“Auschwitz ha mutato radicalmente la nostra visione delle cose.
Non tanto perché un tale livello di crudeltà era prima impensabile.
Lo è stata la quasi totale indifferenza del popolo tedesco,
nonché degli alleati, che hanno permesso Auschwitz.
Questa indifferenza continua a sfidare ogni nozione di umanità anteriore”.
Edmond Jabès

Erich Mühsam e gli anarchici nei forni.
Gli anarchici non archiviano! Né dimenticano! Dopo l’incendio del Reichstag (27 febbraio 1933), il poeta/filosofo anarchico Erich Mühsam, di origine ebraica, viene catturato (29 febbraio 1933) e rinchiuso in varie carceri e infine assassinato il 9 luglio 1934 nel campo di concentramento Oranienburg. Qui Mühsam patisce sofferenze indicibili… gli furono rotti i denti a colpi di moschetto, spezzati i pollici per impedirgli di scrivere e sottoposto ad atroci sevizie fisiche e psicologiche, ma invece di cantare l’Horst-Wessel-Lied (l’inno dello squadrismo hitleriano) insieme agli altri detenuti, imposto dai secondini, intonava l’Internazionale. Sembra che Göbbels abbia detto: « Quella carogna giudaica e rossa doveva crepare ». La sera del 9 luglio le SS in servizio al campo dissero al condannato: « Entro domani all’alba vi dovete impiccare. Se non eseguite voi l’ordine, sbrigheremo noi la faccenda ». La mattina dopo Mühsam fu trovato impiccato nelle latrine, alte fonti dicono nella sua cella. Uccidono soltanto l’uomo non il suo pensiero, il suo insegnamento, la sua voce anarchica che si è ormai diffusa nelle menti più alte del suo tempo.1.616 × 2.552
Mühsam nasce a Berlino nel 1878 da una famiglia ebrea benestante… trascorre l’infanzia a Lubecca dove il padre ha aperto una farmacia… nel 1900 si stabilisce a Berlino, conosce Gustav Landauer, anarchico e pensatore, che gli sarà maestro, compagno, amico per sempre. Landauer è autore di un libretto esplosivo, La rivoluzione, dove scrive: “Gli uomini sono legati l’uno all’altro sempre e soltanto da una follia, che sempre soltanto la follia ha organizzato gli individui in totalità o forme superiori di organizzazione… Non dovrebbe esser più permesso a un uomo onesto di parlare di storia universale se egli intende soltanto i miseri resti delle storie, a noi note, dei popoli… ci riserviamo il diritto di difenderci contro ogni follia con armi o col riso, perché nessuna ci soggioghi”. Landauer, ricordiamolo, ebbe parte attiva nella costituzione della Repubblica Weimar (1918-1919) e all’esperimento della Repubblica dei Consigli di Baviera (1919)… per questo fu incarcerato e lapidato il 1° maggio 1919 dai Freikorps (milizie volontarie assoldate dal governo di Friedrich Ebert per la repressione della Rivoluzione di novembre, la Lega Spartachista e la Repubblica Bavarese dei Consigli). Esercito e Freikorps, inoltre, agli ordini del Primo Ministro della Difesa, Gustav Noske, torturarono e uccisero i maggiori esponenti della Lega Spartachista, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg. Quando la verità è un ostinato grido di libertà, i sorci della violenza protetta escono fuori dalle fogne.
L’agitatore anarchico Mühsam, collabora a riviste culturali e politiche con scritti infuocati contro la chiesa, la morale borghese, la liberazione della donna, i tabù sessuali, il militarismo e il nazionalismo… scrive poesie e saggi a favore dell’omosessualità… individuava nel proletariato più avanzato, « l’avanguardia d’una società migliore, sotto ogni aspetto più libera e bella » (Erich Mühsam). I primi anni del ‘900 Mühsam è un giornalista seguito e incita all’azione e alla rivolta le classi delle periferie… diffonde volantini che evocano lo sciopero generale e viene multato per oltraggio alla polizia, poi incriminato per la partecipazione a un (presunto) atto di sabotaggio del gruppo “Tat” e imprigionato per alcuni mesi. Gli organi di stampa e case editrici rifiutano i suoi lavori… allo scoppio della prima guerra mondiale sostiene l’obiezione di coscienza e la diserzione… sabotare la guerra con la rivoluzione.
Mühsam, il bohémien anarchico, viaggia in Italia, Francia, Austria, Svizzera… conosce Frank Wedekind, Karl Kraus, Peter Altenberg, Johannes Nohl, Thomas Mann… si esibisce nei cabaret, fonda riviste interamente scritte da lui, frequenta i caffè letterari più esclusivi, club omosessuali… nel Canton Ticino, ad Ascona, aderisce alla “Nuova Comunità” con Landauer, Martin Buber, i fratelli Heinrich e Julius Hart, Herman Hesse, Rafael Friedeberg… lì i bambini ricevono l’educazione più libera possibile, ossia assolutamente nessuna educazione. Al contrario di ciò che diceva Goethe (ma forse Mühsam non cita la traduzione giusta) — “Dove c’è uguaglianza, non può esistere libertà”) —, ad Ascona, anche se per breve tempo, si è mostrato che proprio in una comunità di eguali e attraverso l’associazione volontaria che non governa ma amministra le cose, Bakunin, diceva, può esistere libertà.
