

Quando ci capita di leggere dettati d’attualità sulla miseria nel mondo, come quelli espressi dalle Sig.re, Frida Giannini, Natalia Aspesi e Daniela Hamaui in la bellezza ci salverà (43) cioè che l’istruzione, la salute e la giustizia passano per i direttori creativi della moda, del merchandising di aziende sensibili alla scolarizzazione dei bambini orfani in Africa o del Made in Italy delle minigonne nelle metropolitane cinesi… i milioni di dollari mandati nel paesi sottosviluppati esposti in diretta televisiva mondiale — e quanto di questa montagna di soldi arriva effettivamente agli impoveriti dalle medesime nazioni che l’impoveriscono —… che la scelta di un vestito di Gucci aspira ad essere qualcosa d’altro di una “marchetta” ben pagata e un bene di “lusso” fa la rivoluzione… anche se ce di mezzo l’Unicef Woman of Compassion Award… e considerando il lodevole lavoro in sostegno a donne e bambini ai quattro angoli della Terra… crediamo che non saranno mai una linea di abbigliamento-donna Fendi o una linea di pelletteria Dolce&Gabbana o le attenzioni dei manager (rivolte ai singoli mercati) dei brend di giacche, camicie, mutande e pantofole griffate… che possano rovesciare le disuguagliane e rivendicare i diritti civili… in questo senso, le dolci puttane di strada ci sembrano più vere, almeno sanno dare un po’ di bellezza senza chiedere in cambio nulla se non frammenti di felicità condivisa!

43 Frida Giannini, Natalia Aspesi e Daniela Hamaui, La bellezza ci salverà, La Repubblica delle idee, 2013 

Bertrand Russell sosteneva (non proprio così, forse) che i numeri del possesso sono una finzione logica… una sottigliezza squisita che si dovrebbe scontare in galera, perché il denaro è un numero o un prodotto che educa alla mediocrità, al successo e al potere. L’aveva capito anche Ludwig Wittgenstein… rifiutò l’eredità familiare, andò a vagabondare all’università di Cambridge per approfondire le sue ricerche filosofiche e fece l’insegnante nelle scuole elementari di Schneeberg e Semmering, nella bassa Austria… quando muore lascia un trattato di filosofia/etica dell’umano rovesciato senza pari (44), e non l’hanno fatto nemmeno santo! Sarà stato forse per la sua tenera intimità omosessuale! Se durante la seconda guerra mondiale non avesse lavorato al Guy’s Hospital di Londra, i seguaci di Hitler l’avrebbero destinato a un lager con la stella rosa appuntata sul vestito a righe! Ancora una volta ho dirottato… forse è per questa abitudine a scivolare oltre la pagina e nell’autobiografia, che mi fa sentire più disarmato davanti alla corruzione di un prete, un avvocato o un politico che di fronte a un assassino!

44 Ludwig Wittgenstein, Tractatus Logico-Philosophicus, Einaudi, 1989 

 Nella cordata di testimoni dell’Olocausto che hanno fotografato nei campi, nei ghetti o nelle stazioni dove arrivavano i treni dei deportati o subito dopo la liberazione, almeno i più certificati… possiamo menzionare — Georges Angéli (francese), Arie “Prinz” Ben-Menachen (po- lacco), Henryk Bojm (polacco), Rudolf Cisar (cecoslovacco), Walter Genewein (austriaco), Willy Georg (operatore radio dell’esercito tedesco), Hans-Joachim Gerke (soldato tedesco), Bronislaw Jureczek (polacco), Max Kirnberger, Clarl Strott (Oberscharfurer nelle SS), Gian- franco Uccelli (italiano), Martin Wilson, Marie ClaudeVaillant Coutirier, Eric Scwab, Max Tauber, Henryk Ross (polacco), Mendel Grossman (polacco), Jerzy Tomaszewski (polacco) —… le loro immagini “spontanee”, “occasionali” o “rubate”, direbbe Ando Gilardi, fanno parte della documentazione sull’Olocausto che possiamo vedere in film, documentari, libri, mostre, musei sulla Shoah… non tutti furono complici degli aguzzini nazisti… non tutti si resero bene conto che stavano testimoniando una tragedia d’immensa portata che un regime commetteva contro il popolo ebraico, principalmente… ci furono alcuni, come Henryk Ross, Mendel Grossman, Joe J. Heydecker, Francisco Boix o Wilhelm Brasse… che ne hanno figurato la crudeltà innominabile in una cartografia della sofferenza che inchioda il fanatismo nazista alla sbarra della storia… quando la fotografia si avvicina al dolore di lacrime secolari è superiore sia alle lacrime che alla fotografia! C’è chi immagina di fondare il proprio avvenire sui campi di sterminio e chi sa già di costruire sulla Resistenza, anche in armi, la comunità che viene.

