
“Quartiere” è il titolo semplice ed esplicativo del più recente volume di Gianni Maffi, presentato a Milano in questi giorni. In realtà questo lavoro di Maffi è una ricognizione visiva, attraverso molti decenni, della cittadina di Rozzano, nell’hinterland a Sud di Milano. Maffi, nato a Milano, da molti anni risiede e lavora a Rozzano di cui ha potuto seguire gli sviluppi urbanistici e sociali. Invitato dall’autore a scrivere un testo di presentazione del volume, ripropongo di seguito alcuni brani del mio contributo.
«[…] Fa parte della tradizione storica della fotografia l’idea di dedicare a un territorio ben definito una ricerca fotografica di documentazione, un’idea che diventa ancor più pregnante quando si tratta di un territorio urbanistico come una città o un piccolo centro. Gli esempi in questo campo sono tanti e basti ricordare il lavoro storico realizzato a metà degli anni Cinquanta nel paese di Luzzara da Paul Strand, uno dei padri della fotografia moderna, su invito di Cesare Zavattini originario della cittadina in provincia di Reggio Emilia. Ma, a parte il mitico Un paese di Strand-Zavattini, entrato nella storia della fotografia moderna, soprattutto negli ultimi decenni, sulla scia di un interesse sempre maggiore per il paesaggio e la fotografia antropologico-sociale, si sono moltiplicati i lavori incentrati sul tema della documentazione monografica del territorio e dell’ambiente sociale.»

«E in questo ambito si inserisce una consistente parte del lavoro di ricerca fotografica di Gianni Maffi, fotografo e curatore, che a Rozzano ha vissuto adolescenza e giovinezza e dove, dopo una parentesi milanese di vent’anni, è tornato ad abitare poco più di una decina di anni fa. […] È stato naturale per lui accumulare su questa città nel corso del tempo un consistente archivio di fotografie che adesso vengono organizzate e presentate in un solido progetto editoriale che parte con immagini realizzate alla fine degli anni settanta per giungere fino ai nostri giorni.»
«Realizzate tutte in bianco e nero in uno stile classico di reportage sociale che nulla o poco concede alla spettacolarizzazione, le fotografie di Maffi su Rozzano testimoniano innanzitutto il suo interesse e, perché no, amore, per una cittadina e un territorio in cui sta trascorrendo buona parte della sua vita. L’apparente distacco da antropologo sociale con cui fotografa persone e paesaggi cela, o meglio rivela cercando di celare, la sua pietas, il suo sguardo umanitario verso un mondo che paga lo scotto del suo essere città di margine, periferia della città più ricca, dinamica e progressiva del Paese Italia.»

«Ecco allora che persone e paesaggi sfilano e vengono fermati dal suo obiettivo in un susseguirsi variegato di soggetti e situazioni: in particolare i bambini, i giovani, i vecchi e poi l’assillante ripetitività degli enormi caseggiati popolari, i centri commerciali, i segni distintivi del territorio come la torre delle telecomunicazioni che con la sua altezza domina il paesaggio circostante, visibile da molto lontano per chi proviene dalla città o per chi percorre le autostrade e le strade che congiungono Milano con la bassa padana.»
«[…] Rozzano vive dunque la contraddizione di essere territorio di confine: legato indissolubilmente a Milano e affacciato sui campi e gli ampi spazi della pianura. E questa contraddizione probabilmente si può leggere nella vita e nelle abitudini dei suoi abitanti in cui le generazioni più anziane tendono lo sguardo dei desideri alle aree extraurbane, rurali o collinari, mentre i giovani vedono in Milano il centro dei loro interessi.»


«Tutto questo emerge, a una attenta lettura, dalle fotografie di Maffi: l’abbigliamento dei giovani fotografati che rispecchiano le mode degli anni in cui sono stati ripresi; così come accade per i graffiti sui muri, testimoni di furori politici o di aspirazioni e speranze. Così ancora per i bambini che Maffi coglie nei loro giochi, costretti tra le quinte di cemento dei condomini alti decine di metri. Così come le persone anziane, riprese per strada o nei pressi dei centri commerciali, chiuse in una sorta di decorosa ma malinconica solitudine esistenziale.»
«Il compito primario della fotografia è quello di documentare, senza l’illusione di confondere il realismo della fotografia di reportage con la verità: Maffi è cosciente di queste potenzialità del mezzo fotografico così come dei suoi limiti e per raccontare la realtà della città in cui vive e lavora si è servito di un linguaggio classico coerente con quello dei suoi esordi giovanili e per avvicinare ancor più la sua ricerca fotografica all’idea di testimonianza sociale.»
Gianni Maffi
Quartiere
Testi di Fiorella Imprenti, Stefano Parise, Pio Tarantini
Pagine 156, formato cm 22×22, edizione in 300 copie numerate, impaginazione Massimo&Fiameni Design. Edito in proprio, reperibile presso la libreria Hoepli di Milano, Euro 29,00, https://www.hoepli.it/libro/quartiere/9791280698087.html
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Nato nel 1950 nel Salento, Pio Tarantini ha compiuto studi classici a Lecce e poi Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, dove vive dal 1973. Esponente della fotografia italiana contemporanea in quanto autore e studioso ha realizzato in quasi cinquanta anni un corpus molto ricco di lavori fotografici esposti in molte sedi italiane pubbliche e private.
La sua ricerca di fotografo eclettico si è estesa in diversi ambiti, superando i vecchi schemi dei generi fotografici a partire dal reportage, al paesaggio, al concettuale… Leggi tutto
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