Il cospiratore anarchico Mühsam partecipa a scioperi, promuove iniziative di non collaborazione con i guerrafondai, la militarizzazione del proletariato, esalta “la collettivizzazione dell’economia”, dopo l’abbattimento dello Stato… viene condannato a quindici anni e ne sconta quasi sei (grazie a un’amnistia)… in carcere cerca di coniugare l’organizzazione rivoluzionaria di Lenin con la rivoluzione del desiderio di Bakunin… non era facile, forse impossibile… non gli mancarono critiche feroci… la lode in morte di Lenin (21 febbraio 1924) ci appare piuttosto generosa e forse Lenin non la meritava (visto che già nel 1918 sono apparsi i campi di concentramento in Russia). L’avvicinamento al KPD (Partito Comunista di Germania) dura poco, sei mesi e ne esce sdegnato.
Nel 1920, in Anarchismo e rivoluzione, Mühsam, in contrapposizione al 2°Congresso di Mosca dell’Internazionale Comunista (che aveva già sbattuto nelle carceri sovietiche sindacalisti, federalisti e antiautoritari), scrive: « Il rifiuto degli anarchici della dittatura proletaria viene sempre motivato col motivo che anch’essa si presenta nella forma della dittatura di poche persone o di una singola persona… A Mosca però vogliono usare “Proletari di tutto il mondo unitevi” per la dittatura del partito invece della dittatura dei Consigli ». Noi siamo inclini tuttavia a pensare che non ci possano essere dittature buone… tantomeno quella del proletariato o dei Consigli… la demolizione degli Stati può e deve essere fatta, e i modi possono essere molti, anche quelli con le armi… ma il fine dell’uomo in rivolta non deve essere mai la dittatura di pochi sui molti… la ricerca della felicità degli uomini passa attraverso la soppressioni degli Stati, l’abolizione delle frontiere e il raggiungimento di un parlamento dei popoli, una federazione rispettosa delle diversità, dei colori della pelle e delle religioni… un socialismo libertario o un’anarchia positiva, Albert Camus, diceva… che condanna ogni violenza, ogni crimine, ogni assassinio da qualunque parte provenga… uccidere non è mai una buona ragione per vivere insieme.

L’esempio della Comune di Parigi è splendente: i comunardi non alzarono patiboli, non ci furono tribunali rivoluzionari, decapitazioni, processi politici… forse perché gli intellettuali erano assenti, anche i preti, e gli artisti latitanti… gli operai, i contadini, i poveri fecero la rivoluzione non perché mossi da grandi principi, ma nella speranza di una vita migliore. La Comune dura due mesi (18 marzo-28 maggio 1871) e lascia all’umanità un numero incredibile di decisioni rivoluzionarie: “Condono e rinuncia a procedere per gli affitti non pagati; soppressione delle vendite al Monte di Pietà; proroga dei termini per il pagamento dei debiti; concessione di pensioni per feriti, vedove, orfani, guardie nazionali uccise in azione; requisizione di alloggi disabitati; creazione di orfanotrofi; vendita pubblica di prodotti alimentari al prezzo di costo; distribuzione di pasti; istituzione del mandato imperativo; promulgazione del diritto sacrosanto all’insurrezione; proclamazione della Repubblica Universale per realizzare l’abolizione effettiva della schiavitù votata nel 1848; incendio della ghigliottina in piazza Voltaire, abolizione della pena di morte; assegnazione di laboratori abbandonati alle cooperative operai dietro compenso ai proprietari; riduzione dell’orario di lavoro a dieci ore al giorno; direzione dei lavoratori delle fabbriche e nei laboratori; divieto del lavoro notturno per i bambini; parità dei salari tra uomini e donne; creazione di un salario minimo; riconoscimento delle libere unioni; matrimoni per mutuo consenso; gratuità degli atti notarili; separazione tra Stato e Chiesa; denuncia del Concordato; soppressione del finanziamento per il culto; secolarizzazione dei beni del clero; scuola gratuita e laica; laicizzazione degli ospedali; libertà di stampa; riconoscimento dei figli illegittimi; istituzione di un’ispezione nelle prigioni; creazione di scuole professionali… in settantadue giorni non c’è mai stato un tale progresso sociale” (Michel Onfray). La rivoluzione spontanea della Comune fu fatta senza rivolu- zionari di professione, né attivisti fanatici, né partiti politici… ma da gente comune ansiosa di fraternità, solidarietà e giustizia sociale. La Comune libertaria è stata la prima esperienza del vero federalismo e anche l’ultima, e poiché annunciava un divenire di eguaglianza, condivisione, accoglienza… venne soffocata nel sangue. (continua)
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Pino Bertelli è nato in una città-fabbrica della Toscana, tra Il mio corpo ti scalderà e Roma città aperta. Dottore in niente, fotografo di strada, film-maker, critico di cinema e fotografia. I suoi lavori sono affabulati su tematiche della diversità, dell’emarginazione, dell’accoglienza, della migrazione, della libertà, dell’amore dell’uomo per l’uomo come utopia possibile. È uno dei punti centrali della critica radicale neo-situazionista italiana.
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