Sulle varie forme di resistenza ebraica contro le politiche di oppressione e del genocidio nazista, sia all’interno del Reich che in tutta l’Europa occupata, non si è mai parlato abbastanza, anzi, talvolta storici e critici hanno sorvolato o neppure considerato a fondo il valore della lotta partigiana degli ebrei contro la strapotenza del nazionalsocialismo… la resistenza armata degli ebrei è stata una vigorosa quanto disperata azione di reazione al regime che prese corpo in centinaia di ghetti… migliaia di giovani ebrei insorsero contro i nazisti e la maggior parte furono uccisi. La resistenza armata ebraica, quella silente, spirituale, clandestina, culturale, che ha operato dentro e fuori dei ghetti, registra atti di grande eroicità e i gruppi di autodifesa affrontarono la supremazia dell’esercito tedesco sapendo di andare incontro a una morte spietata.

In molti dei paesi direttamente occupati dai Nazisti, o in quelli loro alleati, la resistenza Ebraica si concentrò sugli aiuti e sulle azioni di salvataggio. “Nel 1944, le autorità ebraiche in Palestina inviarono in Ungheria e in Slovacchia paracadutisti clandestini come Hannah Szenes, perché aiutassero in tutti i modi possibili gli Ebrei che vivevano in clandestinità. In Francia, vari elementi del movimento clandestino ebraico si unirono per formare diversi gruppi di resistenza, come l’Esercito Ebraico (Armée Juive) che operava nel sud del paese. Molti Ebrei combatterono nei movimenti di resistenza nazionali in Belgio, Francia, Italia, Polonia, Yugoslavia, Grecia e Slovacchia.

Gli Ebrei nei ghetti e nei campi di concentramento risposero all’oppressione nazista anche con varie forme di resistenza spirituale. Essi tentarono consapevolmente, in diversi modi, di preservare la Storia e la vita comunitaria del popolo ebraico, opponendosi agli sforzi nazisti di sradicare gli Ebrei da ogni umana memoria. Queste attività inclusero la creazione di istituti culturali ebraici clandestini; la continuazione in segreto dell’osservanza di feste e riti religiosi; la creazione di un sistema d’istruzione clandestino; la pubblicazione di giornali anch’essi clandestini; la raccolta e la salvaguardia di documenti importanti, come nel caso dell’archivio di Oneg Shabbat a Varsavia, che avrebbe poi raccontato la storia degli Ebrei del ghetto distrutto nel 1943” (45). La storia del nazionalsocialismo ha creato una nuova specie di esseri umani… quelli deportati nei campi di sterminio e quelli sopravvissuti alla dimenticanza… gli umiliati e gli offesi… degradati a numeri marchiati sulla pelle, costretti a cucire sul petto stelle gialle come simbolo del destino ebraico da cancellare.

45 La resistenza ebraica, https://encyclopedia.ushmm.org 

Bambini in attesa della camera a gas...

Il popolo ebraico però non è stato inerme, come sovente è stato scritto, ma ha cercato di opporsi alla sua distruzione: il solo fatto di rimanere in vita, di sopravvivere significava non abbattersi, non lasciarsi andare totalmente all’opera di annientamento psicologico, oltre che fisico pianificata e attuata dai nazisti (46). La solidarietà ebraica c’è stata… e la ribellione anche… le comunità ebraiche organizzate si sono prese il diritto di agire per impedire di essere ridotte in catene e annullate, dissolte nei forni, si sono battute contro i demoni del male nazista e attraverso atti di azione diretta, politica, si sono schierate contro il crimine della schiavitù e trasformato il dissenso in resistenza.

46 Daniele Susini, La Resistenza ebraica in Europa (Storie e percorsi) 1939-1945, Donzelli, 2021 

Le rivolte nei ghetti di Varsavia, Treblinka, Sobibór, Auschwitz, Minsk, Riga, Bialystok, Vil- nius… contrastarono la geografia della fame e della ferocia nazista e costituiscono, per così dire, il controcanto al mito della passività ebraica… denunciano anche l’atteggiamento d’indifferenza delle popolazioni europee che collaboravano attivamente alla cancellazione dell’ebraismo. Occorre dire inoltre che il contributo degli ebrei alla lotta partigiana in Italia non fu marginale e furono quasi duemila a far parte delle Brigate partigiane… tra gli antifascisti e partigiani ebrei ricordiamo i fratelli Rosselli a Eugenio Colorni (ammazzati dai fascisti), Primo Levi, Emanuele Artom (ucciso dai nazisti), Elio Toaff, Leo Valiani, Emilio Sereni… e sono testimonianze importanti nella storia dell’antifascismo e della Repubblica italiana nata dalla resistenza.

Ci piace ricordare qui la Brigata Bielski, una formazione partigiana ebrea che operava nei boschi della Bielorussia, organizzata dai fratelli Tuvia, Assael e Zus Bielski… agricoltori ebrei bielorussi… dopo che i tedeschi trucidarono i loro genitori e la popolazione dei villaggi della regione… Tuvia, ex-soldato polacco, si procura le armi con colpi di mano nelle caserme tedesche e dalle formazioni partigiane sovietiche, e inizia una guerriglia ai fianchi dei nazisti, fino a liberare centinaia di prigionieri dai ghetti e campi di sterminio, ed è stata considerata “la più massiccia operazione di salvataggio mai compiuta da ebrei verso gli ebrei”(47). Nel 1941 la Brigata Bielski si compone di 30 persone, nel 1942 sono 200, nel 1943, 700, nel 1944, al momento della liberazione, oltre1200 (insieme ai combattenti ci sono anziani, donne, bam- bini). Intorno alla Brigata Bielski nasce un piccolo stato libero con scuola, sinagoga, ospedale, laboratori di selle, cinture, scarpe, istituirono anche una prigione e un tribunale, nascosto nella paludosa foresta di Nalibocki.

47 Nechama Tec, Defiance, Gli ebrei che sfidarono Hitler, Sperling & Kupfer, 2009 

 Il film di Edward Zwick, Defiance – I giorni del coraggio (2008), in qualche modo, ne ripercorre le gesta. Il lavoro di Zwick è onesto e anche se non sono poche le inaccuratezze storiche, restituisce appieno l’atmosfera sociale e insurrezionale della brigata. Qui la maschera inespressiva di Daniel Craig, funziona, ma sono Liev Schreiber e Jamie Bell che si prendono la scena e conferiscono all’intero film una veridicità da ricordare. L’impalcatura filmica risente della narrazione patinata di Hollywood, della quale il regista ne rappresenta la spettacolarizzazione, specie in film come Vento di passioni (film 1994), L’ultimo samurai (2003) o Jack Reacher – Punto di non ritorno (2016). Tuttavia si percepisce la disobbedienza rivoluzionaria che incarnava i sogni di libertà della comunità ebraica.

Anche il film televisivo, I Fratelli Bielski: Gerusalemme nei boschi (2006) di Dean Ward, non restituisce appieno le vicende sociali e insurrezionali della Brigata Bielski… qui come nel film di Zwick, tutto è troppo oleografico, descrittivo, emulativo per essere coinvolti al fondo nella significanza radicale della resistenza ebraica. Gli avvoltoi del disprezzo nazista sono troppo artificiati e i partigiani abbastanza approssimativi. Quando Socrate dice che “è meglio subire un sopruso, anziché operarlo”, dice una cavolata. La mostruosa ingiustizia nazista non poteva essere contrastata con le parole ma col piombo! La lotta armata è efficiente se praticata da persone che difendono la propria libertà in concerto col popolo che ne sostiene le ragioni. L’essenza della comunità, la riconquista della dignità, il diritto di difendere la propria terra e la propria vita di fronte all’odio nazista e all’acosmia (mancanza di mondo), dei partigiani ebraici dei boschi della Bielorussia, restano l’interrogazione più radicale contro tutti i totalitarismi e la ricostruzione della propria identità di popolo ebraico.

Le donne nella Resistenza...

Altri articoli di questo autore

Condividi

No comment yet, add your voice below!


Add a Comment

Vuoi accedere agli eventi riservati?

Abbonati a soli 15€ per 365 giorni e ottieni più di ciò che immagini!

Se invece sei già iscritto ed hai la password, accedi da qui

Dimmi chi sei e ti dirò che workshop fa per te

Non è facile trovare un buon educatore!
Appartengo ad una generazione che ha dovuto adattarsi alla scarsa offerta dei tempi. Ho avuto un solo tutor, a cui ancora oggi devo molto. Brevi, fugaci ma intensi incontri in cui il sottoscritto, da solo con lui, cercava di prendere nota anche dei respiri e trarre insegnamento da ogni singola parola.
A causa di questa carenza io e i miei coetanei ci siamo dovuti spesso costruire una visione complementare come autori, designers, critici ed insegnanti e questo ci ha aiutato a costruire qualcosa di fondamentale e duraturo.
Per questo motivo con Cine Sud che vanta un’esperienza di oltre 40 anni nel settore della formazione, abbiamo pensato alla possibilità di offrire dei corsi “one to one”, costruiti sulla base delle esigenze individuali e in campi disparati, che vanno dalla tecnica alla ricerca di nuovi linguaggi in fotografia.
Dei corsi molto vicini a quelli che avremmo voluto avere nel passato, se ce ne fosse stata offerta l’opportunità e la parola opportunità non va sottovalutata, perché ha un peso e una sua valenza e non è spesso scontata.
Ognuno sarà libero di scegliere, sulla base dei nostri consigli, un autore o un tecnico, tra quelli offerti come docenti, e intraprendere un corso che gli offra quello di cui realmente ha bisogno e, eventualmente, ripetere questa esperienza in futuro.
Come quando si va da un eccellente sarto a scegliere con cura un vestito, adattandolo perfettamente al corpo, vogliamo fornirvi il corso che meglio si adatta alle vostre, singole e personali esigenze.
Niente nasce dal caso e per poter essere all’altezza di questo compito e potervi fornire un’offerta diversificata e soddisfacente, abbiamo pensato di sottoporvi un questionario tra il serio e lo scherzoso a cui vi preghiamo di rispondere.
Aiutateci a capire le vostre reali esigenze e chi abbiamo difronte, non ve ne pentirete.
Massimo Mastrorillo

Dimmi chi sei e ti dirò che workshop fa per te

Approfondiamo ! per i più intrepidi
X